Il cantante nigeriano Yahaya Sharif Aminu ha rischiato l’impiccagione in seguito all’accusa di blasfemia, ma la condanna è stata annullata
E’ davvero una buona notizia per chiunque sia affezionato al diritto della libertà d’espressione. Si è chiuso lo scorso 24 gennaio l’appello per salvare il 22enne nigeriano, con la raccolta di ben 71 mila firme. Il cantante era stato accusato di blasfemia – che in Nigeria così come negli altri paesi dove vige la shar’ia è un reato – per delle parole irrispettose nei confronti di Maometto in una sua canzone.
Lo scorso 10 agosto un tribunale islamico formalizza l’accusa di blasfemia, che in Nigeria è punibile con l’impiccagione e, da quel momento, molti leader religiosi facevano pressioni affinché l’esecuzione avvenisse il prima possibile.
Il giudice della corte d’appello ha disposto un nuovo processo, in quanto il precedente era caratterizzato da irregolarità sia contro la costituzione nigeriana, sia contro la Dichiarazione universale dei diritti umani.
Cos’è successo a Yahaya Sharif prima che si disponesse un nuovo processo?
Prima che la condanna venisse annullata, Yahaya Sharif aveva presentato ricorso in appello e, nel frattempo, si è trovato in custodia cautelare nella prigione di Kano, dove non gli era permesso né ricorrere a un avvocato – ed è per questo che il primo processo era irregolare – né vedere i suoi famigliari.
L’annullamento della condanna, seppure con notevole ritardo, rappresenta un piccolo passo avanti nel raggiungimento di una libertà di espressione che sia autentica e non solo formale, anche in quei paesi dove vige la legislazione islamica, come in molti stati settentrionali della Nigeria. La pena capitale continuerà ad essere applicata, ma attribuirla al cantante è stato un errore di valutazione persino in Nigeria: il governo centrale è obbligato per il Patto internazionale sui diritti civili a ricorrevi per i reati più gravi.
Se il caso di Yahaya Sharif Aminu ci sorprende per la sua giovane età, dovremmo pensare a un altro ragazzo nigeriano, questa volta di soli 13 anni, di nome Omar Farouq, condannato a dieci anni di prigione per la stessa accusa: il ragazzino avrebbe bestemmiato davanti a un suo amico.
Francesca Santoro