Lo studio sul Blazar nell’universo primordiale é stato pubblicato su Astronomy & Astrophysics.
Radar galattici
Un Blazar nell’universo primordiale e noi lo scopriamo solo adesso. La “visione” radio ultra nitida del Very Long Baseline Array (VLBA) della National Science Foundation ha rivelato dettagli mai visti prima in un getto di materiale espulso a tre quarti della velocità della luce dal nucleo di una galassia distante circa 12,8 miliardi di anni luce. Terra. La galassia, soprannominata PSO J0309 + 27, è un blazar, con il suo getto puntato verso la Terra, ed è il blazar emittente radio più luminoso mai visto a tale distanza. È anche il secondo blazar che emette raggi X più luminoso a tale distanza.
Cos’è un Blazar
Oggetti come questo sono sorgenti altamente energetiche e compatte. Solitamente si associano a buchi neri supermassicci al centro di galassie ospitanti. Spettacoli come un Blazar sono tra i fenomeni più violenti dell’universo e fanno parte di un grande gruppo di galassie attive, dette anche Nuclei Galattici Attivi (AGN in inglese). Come tutti gli AGN, I blazar sono così potenti per via del materiale che cade all’interno del buco nero supermassiccio. Gas, polveri e stelle vengono catturate e la spirale gravitazionale accentra il materiale. Questo processo crea un disco di accrescimento caldo che genera enormi quantità di energia sotto forma di fotoni, elettroni, positroni e altre particelle elementari.
A caccia di Blazar
In questa immagine, l’emissione radio più brillante proviene dal nucleo della galassia, in basso a destra. Il getto è spinto dall’energia gravitazionale di un buco nero supermassiccio centrale e si muove verso l’esterno, verso l’angolo superiore sinistro. Il jet di materiali osservato si estende per circa 1.600 anni luce e mostra la struttura al suo interno. A questa distanza, PSO J0309 + 27, ovvero il nostro Blazar, appare com’era quando l’universo aveva meno di un miliardo di anni, o poco più del 7% della sua età attuale. Il team internazionale di astronomi guidato da Cristiana Spingola dell’Università di Bologna in Italia ha osservato la galassia ad aprile e maggio 2020. La loro analisi delle proprietà dell’oggetto fornisce supporto per alcuni modelli teorici del perché i blazar sono rari nell’universo primordiale. Al team di Spingola non resta che fare “anatomia comparata” tra questo Blazar e altri AGN.
Daniele Tolu