Marevivo
Lo scorso 27 febbraio circa 100 persone tra volontari della Delegazione Sud Sardegna di Marevivo e di altre Associazioni locali e volenterosi cittadini si sono incontrate armate di buste, setacci e tanto entusiasmo per ripulire la splendida Spiaggia Grande di Calasetta. In poche ore, i volontari hanno recuperato rifiuti di ogni genere per un totale di settanta sacchi, rinvenendo grandi quantità di plastica e microplastica.
Su questo punto in particolare, i volontari si sono ritrovati davanti agli occhi distese di granuli di plastica, piccole sfere della grandezza di una lenticchia che vengono quotidianamente utilizzate nella produzione di numerosi articoli di plastica, dalle bottiglie monouso agli apparecchi televisivi.
Questi piccoli pellet sono anche chiamati “lacrime di sirena” e, dato l’impatto estremamente nocivo sulla fauna marina, possiamo dire che mai nome fu più appropriato: le loro piccole dimensioni e la loro forma sferica, simili a uova di pesce, le rendono infatti estremamente pericolose per gli animali marini che, scambiandole per piccole prede, possono ingoiarle e rimanerne soffocati. Queste sfere possono inoltre rimanere intrappolate nello stomaco dell’animale causando ulcerazione, dandogli l’impressione di essere sazio e impedendogli di nutrirsi, portandolo alla fame e potenzialmente alla morte.
Le nostre spiagge non meritano distese di plastica, ma di sabbia, eppure i granuli hanno degli impatti nocivi anche su quest’ultima, cambiando la sua temperatura e permeabilità, e creando danni all’intero ecosistema della spiaggia, casa di centinaia di ecosistemi marini.
L’episodio di Calasetta è solo una goccia in mezzo al mare: si stima infatti che ogni anno siano 230 mila le tonnellate di granuli di plastica a finire negli oceani di tutto il mondo, 73 mila delle quali solo in Europa.
Ma come finiscono le “lacrime di sirena” nei nostri mari?
La maggior parte degli sversamenti sono accidentali e possono avvenire in qualsiasi fase del processo industriale, dalla produzione al trasporto, fino alla produzione dei prodotti in plastica e, ancora, quando gli oggetti vengono riciclati in sferule. Una volta arrivati nei corsi d’acqua, essendo molto leggeri, galleggiano e vengono trasportati negli scarichi arrivando fino al mare, dove si diffondono rapidamente, con gli effetti dannosi sulla fauna marina che abbiamo già evidenziato.
Il lavoro da fare è ancora molto, pari ad ogni singolo granulo di plastica che inquina le nostre spiagge e quelle di tutto il mondo, ma vedere tanti cittadini e cittadine all’opera accende la speranza per il futuro.