La presenza del papa in Iraq è al centro delle speranze non solo dei cristiani
Oggi inizia il viaggio del papa in Iraq che si concluderà lunedì 8 con il ritorno a Roma. Saranno 4 giorni molto intensi, in cui il Santo Padre porterà la sua testimonianza di pellegrino – parole sue – in una terra sofferente. Il viaggio era stato sollecitato dalle chiese orientali, oltreché dallo stesso Governo iracheno nella visita del suo presidente in Vaticano nel gennaio 2020.
Papa Francesco teneva molto a questo pellegrinaggio, anche se lo ha dovuto ritardare a causa della pandemia mondiale. Al di là delle parole di umiltà del pontefice, il viaggio non è solo un pellegrinaggio. Avere il papa in Iraq ha molteplici significati: sia per i cristiani orientali, sia per il dialogo tra le religioni, sia per la pace e la stabilità della regione.
Dalla sala stampa vaticana precisano che le normative sanitarie verranno rispettate rigorosamente. Sia il pontefice che tutti gli accompagnatori sono già vaccinati. Le occasioni pubbliche, come la messa nello stadio di Erbil, vedranno un afflusso di partecipanti contingentato. Data la pericolosità della missione, Francesco potrebbe viaggiare per la prima volta in auto blindata.
I cristiani cattolici in Iraq
Dopo aver incontrato le autorità civili, in primis il presidente e il primo ministro, Bergoglio vedrà quelle religiose. In Iraq i cristiani cattolici sono organizzati in due principali chiese: quella caldea, maggioritaria, che annovera circa 250000 fedeli, e quella sira che ne conta 42000. Si tratta di chiese che hanno un proprio ordinamento e una propria liturgia, ma che da alcuni secoli sono in comunione con la Santa Sede e riconoscono l’autorità del papa.
Dopo aver visitato la cattedrale siro-cattolica di Baghdad dunque, sabato Francesco celebrerà la messa in quella caldea. Altrettanto importante per i cristiani iracheni sarà la visita di domenica in Kurdistan dove Bergoglio passerà l’intera giornata, incontrando anche le autorità civili della regione autonoma. Le tappe saranno Qaraqosh, Mosul e Erbil.
I cristiani curdi hanno subito particolarmente la persecuzione dell’Isis. A Qaraqosh, nell’agosto del 2014, quarantamila dovettero scappare nell’arco di una notte. A Mosul, dove la furia distruttrice dello Stato Islamico ha imperversato per molto tempo, Francesco pregherà in suffragio delle vittime della guerra. La giornata di domenica si concluderà con la messa nello stadio di Erbil, dove sono attese diecimila persone.
La guerra del 2001 e l’instabilità di oggi
Oltre a un messaggio di speranza e resistenza per i cristiani, si spera che un pellegrinaggio così eccellente parli a tutti. Dal 2001, anno di inizio della guerra americana, l’Iraq soffre di instabilità e violenza che sembrano inguaribili. Gli Stati Uniti infatti non avevano un piano per la transizione.
Fu il popolare capo religioso sciita, l’ayatollah Al-Sistani, che nel 2004 spinse per una costituente che redigesse una nuova costituzione. I sunniti inizialmente non parteciparono. Il problema della convivenza tra sunniti e sciiti, questi ultimi di gran lunga maggioritari, è una delle questioni più critiche. Il confinante Iran (per gli USA “Stato canaglia”) è uno Paese sciita: per questo gli americani non sono intenzionati a smobilitare, nonostante il Parlamento iracheno l’abbia loro chiesto da tempo.
I frequenti attacchi americani verso obiettivi sensibili scatenano poi opposte rappresaglie. Tra i più recenti quello che uccise il generale Soleimani più di un anno fa, e quello di appena una settimana fa contro miliziani sciiti, sono solo i più famosi. La presenza della forza occupante è quindi fonte di insicurezza sia per i musulmani che per i cristiani.
L’incontro con il capo sciita
Per tutte queste ragioni, l’incontro del pontefice romano con il leader sciita è carico di significati politici. Ma esso reca anche importanti implicazioni religiose. Molti si aspettano che la firma di Al-Sistani si possa aggiungere al Documento sulla Fratellanza Umana che Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, firmarono insieme due anni fa. L’incontro avverrà a Najaf, città santa per gli sciiti.
A ribadire il significato del viaggio del papa in Iraq, sabato si terrà un incontro interreligioso nella Piana di Ur, dove Tigri ed Eufrate si incontrano per formare un estuario. Si tratta della terra d’origine di Abramo, quindi luogo simbolico per le tre religioni monoteiste che discendono da un unico patriarca: ebraismo, cristianesimo e islam.
Lorenzo Palaia