Avo-Mania: parliamo del trend legato al verde frutto tropicale dall’aspetto tondeggiante, che chiunque ha assaggiato almeno una volta. L’avocado è un frutto tropicale tipico dell’America Latina, ma dal 2017 si è elevato a vero e proprio trend. Protagonista di illustrazioni, oggetti, magliette della moda “cute”, è anche considerato un superfood o vero e proprio elisir del benessere. Oggi è reperibile in ogni supermercato, così come kiwi, ananas e banane. Ma a differenza di questi frutti, il costo dell’avocado è sensibilmente maggiore. Il motivo è legato, oltre che a una strategia di marketing, a delle condizioni che tolgono a questo frutto parte della sua reputazione positiva.
Benessere o popolarità?
Il consumo di avocado sembra essere aumentato non tanto per le sue proprietà, quanto per la sua popolarità sui social. L’avocato è diventato simbolo di un’alimentazione sana e di un conseguente fisico snello. Le immagini di piatti salutari a base di avocado sono state tra le categorie più cliccate del famoso social network Instagram. La fotogenia dei piatti a base di questo frutto hanno fatto guadagnare all’avocado il decimo posto nella classifica dei cibi più “instagrammati”, con ben 5.676.884 hashtag. L’aumento globale della domanda di avocado ne ha inesorabilmente aumentato anche il prezzo. Gli Stati Uniti sono tra i maggiori consumatori di avocado: i prezzi all’ingrosso di questo periodo sono saliti alle stelle, aumentando del 129%. In Italia l’avocado si vende a pezzo, sfiorando il prezzo di 3,50€. Ma non è solo una strategia di marketing a definire il prezzo di questo prodigioso frutto, quanto il suo impatto ambientale.
Avo-Mania e insostenibilità produttiva
La produzione di avocato è in realtà tra quelle a più alto impatto ambientale.
Per produrre 2 o 3 frutti di medie dimensioni occorrono 272 litri di acqua. L’avocado è anche responsabile del disboscamento, dato che per riconvertire terreni in piantagioni sono stati bruciati circa 690 ettari di foreste, abbattendo perfino pini secolari. Questi frutti inoltre, inaridiscono il terreno per il massiccio uso di fertilizzanti chimici a basso costo e non conformi agli standard europei. Inquinamento di suolo e aria, uniti all’impoverimento delle riserve idriche, stanno mettendo in pericolo la fauna selvatica di habitat un tempo incontaminati: coyote, puma, uccelli rari e le famose farfalle monarca sono costretti a migrare per non morire.
Violazione dei diritti umani
La coltivazione di avocado avviene anche in violazione dei diritti umani. È noto che le piantagioni del Messico, principale Paese esportatore, sono finite nelle mani dei narcos e della criminalità organizzata, che sfruttano al massimo gli agricoltori, tenuti a lavorare in condizioni disumane.
Come comportarsi da consumatori: l’avocado sostenibile
Insostenibili non solo le condizioni di produzione, ma anche quelle di approvvigionamento. L’avocado percorre più di 10.000 km per raggiungere i suoi principali consumatori dall’altra parte del mondo. Inutile parlare delle emissioni e del consumo di petrolio. Tuttavia in Italia esistono piantagioni di avocado a km zero. La Sicilia infatti, si presta alla coltivazione di questo frutto esotico vantando di condizioni climatiche affini. Alcune aree nei pressi dell’Etna sono state convertite in piantagioni biologiche e sostenibili, occupando circa 260 ettari. I I terreni sono fertilizzati naturalmente grazie al pascolo libero delle capre, azzerando l’uso di fertilizzanti e pesticidi chimici. Anche Sardegna, Spagna e Grecia si prestano alla sua coltivazione. Riportare la produzione alla scala locale e controllata concorrerebbe ad un consumo responsabile e sicuro. Al supermercato inoltre, è possibile controllare se i frutti di provenienza estera riportano sull’etichetta il marchio di certificazione etica.
Elena Marullo