L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) definisce gli apolidi come “individui che non sono considerati cittadini ai sensi delle leggi di alcun paese”. Secondo l’UNHCR ogni anno nascono 70.000 bambini apolidi. Bambini apolidi in Sudafrica: un bambino su quattro è invisibile.
Nel mondo, intere comunità, neonati, bambini, coppie e anziani soffrono di una comune maledizione: la mancanza di una qualsiasi cittadinanza. Questo li priva di quei diritti che la maggioranza della popolazione mondiale può dare per scontato. Viene loro negata l’identità legale quando nascono, sono privati dell’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria, al matrimonio e alle opportunità di lavoro durante la loro vita, ma anche alla dignità di un certificato di morte quando muoiono.
Molti di questi bambini trascorrono la maggior parte della loro vita combattendo le disuguaglianze che hanno ereditato, e spesso trasmettono la loro terribile condizione alle generazioni future. Se avranno figli propri, anche questa generazione sarà apolide. E così via. In eterno.
Bambini apolidi in Sudafrica: in cerca di un posto da chiamare casa
La situazione è particolarmente grave in Sudafrica: il Paese, infatti, non è tra i firmatari delle Convenzioni Onu del 1954 e del 1961, rispettivamente sullo status e sulla riduzione degli apolidi. Non c’è una definizione chiara e legale di chi deve essere considerato apolide. E oltre alla mancata registrazione delle nascite, si verifica anche il perpetuarsi dell’apolidia da una generazione all’altra. Quando i bambini nascono da genitori apolidi, diventano anch’essi apolidi e spesso “ereditano lo status di immigrazione dei loro genitori”, il che li porta a essere definiti “migranti irregolari”, nonostante siano nati in Sudafrica.
L’UNICEF stima che 3,7 milioni di bambini in Sud Africa sono orfani e 58.000 vivono in case-famiglia. Inoltre, secondo il Dipartimento per lo sviluppo sociale, più di 2.000 bambini vengono abbandonati ogni anno.
Secondo uno studio del 2019 dello Scalabrini Center di Cape Town – un gruppo di difesa dei rifugiati e dei migranti – 7 bambini stranieri su 10 assistiti dallo stato in Sudafrica sono privi di documenti: non hanno certificato di nascita, documenti di identità o passaporto.
“Senza documenti, ti manca così tanto. Sembra che tu non esisti affatto. Per te, sai di essere un essere umano, ma per loro sei solo qualcosa che è inutile. Tu non esisti. “
Obert Makaza, 20.
Apolidi ai tempi del Covid
Come abbiamo visto, l’apolidia non riguarda solo i bambini migranti, che potrebbero aver perso i documenti o essere stati separati dalla famiglia durante il viaggio, ma anche i neonati in Sudafrica. Non solo si può diventare apolidi, ma si può nascere apolidi.
E il rischio aumenta quando un conflitto li costringe a fuggire dalle loro case, o quando nascono in esilio.
Purtroppo, l’attuale pandemia da Covid-19 ha aggravato la vulnerabilità degli apolidi. A causa delle restrizioni negli spostamenti e nei viaggi, le donne migranti incinte hanno dovuto partorire lontane dal proprio Paese, negando così la nazionalità ai loro figli. Oppure, al contrario, la paura di far nascere i figli apolidi ha spinto alcune madri a tornare in patria, nonostante i rischi per la salute, mettendo in pericolo la propria vita e quella del nascituro.
Bambini apolidi in Sudafrica: senza un certificato di nascita sono invisibili
“Non ero nessuno e non appartenevo a nessun posto.”
Lebo Maphoditsa è donna di 40 anni; madre di quattro figli. Lebo non è ancora riconosciuta come cittadina sudafricana perché non registrata alla nascita. La sua apolidia le ha impedito di registrare i propri figli alla nascita.
Eppure, la Carta dei Diritti afferma che ogni bambino ha diritto a un nome e una nazionalità dalla nascita e che l’interesse superiore del bambino è di fondamentale importanza in ogni questione che lo riguarda.
La registrazione della nascita in Sud Africa inizia con l’atto di notificare la nascita del bambino, che porta poi al rilascio di un certificato di nascita. Senza un certificato di nascita, i bambini diventano invisibili.
Secondo il Birth and Deaths Registrations Act (BDRA) e il Child Care Act, qualsiasi bambino nato abbandonato o orfano alla nascita dovrebbe essere registrato dall’assistente sociale autorizzato.
Ma se il parto avviene in un fine settimana o i genitori sono immigrati, in molti casi gli assistenti sociali non registrano le nascite di questi bambini. Quindi, se l’assistente sociale in servizio non registra un bambino abbandonato alla nascita, è improbabile che gli venga concessa la cittadinanza dagli Affari Interni.
I tribunali non possono essere l’unica soluzione per risolvere il problema dell’apolidia tra i bambini in Sud Africa. I requisiti, infatti, rendono difficile il percorso legale verso la cittadinanza per i bambini apolidi. Si trovano così intrappolati in un circolo vizioso senza fine, in cui vengono ripetutamente detenuti o rinchiuse nelle loro case per anni. Senza voce.
L’apolidia è un problema creato dall’uomo
I milioni di apolidi presenti oggi nel mondo vivono un’esistenza da emarginati ed invisibili. Le loro vite sono state interrotte o distrutte con incalcolabili conseguenze sociali, economiche o politiche.
L’apolidia è un problema creato dall’uomo in un preciso momento della storia, e può continuare a colpire le persone per generazioni. Intere fasce di popolazione possono diventare apolidi dall’oggi al domani a causa di disposizioni politiche o giuridiche, o per la ridefinizione dei confini statali.
Il fattore chiave per trovare una soluzione è la volontà politica. Spetta agli Stati risolvere il problema concedendo la nazionalità agli apolidi. Sulla base del rispetto dei diritti umani, gli Stati sono responsabili, indipendentemente dal fatto che abbiano ratificato o meno le Convenzioni sull’apolidia.
La mancanza di registrazione delle nascite è una delle ragioni principali dell’apolidia dei bambini.
“Porre fine a decenni di ingiustizia sociale radicata nella vita di tutti i giorni non sarà facile, ma è semplicemente la cosa giusta da fare. Le persone apolidi hanno quasi sempre forti legami con almeno un paese. Con la volontà politica e i nostri sforzi congiunti, quei legami tra le persone e gli stati possono essere riconosciuti. Milioni di persone avranno finalmente un paese che potranno sentire come proprio e avranno finalmente le stesse opportunità di cui gode il resto di noi”
ha dichiarato l’Alto Commissario UN Guterres.
Giulia Chiapperini