Non è una novità che i poli magnetici terrestri periodicamente si invertano, questo avviene all’incirca ogni 200000 o 300000 anni, ma l’ultimo evento di inversione duratura che ci ha portato alla fase attuale a polarità normale sarebbe accaduto più di 700 mila anni fa.
Esistono però altri fenomeni di variazione di periodo più breve, uno di questi conosciuto come Laschamps Excursion avvenne 41 o 42 mila anni fa.
La ricerca proveniente dall’Università del Nuovo Galles del Sud fa luce sull’impatto climatico e ambientale della fase di transizione e in particolare sugli effetti dell’interruzione del campo magnetico terrestre.
Gli effetti catastrofici del periodo a cui si è dato il nome di “Adams Transitional Geomagnetic Event” in onore dello scrittore di fantascienza Douglas Adams che nel suo Guida galattica per gli autostoppisti individuava nel numero 42 la risposta alle domande sull’universo sono stati documentati in un articolo pubblicato su Science.
Il problema non è tanto l’inversione dei poli ma le fluttuazioni del campo magnetico terrestre nella fase di transizione.
Sia chiaro, il campo magnetico terrestre non è affatto stabile né uniforme, subisce variazioni, entro certi limiti, su base persino giornaliera e cambia da punto a punto della Terra, ma che succede se la variazione di intensità è molto grande?
Durante l’evento di Adams, prima dell’inversione ci fu praticamente un’interruzione del campo magnetico terrestre, il collasso fu quasi totale (si ridusse a un valore tra lo 0 e il 6%), ce lo dicono degli alberi fossili che ne hanno tenuta traccia.
Quarantaduemila anni fa nel globo ne successero di tutti i colori, la megafauna in Tasmania e Australia andò incontro a estinzioni di massa, si pensava fosse dovuto alla caccia, ma perché proprio allora? Gli aborigeni, ora lo sappiamo, erano arrivati molto tempo prima.
Ci furono spostamenti delle piattaforme di ghiaccio che scesero in Nord-America, ci furono devastanti tempeste tropicali causate da un cambio nei venti.
Tutto questo perché venendo meno la protezione del campo magnetico terrestre siamo molto più esposti alle radiazioni solari.
Secondo gli autori della ricerca, guidati dal professore Alan Cooper e dal professore Chris Turney, molti altri misteri come la scomparsa dei Neanderthal potrebbero essere spiegati, almeno in parte da questo periodi di crisi.
L’interruzione del campo magnetico terrestre per la nostra società tecnologica sarebbe persino più devastante, perderemmo le nostre reti elettriche e i satelliti.
Considerato che negli ultimi 170 anni il campo si è indebolito del 9% questo ci lancia un monito anche in tema di crisi ambientale in corso, questo calo non è provocato dall’uomo ma abbiamo riempito l’atmosfera di tanta CO2 che un’inversione dei poli con momentanea interruzione del campo magnetico terrestre come quella di 42000 anni fa o un cambio nell’attività solare agirebbero come un accelerante della crisi climatica, quindi se davvero un evento di inversione è “prossimo” sarà meglio farci trovare in condizioni ambientali migliori.
Roberto Todini