Zelensky prosegue il programma riformista con un balzo verso la sfera euroatlantica. Già lo scorso anno il ministro degli esteri Andrii Taran aveva affermato pubblicamente che l’ingresso nella NATO è conforme alla costituzione ucraina. Ma è stata l’ascesa di Biden alla Casa Bianca ad accelerare questo percorso. L’iniziativa NATO 2030 è terminata con un’agenda per un piano d’azione decennale che ha posto l’Ucraina in primo piano. Nell’alveo del processo d’integrazione dei nuovi Paesi tra cui Moldavia e Georgia, l’Ucraina si è collocata come Paese prioritario. A giustificare la preferenza, una serie di questioni geografiche, culturali ed economiche. Il Presidente ucraino ha annunciato di voler richiedere l’avvio formale delle pratiche d’incorporazione prima della fine del 2021.
Gli step dell’integrazione
Tra le misure adottate da Kiev per rafforzare la relazione con la NATO, risalta l’aumento dell’impegno complessivo nelle missioni internazionali dell’Alleanza Atlantica. Azioni più intense in Kosovo, Iraq e Mediterraneo, seguite dall’annuncio della costruzione di due basi navali nel Mar Nero. In aumento anche l’attività ucraina nelle future esercitazioni NATO finalizzate all’interoperabilità. Sarà inoltre stilato un piano per l’adeguamento dell’esercito nazionale agli standard atlantici. Il Leader ucraino punta adesso al 2025. Entro quella data Varsavia, partner principale di Kiev, assumerà la presidenza del Consiglio Europeo. L’Ucraina mira a concretizzare l’ingresso nell’Unione Europea.
Zelensky e il freno di Bruxelles
Il governo progressista vede all’ingresso nell’Unione come un salto di qualità per la struttura economica e sociale del Paese. La protezione europea inoltre, scaccerebbe il timore di un nuovo assoggettamento alla Russia di Putin. Ma la disponibilità della Casa Bianca non è replicata da Bruxelles, che tiene la linea della cautela, evitando un’accelerazione del processo d’integrazione. Già nel 2014 l’annuncio della cooperazione economica euro-ucraina è stato un argomento collegato al conflitto apertosi nel Paese, che ha toccato particolarmente le relazioni con la Russia. Nel 2020 il rapporto dell’Alto rappresentante Josep Borrell ha riscontrato progressi compiuti da Kiev nell’adeguamento ad alcuni standard europei. Tuttavia la volontà del futuro candidato di liberalizzare ulteriormente gli scambi nel settore agricolo e industriale ha incontrato lo stop di Bruxelles. L’UE esorta Kiev a proseguire ulteriormente con le le riforme, dando priorità all’omologazione degli standard giuridici a quelli europei, impegnandosi nella lotta contro la corruzione.
Elena Marullo