Sanremo 2021. Tra i magnifici outfit di Achille Lauro e i discutibili siparietti di Amadeus, anche quest’anno è finito il festival della canzone italiana che ha visto come vincitori i Måneskin con il brano “Zitti e Buoni”. E come tutti gli anni, le polemiche che hanno avvolto Sanremo non sono mancate. Una delle artiste in gara, Madame, fa coming out come bisessuale. “Io sono bisessuale. Sono attratta sia da uomini che da donne“. La sua dichiarazione è stata sommersa da parecchi commenti non proprio piacevoli, ma purtroppo prevedibili. Sì, perché non è la prima volta che il coming out di una persona bisessuale viene invalidato.
La bifobia è un termine usato per descrivere l’avversione verso la bisessualità e i bisessuali come gruppo sociale o come individui. Persone di qualsiasi orientamento sessuale possono provare tali sentimenti di avversione. Come fonte di discriminazione, la bifobia si basa sugli stereotipi negativi sui bisessuali.
Non si sente spesso parlare di bifobia, probabilmente tra i lettori di questo articolo, ce ne saranno molti che non me avranno mai sentito parlare. La bifobia fa parte di tutte quelle discriminazioni a danni di persone che non si etichettano come cishet, però rispetto ad altre ha una certa peculiarità: spesso viene diffusa dalle stesse persone queer. Siamo abituati a pensare che la discriminazione verso persone queer o non binarie possa partire solo da persone eterosessuali e cisgender, ma non è così. Sotto il post di Gay.it in cui si parlava dell’intervista di Madame era pieno di commenti bifobici nei quali il suo coming out veniva ridicolizzato. Già, non stiamo parlando di pagine come Libero o Provita e Famiglia, ma di un profilo dai cui followers ci si aspetta una certa apertura mentale e un’empatia di base nei confronti delle persone bisessuali.
Qualcuno ha paragonato il coming out di Madame a quello di un’altra artista polisessuale famosissima, Gianna Nannini. “Ma voi ce la vedete Gianna Nannini a fare sesso selvaggio con un uomo?” e perché no? Altri commenti dicevano “È lesbica ma ancora non lo dice“, insomma, tutto fa pensare che in questa società si possa essere solo o lesbica o etero, o ti piace una cosa o quella opposta. Sembra quasi che, nonostante sia stata la stessa Madame a definirsi bisessuale, la gente preferisca continuare a credere ai propri stereotipi piuttosto che ascoltare le parole della diretta interessata.
La bifobia deriva da una visione eteronormativa e binaria della sessualità: esistono il bianco e il nero, l’uomo e la donna, l’etero e l’omo (sebbene le persone omosessuali non godano di chissà quali privilegi nell’eteronormatività, anzi). Ogni cosa che sta nel mezzo, il grigio, ciò che esiste al di fuori del binarismo non viene preso in considerazione, letteralmente non esiste. Orientamenti come la bisessualità (attrazione per il proprio genere più uno o altri generi), la pansessualità (attrazione per la persona a prescindere dal genere, “genderblind”) e la polisessualità (attrazione per più generi ma non tutti) spesso vengono totalmente oscurati dalla logica binaria eteronormativa. E lo stesso vale per tutte le identità non binarie. Molti dei commenti sotto al post dicevano “Madame ha dedicato la sua canzone a una donna quindi come può essere bisessuale?“: ebbene sì, si rimane bisessuali se si ha una relazione con una persona del proprio sesso, o del sesso opposto. Purtroppo la credenza che i bisessuali diventino eterosessuali o omosessuali in base al sesso della persona con cui stanno è molto radicata nella mente delle persone che non riescono a concepire le molteplici sfumature della sessualità. A causa di questa concezione limitata della sessualità e della conseguente invisibilità di determinati orientamenti sessuali, le persone bisessuali (o comunque chiunque si etichetti sotto il termine ombrello della bisessualità) vengono costantemente appellate sulla base di stereotipi e pregiudizi. Uno dei luoghi comuni più famosi sulla bisessualità è l’associazione sia con la confusione che con la promiscuità. Siccome le persone bisessuali “non stanno né di qua né di là“, si crede che siano confuse, o che stiano attraversando una fase, oppure che siano più propense a tradire e che amino fare festini sadomaso a base di orge e ménage a trois (e sicuramente esistono bisessuali promiscui, ma di certo la loro condotta sessuale non dipende dall’orientamento).
E quando la discriminazione proviene dalla stessa comunità LGBT+? Abbiamo detto che spesso anche gli alleati si prendono la briga di discriminare chi sta sulla loro stessa barca. Le stesse persone omosessuali a volte provano un certo astio nei confronti dei bisessuali, tutti gli stereotipi e i luoghi comuni sopracitati vengono interiorizzati tanto dalle persone etero quanto da quelle queer. Anche la cancellazione delle persone bisessuali, come nel caso di Madame sotto il post di Gay.it, può avvenire per mano di persone omosessuali, oltre che etero. In certi casi, i bisessuali non vengono visti come “completamente omosessuali” dal resto della comunità LGBT+, specialmente se sono impegnati in una relazione eterosessuale, e questo li fa apparire come “traditori” del proprio orientamento o persone in grado di sfuggire all’oppressione omofoba. Però non è esattamente così: è vero, le persone bisessuali possono essere più privilegiate o svantaggiate a seconda della loro relazione.
Nessuno mette in dubbio che avere una storia etero sia molto più facile in una società eterosessista che fa di tutto per negare l’esistenza delle persone queer, ma di qualsiasi tipo sia la loro relazione, le persone bisessuali rimangono bisessuali. Quindi non si può scappare dall’oppressione, al massimo si può attenuare, e molte volte la discriminazione omofoba delle persone eterosessuali viene sostituita o si aggiunge a quella bifobica delle persone omosessuali. Questa sorta di “emarginazione interna” è molto dannosa perché dà un’immagine della comunità LGBT+ molto frammentata e in certi casi legittima le discriminazioni. Sì, perché la comunità LGBT+ esiste per lottare contro l’oppressione delle persone queer, ma se non c’è unione e alleanza tra i membri, le persone cishet (ed omofobe) si sentiranno autorizzate ad usare questa divisione interna come una scusa per continuare a vessare le minoranze e delegittimarne le cause. Insomma, la bifobia all’interno della comunità LGBT+ non fa bene a nessuno.
Che altro può spingere le persone omosessuali a scagliarsi contro le persone bisessuali? Spesso il definirsi come bisessuale (o anche pansessuale e polisessuale) viene scambiato per un non volersi etichettare, e di conseguenza non esporsi. Chiariamoci: ognuno ha il diritto di scegliere se appropriarsi di un’etichetta o meno, si può continuare ad essere attratti da tutti i generi a prescindere da questa scelta, e non c’è nulla di male in questo, non tutti sentono il bisogno di trovare sé stessi in una definizione. Ma la bisessualità è un orientamento sessuale, quindi dichiararsi tali equivale a darsi un nome. Questo avviene perché la bisessualità continua ad essere vista come una “fase”, un qualcosa che sta nel mezzo e che tutti si permettono di non vedere, il fatto che sia un orientamento sessuale passa completamente in secondo piano e viene associata al classico “non voglio etichettarmi, mi piace quel che mi piace“. Quando questo discorso viene applicato ai personaggi dello spettacolo, la bifobia si triplica. Ci si aspetta che le persone famose diano il buon esempio e sicuramente un coming out esplicito romperebbe in parte quel muro di omertà su cui si fonda il mondo dello spettacolo qui in Italia, dove è tutto un “se non se ne parla, non esiste“. E nel caso di Madame è stato così, ma molti hanno pensato che fosse lesbica nonostante lei abbia ammesso di essere bisessuale. Perché il suo coming out in quanto bisessuale non è stato considerato come una vera presa di posizione, ma come un sinonimo del volersi “nascondere” dietro la facciata della mancata necessità di definirsi. Ma non è così. Fare coming out come bisessuale in una società che fa di tutto per cancellarci è un gesto potente e politico, significa rivendicare un’esistenza che va oltre la logica binaria e che per questo viene continuamente messa in discussione.
Dunque, la bifobia si basa su tutta una serie di pregiudizi e credenze sistemiche, però così come la disuguaglianza di genere, bisogna tener conto anche dell’altro volto della discriminazione: l’ipersessualizzazione delle donne queer. L’ipersessualizzazione riguarda anche le donne omosessuali, oltre che quelle bisessuali, che non vengono viste come donne che provano amore e attrazione sessuale per altre donne, ma come oggetti sessuali che fanno sesso con altre donne solo per soddisfare il piacere maschile, e non il proprio. In particolare, le donne bisessuali spesso vengono feticizzate proprio per il fatto che provano attrazione per entrambi i sessi. Questa feticizzazione viene spesso alimentata dai porno che tendono a rappresentare le donne bisessuali come assoggettate a un uomo, prevalentemente per nutrire il piacere dell’utente maschile. E questo spesso si riflette anche nella vita reale, perché non sono pochi gli uomini che si approcciano alle donne bisessuali o lesbiche come se si trovassero sul set di un film porno.
Le persone bisessuali, quindi, si trovano di fronte a una doppia oppressione: quella perpetrata dalle persone cishet e quella della comunità LGBT+. Come diceva un famoso slogan femminista che si può applicare anche alla bisessualità “il personale è politico”: anche la sola esistenza di individui che rompono le regole del binarismo di genere è completamente politicizzata. Il coming out di Madame è stato un atto di rivoluzione e di rivendicazione del proprio diritto di esistere e di vivere la propria sessualità, un gesto da cui molti altri artisti famosi dovrebbero prendere esempio.