Mafioso e omosessuale. Un ossimoro per le vecchie regole della “ndrangheta”. Una “macchia” che il clan Lo Bianco di Vibo Valentia ha deciso di lavare con il sangue. Dalle pagine dell’operazione Rinascita-Scott è riaffiorato il caso del mafioso gay Filippo Gangitano che risale al 2002.
Questo delitto era stato fino ad ora irrisolto, ma oggi si sa perché. Infatti, ogni dettaglio è stato raccontato dal pentito Andrea Mantella, all’epoca “astro nascente” del crimine vibonese.
La sentenza di morte perché omosessuale
A stabilire l’eliminazione fisica di Filippo Gangitano sarebbero stati Carmelo Lo Bianco alias “Piccinni”, capo storico della “famiglia”, ed Enzo Barba, alias “Il musichiere”, altro pezzo da novanta.
Secondo quanto raccontato da Mantella:
Questo omicidio è stato commesso quando io ero semi libero e lui era andato a convivere con un ragazzo a casa dei propri genitori, per questo si è saputo che era gay. Francesco Scrugli (ucciso nel 2012, ) era stato contattato da Carmelo Lo Bianco, il quale gli disse che un nostro ‘saggio compagno’ era gay e che questa cosa nella ‘ndrangheta’ non poteva essere tollerata. Scrugli gli disse che sarebbe venuto da me che ero anche suo cugino e mi disse questa cosa.
A quel punto, Barba e Lo Bianco hanno dato appuntamento, tramite Scrugli, ad Andrea Mantella e gli hanno raccontato che suo cugino era gay.
Mantella ha raccontato di aver provato a risolvere la questione facendolo cacciare, ma tutti e due dissero al pentito che queste cose “non devono esistere”, che “noi dobbiamo dare conto a San Luca” e non ci potevamo permettere di avere o di aver avuto un gay nella cosca.
Quindi, Barba e Lo Bianco fecero capire chiaramente a Mantella che suo cugino “Doveva essere ammazzato” e farlo doveva essere proprio Mantella per suo parente. Quest’ultimo però non era affatto convinto di commettere questo reato.
Gangitano fu ucciso e messo nei sacchi del mangime
A malincuore Mantella ha dovuto uccidere suo cugino e ha anche tradito suo fratello Nazzareno. Allo stesso tempo però Gangitano sapeva delle voci che circolavano a Vibo e temeva che gli potesse accadere qualcosa.
In particolare, i criminali hanno cercato di attirarlo in una trappola però il piano non riuscì e così Mantela si rivolge a Nazzareno che convince a portare Gangitano alla masseria del padre, convinto che si sarebbe trattato solo di un chiarimento. Però fu proprio in quella circostanza che per Gangitano si scrisse la parole fine. Infatti, Scrugli lo sparò e dopo lo misero nei sacchi del mangime e lo sotterrarono.
Questo quanto affermato da Mantella:
Nel posto in cui lo hanno seppellito ora hanno fatto una strada. Il fatto è avvenuto di sabato perché la domenica dovevamo fare il pranzo; da allora i miei fratelli non mi parlano più.
Quello di Filippo Gangitano è stato l’ultimo omicidio commesso da Mantella per la cosca Lo Bianco. Per questo delitto risultano indagati a piede libero Vincenzo Barba, Filippo Catania e Paolino Lo Bianco.
MARIO RUGGIERO