Un rapporto dell’ONU sollecita la comunità internazionale a perseguire i responsabili delle violazioni dei diritti umani nel Paese
Dopo il 2014, l’Ufficio per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per I Diritti Umani (OHCHR) torna a segnalare lavoro forzato e violazione dei diritti umani in Corea del Nord, all’interno del sistema carcerario.
Diritti umani in Corea del Nord: cosa accadde nel 2014?
Nel 2014, Il Rapporto della commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla violazione dei diritti umani nella Repubblica Democratica Popolare di Corea accusava il regime di Pyongyang.
“Negli ultimi 50 anni, centinaia di migliaia di prigionieri politici sono morti nei campi di prigionia”.
80 testimoni, 4 udienze pubbliche. E le testimonianze erano agghiaccianti: dalla donna costretta ad annegare il suo neonato alle prigioniere costrette a mangiare terra fino a morirne.
Shin Dong-hyuk è l’unica persona nata, cresciuta e poi riuscita a fuggire da un campo di internamento della Corea del Nord. Conosceva bene le regole del Campo 14: “Ogni testimone che non denunci un tentativo di fuga sarà ucciso all’istante”.
Per questo, quando sentì la madre e il fratello parlare di un piano per scappare, il suo istinto di sopravvivenza gli disse che doveva salvarsi. Denunciare e tradire i suoi familiari. Era il suo dovere, quello che gli avevano insegnato fin dalla nascita.
“Ora muoio, ho pensato questo quando le guardie mi hanno trascinato di fronte al campo delle esecuzioni. Dopo mesi di torture e isolamento, quella mattina ho pensato che stessero per uccidermi. Solo quando ho visto mia madre con una corda al collo, pronta per essere impiccata, e mio fratello legato ad un palo, pronto per essere fucilato, ho capito che non ero io quello che stavano per ammazzare. Sono morti poco dopo. Ma in quel momento non ho provato nessuna emozione. Anzi. Ho pensato che fosse giusto così. Del resto li avevo denunciati io agli agenti. A quel tempo odiavo mia madre per avermi messo al mondo in un campo di tortura. Oggi invece, se fosse ancora viva, le chiederei perdono”.
Shin oggi è più o meno coetaneo del dittatore Kim Jong-un. Sono le due facce della Corea del Nord di oggi.
Nessun possibile paragone nel mondo contemporaneo
“La gravità, la scala e la natura di queste violazioni rivelano uno Stato che non ha alcun possibile paragone nel mondo contemporaneo”, si legge nel rapporto. Un documento che descrive l’inferno dei campi di prigionia e le scomparse forzate, anche all’estero. Ma anche le dottrine di indottrinamento e il monopolio del cibo da parte del regime.
“Al termine della seconda Guerra Mondiale – ha detto Michael Kirby, giudice australiano in pensione e membro della commissione – molti hanno detto che se solo avessero saputo avrebbero reagito. Adesso il mondo sa. Non c’è nessuna scusa.”
Nel rapporto, la commissione ONU ha avvisato Kim Jong Un: potrebbe essere ritenuto responsabile di crimini contro l’umanità. Il dittatore è stato invitato a “prendere tutte le misure necessarie in suo potere per impedire e reprimere lo svolgimento di tali crimini, e per assicurare che i reati contro l’umanità che sono stati commessi siano indagati e perseguiti in modo appropriato.”
Ma la Corea del Nord non ha mostrato nessun segno di collaborazione.
Diritti umani in Corea del Nord: gravi violazioni nelle carceri oggi, nel 2021
A sette anni dalla storica indagine delle Nazioni Unite sui diritti umani in Corea del Nord, ci sono ragionevoli motivi per credere che crimini contro l’umanità continuino a essere commessi nel paese. Ad affermarlo è un nuovo rapporto delle Nazioni Unite sui diritti umani, che invita la comunità internazionale ad agire per garantire la responsabilità.
In particolare, dalle interviste con persone che sono fuggite dalla Corea del Nord sono emersi resoconti coerenti e credibili della sistematica inflizione di gravi dolori fisici e mentali o sofferenze ai detenuti.
La tortura è un crimine contro l’umanità.
Percosse, uso prolungato di posizioni di stress, abuso psicologico, lavoro forzato, rifiuto di cure mediche e prodotti igienico-sanitari e la fame, che si combinano per creare un’atmosfera di grave sofferenza mentale e fisica durante la detenzione, aggravata da cattive condizioni di vita. Schiavitù.
“Adesso il mondo sa”, disse il giudice Kirby nel 2014. Eppure, l’ultimo rapporto evidenzia ancora una volta la mancanza di progressi sull’urgente necessità di stabilire la verità e garantire la responsabilità sui casi di rapimenti e sparizioni forzate di coreani etnici, cittadini giapponesi e altri dalla guerra di Corea fino ad oggi.
Le vittime di queste violazioni e le loro famiglie stanno raggiungendo un’età avanzata, gli resta sempre meno tempo per vedere giustizia e verità realizzate.
Diritti umani in Corea del Nord: la Comunità Internazionale è chiamata ad intervenire
Indagini e azioni penali adeguate sui crimini internazionali commessi in Corea del Nord sono una priorità. Sia rivolgendosi alla Corte penale internazionale o con l’istituzione di un tribunale ad hoc.
A tal proposito, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha chiesto un rinnovato impegno per assicurare giustizia alle vittime di gravi violazioni dei diritti umani nella DPRK.
“Sette anni dopo lo storico rapporto della Commissione d’inchiesta sulla Corea del Nord, prevale l’impunità; e continuano a essere commesse violazioni dei diritti umani che possono equivalere a crimini contro l’umanità. Esorto la comunità internazionale a dare la priorità alla giustizia e ad adottare misure immediate per prevenire ulteriori inflizioni di gravi violazioni dei diritti umani contro il popolo della DPRK “.
Giulia Chiapperini