La convention repubblicana di Cleveland ha appena sancito la candidatura di Donald Trump come presidente degli Usa.
Se il miliardario del settore immobiliare dovesse vincere nell’elezione di novembre, probabilmente prenderà forma un mondo molto diverso da quello in cui abbiamo vissuto negli ultimi venticinque o forse cinquant’anni- data la combinazione di aggressivo nazionalismo e di mero isolazionismo che caratterizza il suo messaggio ideologico – per non dire del suprematismo bianco a stelle e strisce e della misoginia.
Molte cose hanno caratterizzato la manifestazione repubblicana, quel grande circo che viene sempre messo in piedi in America per lanciare le candidature presidenziali. Cose come la polemica sul mancato sostegno di una parte dei repubblicani a Trump medesimo ; oppure la questione dei personaggi armati che gravitavano intorno alla sede scelta per l’iniziativa (cui non erano ammessi, nonostante Trump sostenga fermamente le ragioni di chi vuole portare armi liberamente); oppure le minacce violente indirizzati all’altra candidata, Hillay Clinton, da parte di un collaboratore di Trump.
Un’altra cosa però mi ha colpito, una delle meno notevoli – in apparenza.
IPOTESI DI FIRST LADY: MELANIA TRUMP
La polemica, tutto sommato veramente grottesca, in merito al discorso pronunciato dalla consorte di Trump e possibile First Lady, Melania Trump.
La quale ha plagiato una porzione del discorso che invece pronunciò Michelle Obama, first lady-in pectore, nel 2008.
Perché ha tenuto questo discorso?
Il sistema americano prevede che un po’ tutto il nucleo familiare del candidato si presenti al vaglio degli elettori insieme a lui – in quanto, a candidarsi, più che una ideologia, un partito o un programma, è proprio una persona col suo esempio di vita e di carriera.
Questo in ossequio alla ideologia americana, che esalta l’individuo e le sue risorse: d’altronde l’America è la land of promises, cioè la nuova terra col suo nuovo cielo, e relative opportunità, promessa dal libro dell’Apocalisse.
Una convinzione coerente con la tesi di Weber, secondo la quale è calvinismo (come dire, il fondamentalismo cristiano-protestante) ad essere la base culturale del capitalismo : data la sua propensione a legittimare i successi terreni degli individui, in quanto solo chi incontri la grazia di Dio può ottenere successo e dimostrare talento.
Il successo è di per sé garanzia di giustizia : una idea che rafforza l’ideologia neoliberale (in origine tutta laica) centrata sull’individualismo ed il libero mercato : che vede come fattori essenziali per una visione razionale dell’esistenza.
Insomma si candida una persona con tutti i suoi successi : ci mette la faccia, come dire, e quindi ci mette anche la moglie e i figli (la cosa più simile al presidenzialismo repubblicano a stelle e strisce? La monarchia britannica e relativa royal family).
Ecco perché pure Melania Trump ha tenuto un discorso.
LO STRANO CASO DI MICHELLE OBAMA E DI MELANIA TRUMP
Ora quali sono state le parole “incriminate” nel discorso di Melania Trump? Le traggo da un pezzo di Adi Robertson
Discorso di Melania Trump:
My parents impressed on me the values: that you work hard for what you want in life. That your word is your bond and you do what you say and keep your promise. That you treat people with respect. They taught me to show the values and morals in my daily life. That is the lesson that I continue to pass along to our son.
And we need to pass those lessons on to the many generations to follow. Because we want our children in this nation to know that the only limit to your achievements is the strength of your dreams and your willingness to work for them.
Discorso di Michelle Obama:
And Barack and I were raised with so many of the same values: that you work hard for what you want in life; that your word is your bond and you do what you say you’re going to do; that you treat people with dignity and respect, even if you don’t know them, and even if you don’t agree with them.
And Barack and I set out to build lives guided by these values, and pass them on to the next generation. Because we want our children — and all children in this nation — to know that the only limit to the height of your achievements is the reach of your dreams and your willingness to work for them.
Le parole in neretto sono quelle prese di peso dalla versione “obamiana” originale. Non poche come si vede (il discorso è stato un po’ più lungo comunque).
Cosa mi ha colpito di questo discorso? Dico oltre al fatto che fosse un plagio : tre cose
1)e’ banale
2) e’ banale…no scherzo : mi ha colpito che tutto sommato, sarebbe bastato davvero giusto un po’ di quella fatica che anche i professori apprezzerebbero in uno studente, quando copia – sarebbe bastato giusto di prendersi il disturbo di non far passare per imbecilli quelli che ti ascoltano, quindi mescolare un poco le tessere dello scarabeo, e produrre un discorso che non fosse suscettibile di una accusa di plagio, perché
3) al netto dell’aspetto formale, se la Trump ha usato presentato quel discorso, è perché i valori e la retorica cui si ispira o che vuole proporre sono davvero uguali a quelli della Obama.
Anzi, recuperando un approccio di tipo “regressivo” (che procede a ritroso) io mi sentirei anche di dire che è stata Obama a plagiare la Trump : voglio dire, se anni fa la prima ha pronunciato i concetti che ha rivendicato anni dopo la seconda, ciò non vuol dire altro se non che la moglie di Obama la pensa come la moglie di Trump.
Insomma: democratici e repubblicani propongono sostanzialmente le stesse cose, financo le stesse parole, ai propri elettori – persino ai propri attivisti e sostenitori.
Passi che per vincere in campagna elettorale bisogna conquistare gli indecisi, la zona grigia, il ceto medio, i né di qua-nè di là, gli ignavi ecc. e quindi essere rassicuranti, mediocri e così via. Ma che alla propria convenzione di partito, in cui si dovrebbero esaltare (ed è così per tradizione, badate) i propri valori caratteristici, e le differenti parole d’ordine che caratterizzi i due schieramenti – ecco che in un simile contesto si somministri la stessa minestra e si canti la stessa solfa, secondo me è la cosa più importante di tutte quelle emerse in questi giorni.
DA KEYNES A TRUMP
Questa cosa infatti spiega Trump, le sparatorie, o la crisi economica, o anche le incertezze di Obama e i suoi insuccessi.
L’individualismo e il valore supremo assegnato a quanto ne consegue, con la sua vittoria, ha scardinato i legami sociali, e il valore stesso della politica, e della cultura.
L’ideologia centrata su un individualismo aproblematico, fondato tutto sul volontarismo e sull’autopersuasione, questa cultura che domina la nostra epoca, e che accomuna tutti i partiti (per certi aspetti, anche al di qua del grande Oceano) è stata una livella che ha appiattito e conformato tutti i discorsi, e quindi tutti i pensieri.
Non tutti, certo, ma tanti, troppi.
A scanso di equivoci: non è qui in discussione il nucleo liberale e il valore della libertà degli individui, al centro dell’esperienza storica della democrazia. Quello che succede in Turchia (peraltro con l’accondiscendenza dichiarata da Trump) deve metterci, se mai servisse, in guardia dallo svalutare l’importante della libertà.
In discussione, per quel che mi riguarda, è piuttosto un approccio semplicistico, ed in definitiva meccanico, irriflessivo- o meglio da riflesso condizionato canino – alla vita ed alla realtà con tutte le sue differenze e contraddizioni.
D’altronde, una volta i politici leggevano ( non tutti, ma tanti) e un re del marketing politico come Kennedy si affidava a intellettuali e “teste d’uovo”.
Ora i discorsi li fa Melania Trump, e ci stupiamo che siano banali ?
Se non ci si pone domande, non si pensa; e una vita senza pensiero, che se ne fa della libertà ?
ALESSIO ESPOSITO