Si sono acuite negli ultimi mesi le tensioni tra Somalia e Kenya, tanto da portare Mogadiscio a chiudere i rapporti istituzionali con lo stato confinante. Le tensioni, attive da più di dieci anni, hanno subito una vera e propria escalation negli ultimi mesi
Le tensioni tra Somalia e Kenya sono uno degli argomenti che più tiene banco nell’incerta politica del Corno d’Africa. Ciò è dovuto anche allo strano contesto in cui si sviluppa lo scontro, fatto di guerra, aiuti e terroristi islamici.
Cerchiamo di capire quali dinamiche hanno portato queste due nazioni a iniziare una battaglia che fin’ora, fortunatamente, resta solo diplomatica.
I rapporti durante la guerra civile somala
C’è da dire che le corde tra le due nazioni africane non sono state sempre così tese, ed anzi, c’è stato un tempo in cui ci si aiutava addirittura a vicenda. Nel contesto della guerra civile in Somalia infatti, il Governo di Nairobi fu in prima linea nella lotta agli estremisti islamici di Al-Shabaab.
Nello specifico l’intervento keniota avviene il 16 ottobre 2011, all’interno di un’operazione denominata Operazione Linda Nchi, che aveva lo scopo di attaccare Al-Shabaab nei territori più a sud della Somalia, al confine col Kenya.
E’ importante evidenziare come l’intervento fu inizialmente giustificato da meri interessi utilitaristici. Per i precedenti cinque anni infatti la guerra era andata avanti senza risvegliare gli interessi del Kenya.
I diversi rapimenti di civili kenioti, tra cui due missionarie spagnole sul territorio attraverso Save The Children, e le continue incursioni da parte dei terroristi convinsero Nairobi ad intervenire. L’azione ebbe successo e, nel marzo del 2012, le truppe kenyote verranno integrate all’interno dell’AMISOM, la missione in terra somala dell’Unione Africana.
Le tensioni marine tra Somalia e Kenya
Le tensioni tra i due stati sono tuttavia precedenti persino all’Operazione Linda Nchi. La materia della disputa è un’area marittima di forma triangolare, che si estende per circa 100.000 km², situata al confine tra le due nazioni.
Naturalmente il tratto di Oceano Indiano in questione è tanto dibattuto poiché sede di diversi giacimenti petroliferi e minerari, che sarebbero fondamentali per le economie dei due paesi.
Il pomo della discordia riguarda la delineazione del confine marittimo tra i due Stati. La Somalia vorrebbe infatti che il confine venisse tracciato seguendo quello terrestre, mentre il Kenya vorrebbe che seguisse i meridiani, come vediamo nell’immagine qui accanto.
Le trattative, attive da più di 10 anni, si raffreddano quando, il 28 agosto 2014, il governo di Mogadiscio presenta alla Corte internazionale di giustizia una domanda per deliberare sulla situazione. Ciò accade dopo anni di trattative pacifiche, poiché, secondo il governo somalo, si era giunti ad una situazione di stallo.
Entrambe le nazioni nel corso degli anni hanno sfruttato per i propri interessi le acque contese, vendendo lotti e assegnando licenze per lo sfruttamento dei giacimenti. Naturalmente c’è un pizzico d’Italia anche in questa disputa, poiché il Kenya assegnò le licenze proprio all’Eni.
Il 18 febbraio 2019 la rottura si fa ancora più profonda, quando il Governo kenyota decide di richiamare i propri ambasciatori in Somalia, invitando i rappresentanti somali a lasciare Nairobi. A seguito di questo avvenimento l’Unione Europea promuoverà un incontro tra alcuni rappresentanti dei due Stati. Anche questo incontro darà adito a scandali.
Tensioni territoriali
Le tensioni tra Somalia e Kenya non si limitano però alla contesa delle acque dell’Oceano Indiano. A più riprese i due Stati si sono trovati alle strette riguardo questioni legate allo Jubbaland, regione semi-indipendente nel sud della Somalia.
Il Jubbaland è la regione somala al confine con il Kenya, tanto che prima della Prima Guerra Mondiale faceva parte della nazione scudata. E’ stata poi integrata nella Somalia italiana all’interno delle negoziazioni che hanno negato la Dalmazia al nostro Stato.
Da anni il gruppo jhiadista Al-Shabaab opera nella regione, e ha portato più di 200.000 sfollati somali ad attraversare il confine per cercare asilo. Il Governo keniota ha accusato più volte le forze militari dei dirimpettai di varcare il confine, portando scompiglio anche in terra che non appartengono alla loro giurisdizione.
Mogadiscio dal canto suo ha pesantemente accusato il Kenya di interferire nelle elezioni in Jubbaland, con l’obbiettivo di far slittare le delicatissime elezioni del 2021.
L’escalation degli ultimi mesi
Proprio queste presunte intrusioni del Kenya nella pianificazione delle elezioni in Somalia hanno portato il governo somalo a chiudere ogni rapporto con lo stato confinante.
Secondo il presidente Mohamed Abdullahi il Governo keniota sta interferendo nell’indipendenza somala. Oltre a queste presunte intrusioni in Jubbaland infatti c’è da evidenziare come nel mese di dicembre Nairobi abbia ospitato il presidente del Somaliland, una regione somala dichiaratasi autonoma nel 1991, ma non riconosciuta da nessuno.
Ciò porta, il 15 dicembre 2020, il Governo somalo a richiamare i propri ambasciatori ed a chiedere a quelli kenioti di lasciare il paese. Il Kenya cercò di allentare le tensioni, facendo appello alla crescita parallela che le due nazioni stanno vivendo, e portando all’attenzione pubblica il grosso numero di rifugiati somali presenti sul territorio.
Il 28 gennaio scorso degli scontri nel Jubbaland portano il governo somalo ad accusare di nuovo Nairobi, che ricorderà ai vicini, nella persona di Cyrus Oguna, di non incolparli dei loro problemi.
Al-Shabaab e le elezioni somale
In questo contesto di tensioni tra le due nazioni il vero vincitore è solo uno: l’associazione terrorista Al-Shabaab. Negli scorsi giorni infatti si sono amplificati gli attacci dei jhiadisti in Kenya, causando addirittura 147 morti.
Proprio questa è la preoccupazione più grande del Governo keniota, che teme che l’abbassamento della guardia possa portare a conseguenze inaspettate. La Somalia intanto dovrà affrontare proprio in questo mese le elezioni.
Il presidente somalo Mohamed Abdullahi ha infatti convocato oggi i presidenti di tutti gli Stati federali della Somalia per garantire la riuscita delle elezioni, e incontrerà unitamente le due camere il 15 febbraio, in una ricerca di democrazia che dovrebbe portare ad un radioso futuro per la nazione africana.
Thomas Marzioni