L’assassinio di George Floyd per mano di agenti di polizia e le successive proteste del movimento Black lives matters hanno avuto l’effetto di risvegliare la coscienza collettiva americana sul tema del razzismo. Uno dei risultati indiretti di questi eventi è stato quello di spingere la Marina Militare americana a riconsiderare il proprio approccio per quanto concerne la gestione di alcune forme di discriminazione interne.
Lo scorso 30 giugno, infatti, a distanza di pochi giorni dalla morte di George Floyd, è stata indetta la Task Force One Navy. Il suo compito è quello di “identificare e rimuovere le barriere razziali e implementare l’inclusione entro la Marina Militare”. Una settimana fa, a seguito di un lungo processo di raccolta dati attraverso centinaia di focus group, questionari e suggerimenti, la Task Force ha pubblicato un report finale di 142 pagine. Questo documento contiene 60 raccomandazioni per rendere la Marina più inclusiva ed egualitaria. Raccomandazioni che riguardano diversi aspetti delle attività della Marina militare americana e che dovranno essere implementate al più presto come parte di una strategia a lungo termine di contrasto alla discriminazione.
Una presa di coscienza per la Marina Militare americana
Dalle dichiarazioni di intenti si tratterebbe di una svolta epocale che potrebbe via via coinvolgere le altre forze militari americane. Il segretario del Pentagono ha infatti promesso di recente che sarà fatto di più per sradicare suprematismo bianco e razzismo tra i ranghi militari.
“Siamo a un punto di svolta critico per la nostra nazione e la nostra Marina. […] Dobbiamo usare lo slancio creato da questi eventi come catalizzatore per un cambiamento positivo”, sostiene il Vice Ammiraglio Nowell riferendosi all’uccisione di Floyd e alle proteste di Black Lives Matters. “In passato abbiamo sbagliato nell’escludere o limitare le opportunità per le persone sulla base di razza, orientamento sessuale, identità sessuale, genere o credo” ammette l’ufficiale Gilday.
Secondo il report gli sforzi esistenti nella Marina sono stati “ammirevoli sotto molti aspetti”, ma “chiaramente non sono riusciti ad affrontare adeguatamente le sfide sociali di oggi”. Quel che colpisce tra i punti messi in evidenza è la mancanza di diversità nei ranghi più alti della Marina Militare americana. Ma soprattutto la percezione di favoritismi o pregiudizi nel modo in cui le minoranze vengono promosse e valutate.
I dati emersi dal report e le iniziative messe in campo
Per fare qualche esempio, attualmente tutti e dieci gli attuali ammiragli a quattro stelle sono uomini bianchi. I militari afroamericani della Marina hanno non più di due stelle e costituiscono solo il 3% degli ammiragli.
Sebbene gran parte della ricerca si concentri su questioni di razza, essa include anche discussioni su come essere più inclusivi per quanto riguarda le donne, che costituiscono circa il 20% del corpo militare.
Le raccomandazioni delineate dalla Task Force prevedono di sviluppare e implementare misure di garanzia di equità e inclusione che includano revisioni dei processi di selezione, perfezionamento dei percorsi di carriera e standardizzazione delle procedure di gestione delle risorse. Si cercherà dunque di garantire processi più trasparenti e scevri da pregiudizi sia per la selezione che per l’avanzamento di carriera. Alcune misure pratiche saranno la formazione sulla consapevolezza dei pregiudizi per tutti i membri del consiglio prima dell’inizio dei comitati di promozione e l’istituzione di borse di studio ad hoc rivolte alle comunità sottorappresentate.
Altra iniziativa prevista è quella di rinominare navi e edifici della Marina militare americana che presentano “nomi problematici”. Essi, infatti, hanno il nome di ufficiali che si sono battuti per preservare la schiavitù negli Stati Uniti. Un esempio è quello della USS John C. Stennis, una portaerei chiamata così dall’amministrazione Reagan in onore del senatore segregazionista defunto.
“Anche se c’è ancora del lavoro da fare”, dichiara Gilday, “sono fiducioso che le raccomandazioni di questo rapporto aiuteranno a migliorare la nostra Marina e andremo avanti insieme verso un cambiamento significativo e duraturo”.
Marco Giufrè