Nel mare di Beaufort si sono accumulati livelli da record di acqua dolce fredda, a causa di un vortice artico reso sempre più forte dallo scioglimento dei ghiacci.
Il Gyre di Beaufort, una corrente regolatrice del ghiaccio artico, sta ora minacciando di inondazione le coste canadesi e alascane. Il clima Artico è stato recentemente intaccato dall’innalzamento delle temperature ma si sono presto innescati degli eventi più profondi che possono portare alla scomparsa definitiva del ghiaccio pluriennale artico.
Il Beaufort Gyre, è un antichissima corrente dell’Oceano Artico che serve a raccogliere acqua fredda per generare ghiaccio. Negli ultimi vent’anni questa corrente ha iniziato ad accumulare migliaia e migliaia di metri cubi d’acqua dolce a causa dello scioglimento delle superfici dei ghiacciai.
In estate, durante lo scioglimento, il ghiaccio accumula acqua dolce de piogge e fiumi portandola sotto di esso, grazie a un moto rotatorio datogli dal vento e dalla corrente oceanica. In inverno invece, il ghiacciaio cresce aumentando l’attrito ai venti e rallentando il vortice di risucchio. Ora però, in assenza di una attrito, i venti artici si sono intensificati portando l’enorme massa di ghiaccio a ruotare continuamente su se stessa e ad attrarre velocemente una riserva d’acqua di insuperabili profondità e volumi.
La riserva marina di acquadolce è aumentata del 40% in volume, negli ultimi 20 anni. Questo dato ha allarmato la comunità scientifica, che ha quindi cercato di comprendere l’andamento delle acue rilasciate studiando un simile comportamento nel passato. Un studio pubblicato su Nature Communications, questo febbraio, ha potuto stimare le quantità di acque dolci presenti nell’Artico e a comunicare che le coste dell’arcipelago canadese potrebbero essere quelle più a rischio.
Il vortice artico risucchia l’acqua dolce nel arcipelago canadese
Il gruppo di ricerca proviene dall’ Università di Washington, da Los Alamos National Laboratory e dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Gli scienziati hanno studiato le correnti che passano nel arcipelago canadese ricostruendo il fenomeno di scioglimento dei ghiacci avvenuto tra il 1983 e il 1995.
Attraverso una tecnica sviluppata da Jixau Zhang, si è tracciato il percorso delle acque dolci attraverso un analisi della salinità delle acque superficiali.
Essendo più leggera, l’acqua dolce, rimane in superficie e si estende nell’arcipelago canadese fino alle acque del Nord America. Con il moto orario del Gyre l’acqua dolce si è ritirata nell’intricato arcipelago. Inizialmente l’acqua veniva anche rilasciata nel Mare del Nord attraverso lo stretto di Farm. Con lo studio sulla corrente del Labrador è stato possibile mappare il nuovo percorso delle acque disciolte dall’Oceano Artico.
Ad oggi però, la quantità di acqua è raddopiata rispetto al 1995.
Lo scioglimento dei ghiacci è la causa alla radice del rischio crescente di esplosione del vortice. La temperatura terrestre è aumentata 1,5° ogni 10 anni e nell’Artico, i ghiacciai, si sono disgregati più velocemente di quanto si siano poi riaggregati.
Il Gyre crea un occhio di ciclone per il futuro del clima
Con un continuo scioglimento del ghiaccio, il vortice artico nel Gyre, si fermerebbe e esploderebbe proprio sugli argini che sta andando a forzare. Finora il gruppo di ricerca ha stimato che 23.000 km cubi di acqua dolce fredde sarebbero rilasciati a 5.000 miglia sulle coste del Canada e dell’Alaska.
Se, d’altra parte, i venti artici più intensi e imprevisti andassero a prolungare la durata del vortice, verrebbe sollevata acqua salata più calda dalle profondità dell’oceano. Distruggendo l’equilibrio dell’Artico sarebbe quindi inevitabile lo scioglimento dei ghiacciai.
Inoltre, verrebbero influenzate la Corrente Nord Atlantica che ha inizio dal sud-est dell’isola di Terranova. Nella corrente si mescolano le acque calde della Corrente del Golfo con quelle fredde della Corrente del Labrador provenienti dall’Artico. La corrente trasporterebbe acqua molto più fredde fino al Mare del Nord a sulle coste dell’Europa occidentale.
Numerose sono le ricerche di paleoclimatologia e paleoantropologia che hanno studiato la correlazione tra lo scioglimento dei ghiacci e i cambiamenti improvvisi sul clima. La copertura ghiacciata del Mare Artico è infatti fondamentale per isolare le acque dolci nonostante le temperature rigide. Ma con lo scioglimento dei ghiacci, il calore delle acque senza protezione, verrebbe rilasciato nell’atmosfera, contribuendo così allo sviluppo concreto di un evento di riscaldamento climatico.