Di Clara Campi
Nel 1998 la Liguria era terrorizzata da ben due serial killer: il killer dei treni e il killer delle prostitute.
A maggio, un uomo si presenta dai carabinieri per sporgere denuncia contro un amico a cui aveva venduto la macchina ma che non aveva ancora formalizzato il passaggio di proprietà, questo perché continuavano ad arrivargli multe per caselli non pagati.
Quando la polizia apprende che si tratta di una Mercedes-Benz nera, la stessa macchina del killer delle prostitute, e che i passaggi al casello sono compatibili con l’itinerario del killer dei treni, inizia ad indagare sull’amico dell’uomo: Donato Bilancia, che mostra un’incredibile somiglianza all’identikit fornito da Lorena Castro, ragazza transessuale sopravvissuta per miracolo all’aggressione del killer alcune settimane prima.
Quando Donato Bilancia viene arrestato, si complimenta caldamente con i carabinieri per le loro indagini e confessa tutti gli omicidi a lui attribuiti, aggiungendone anche altri che non sembravano collegati, per un totale di 17 vittime.
La domanda che tutti si ponevano era una soltanto: perché Donato Bilancia è arrivato a uccidere 17 persone?
Bilancia nasce a Potenza nel 1951 ma da bambino la famiglia si trasferisce a Genova.
Da piccolo, fa spesso la pipì a letto e la madre lo deride per questo, parlandone sovente con i vicini di casa e mettendo il materasso in balcone ad asciugare, in piena vista, facendolo imbarazzare terribilmente.
Anche il padre lo prende in giro, non solo per la pipì a letto ma anche per le ridotte dimensioni del pene del ragazzino, arrivando anche ad abbassargli le mutande davanti alle cugine.
Donato cresce pieno di rabbia e insicurezze, al punto di arrivare, in adolescenza, a farsi chiamare Walter, pur di distanziarsi dal suo stesso nome, che lui considera il nome di un “perdente”.
Lui vuole, infatti, essere un vincente e per farlo si dedica al gioco d’azzardo e ai furti in appartamento.
In tutta la sua vita, ha un’unica relazione sentimentale, ma la ragazza lo lascia, spinta dai consigli della cognata di Bilancia, mentre lui si trova in carcere per rapina.
Nel 1987 il suo unico fratello, Michele, si suicida buttandosi sotto ad un treno stringendo tra le braccia il figlioletto di 4 anni, cosa che segna Donato per sempre.
Quando, nel 1997, scopre che il suo caro amico Maurizio Parenti aveva cospirato con Giorgio Centanaro, proprietario di una bisca clandestina, per truffarlo al gioco, qualcosa scatta in Bilancia, che decide di vendicarsi nel modo più estremo: uccide per primo Centanaro, soffocandolo in casa sua, morte che venne ritenuta accidentale fino alla sua confessione, e poi Parenti e sua moglie, stavolta utilizzando una pistola, la stessa che userà anche per tutti i delitti successivi.
A questo punto Donato si rende conto che uccidere lo fa sentire potente, importante e in pieno controllo di sé stesso e della vita altrui, e inizia a cercare pretesti per farlo di nuovo, assassinando inizialmente gioiellieri e cambiavalute con la scusa delle rapine, per poi passare a metronotte e prostitute, fino ad arrivare ad uccidere ragazze nei bagni dei treni.
Risparmia solo una donna, una prostituta che, quando si è resa conto delle intenzioni del Mostro di Genova, si era buttata a terra implorandolo di non rendere orfano suo figlio, di cui gli mostra la foto.
Condannato a tredici ergastoli, non darà mai una spiegazione esaustiva del perché uccidesse, sostenendo di avere una sorta di doppia personalità e di essere quindi soltanto l’esecutore materiale del delitti, ma coglierà ogni possibile occasione per farsi intervistare ed essere, finalmente, al centro dell’attenzione.
Le sue 17 vittime sono un primato che lo rende il più prolifico serial killer moderno italiano, cosa di cui lui è ben consapevole e forse anche orgoglioso.
Muore il 17 dicembre 2020, nel carcere di Padova, per complicazioni legate al covid.