Di Federico Feliziani
Al di là delle diverse aspettative riposte nel Governo Draghi, il suo arrivo ha innescato un inizio di una tiepida trasformazione politica.
Il Presidente della Repubblica ha sostanzialmente mandato tutti negli spogliatoi segnando come il livello di indecenza avesse raggiunto il suo massimo. Serviva un tappo che facesse rendere conto alla politica di come stesse viaggiando su un livello pericoloso. Era necessaria una scossa che permettesse a tutti gli attori di riprendere consapevolezza dei propri ruoli.
È certamente presto per dire se Mario Draghi servirà davvero anche per una trasformazione della politica. Quello che però possiamo già notare è la distensione dei toni usati dalle forze politiche probabilmente esauste nell’utilizzare un decibel insostenibile a lungo.
Un segnale di redenzione lo si può vedere nell’atteggiamento della Lega: il più grande altoparlante degli ultimi anni. È piuttosto semplicistico affermare come Salvini parli alla pancia delle persone. In realtà si è costruito un complesso linguaggio capace di interpretare i timori delle persone. Un atteggiamento che però entra in conflitto con un partito di governo come la Lega vuole essere. Matteo Salvini è stato bravo a nazionalizzare qualcosa che non si era mai rivolta all’intera penisola.
Sta accadendo qualcosa che finora non era mai successo. Sull’orizzonte della carriera di Matteo Salvini si staglia Palazzo Chigi. Molti indicatori prevedono che le prossime elezioni le possa vincere il Centrodestra di cui Salvini è attualmente il capo. Questa prospettiva comporta un’attenzione sempre più minuziosa alle questioni di governo. Matteo Salvini sa molto bene come, nel caso i sondaggi fossero confermati dalle urne, non potrebbe interpretare il ruolo dello sceriffo al Viminale. Dovrebbe interpretare un ruolo ben più prestigioso a cui farebbe molto comodo trovare bilanci in ordine.
Per questo Draghi potrebbe essere molto utile al futuro ruolo politico di Salvini.
Ma le trasformazioni non si limitano solo alla Lega. Anche il Movimento Cinque Stelle ha bisogno di uno schiaffo per scegliere finalmente cosa voler essere. Ancora non è noto se il Movimento voglia tornare a mobilitare le piazze oppure se prevarrà l’ala di governo trascinando i Cinque Stelle in una metamorfosi completa. Scissioni comprese.
L’ambiguità in cui sono vissuti in questi anni prima o poi si dovrà chiarire. E la partecipazione o meno al governo Draghi potrebbe agevolare la decisione finale.
Se la Lega e il Movimento Cinque Stelle si stanno approcciando a scelte che determineranno il loro futuro, il Centrosinistra sembra astrarsi da tutto questo procedendo su una vecchia strada non accennando minimamente a evoluzioni. Il veto sulla presenza della Lega nel governo lo dimostra. Persistono le vecchie battaglie mentre si sta aprendo un’occasione di importante riflessione.
È troppo tempo che la politica non fa autoanalisi. Forse il governo Draghi potrebbe essere l’occasione per iniziare un processo necessario all’alba degli anni ’20 del 2000.