Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile diceva Ennio Flaiano, “MITO” per il grande Sergio Leone, e l’Italia ne conserva una buona tradizione, che fra i vari festival regionali o a spettro poco più ampio, vede la sua massima espressione in quella che è la Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, la 73esima, di cui proprio in questi giorni sono stati annunciati i titoli delle principali pellicole in concorso e fuori concorso.
Sono stati Paolo Beretta, da presidente della Biennale di Venezia, e Alberto Barbera, direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, ad annunciare i primi dettagli relativi all’edizione 2016, che vedono all’interno del Concorso registi come Damien Chazelle,con il suo La La Land, che aprirà il Festival, già regista del premiato Whiplash, fino ad arrivare a Denis Villeneuve, Wim Wenders, Pablo Larrain, Emir Kusturica e Terrence Malick.
I film italiani in concorso pare siano tre, per l’esattezza il documentario visionario, un viaggio all’insegna del senso della vita, Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, Questi giorni di Giuseppe Piccioni e, infine, Piuma di Roan Johnson.
Tra gli italiani non in concorso troviamo invece, primo fra tutti, lo straordinario Paolo Sorrentino, che da special guest presenterà i primi due episodi della serie televisiva The young Pope, che vede al suo interpreti come Jude Law. Ma le sorprese non sono finite, perché sempre fuori concorso troveremo Kim Rossi Stuart, con il suo nuovo film da regista Tommaso.
La selezione 2016 si dimostra così il perfetto connubio tra l’attenzione alla tradizione, con un occhio sempre rivolto alla novità, da cui risultano 19 pellicole tutte da scoprire, dal 31 di agosto al 1 settembre.
Non ci resta che aspettarne l’inizio, nell’attesa della riscoperta di un viaggio che delle volte, in una rappresentazione apparentemente distante da noi, ci fa riscoprire il senso e cogliere nell’immediatezza dell’immagine, ciò che non credevamo fosse possibile.
Perché è questo il cinema.
Di Ilaria Piromalli