Ankara ha appena autorizzato un investimento di 10 milioni per costruire un polo industriale in Palestina
10 milioni di dollari è la cifra che verrà stanziata dalla Turchia per la costruzione di un’area industriale a circa 3 chilometri a Nord della città di Jenin, in Palestina. Il Ministro dell’Economia palestinese Al-Osaily ha espresso viva soddisfazione per la decisione che – secondo l’agenzia turca Anadolu – avrà presto séguito.
L’area dovrebbe avere un’estensione di 110 ettari e portare almeno 5000 posti di lavoro diretti, nonché 15000 legati all’indotto, almeno secondo gli auspici del ministro. Le imprese turche verranno coinvolte direttamente nella produzione che sarà incentrata sui settori tessile, alimentare e automobilistico.
Il ruolo di Berlino
La Germania anche farà una parte consistente con 24 milioni di euro, quindi circa 29 milioni di dollari, da investire per le infrastrutture esterne. La Turchia invece dovrebbe occuparsi delle infrastrutture e dei macchinari industriali necessari alla produzione.
La parte tedesca dell’investimento costituirà la prima fase dell’operazione da terminare per la metà del 2021. L’idea dell’area industriale di Jenin risale al 1999, ma l’instabilità dovuta ai conflitti con gli israeliani ha ritardato il piano di molto.
I trascorsi burrascosi di Jenin
La città di Jenin si trova in Palestina nella Cisgiordania, ricadente nella frammentata zona controllata dall’Autorità Nazionale Palestinese. Salì alle cronache per aver subito, nel 2002, un brutale attacco a opera delle truppe israeliane che distrusse gran parte dell’abitato e uccise almeno 52 arabi.
L’asse strategico con Ankara
L’investimento è salutato con favore dalle autorità palestinesi che vedono nella Turchia un alleato. L’Autorità Nazionale Palestinese è rimasta isolata ultimamente all’interno della Lega Araba. Il piano di annessione proposto da Trump e approvato dalla Knesset non ha incontrato gravi censure da parte dei Paesi arabi. Gli Accordi di Abramo poi sono stati la riprova di questo abbandono.
La Turchia si è distinta invece, in queste fasi, per solidarietà almeno verbale con i palestinesi. L’investimento nel polo industriale in Palestina non è poi così oneroso e in realtà è appena un terzo confrontato con quello tedesco. Tuttavia entrambi gli attori vogliono dargli il massimo risalto. Il Governo palestinese infatti si dovrà preparare alle prossime elezioni previste a maggio dopo oltre 15 anni di sospensione elettorale.
Lorenzo Palaia