Fermarsi o continuare? Segnare, segnare, e poi segnare ancora o accontentarsi? Umiliazione o rispetto? Quando qualche giorno fa nel Campionato Preferente Benjamin Futbol i classe 2011 del Real Madrid hanno sconfitto i pari età del Villaverde San Andres B con un punteggio incredibilmente pesante sui blancos si è scagliata da più parti la critica: diseducativo, non etico far si che si manifestasse un tale divario e un risultato così eccessivo…ma è davvero così? Real – Villaverde è finita 31-0 sul campo, ma fuori il dibattito è ancora aperto
Le Reazioni
La polemica nasce immediatamente dopo la fine del match. Lo stesso Villaverde al termine del match sui social ha manifestato il proprio dissenso, dichiarandosi “indignato” per quanto successo. Si legge nel post pubblicato un appello affinché non si ripetano più situazioni simili.
“Da un lato i grandi club dovrebbero usare strategie sportive per evitare queste goleade, e dall’altro la Federazione deve ristrutturare queste categorie”
Dal canto suo, il Real Madrid ha voluto tutelare gli avversari a modo proprio limitandosi a comunicare la vittoria della propria selezione senza specificarne il risultato. Una carineria evidentemente non sufficiente a placare le polemiche, prontamente ribattute dall’altra faccia della medaglia.
Rispetto o umiliazione?
C’è chi infatti reputa un tale dislivello una mancanza di rispetto nei confronti dell’avversario, una umiliazione gratuita, girare inutilmente il coltello nella piaga. “Non si tratta di pietà, ma di rispetto ed etica sportiva” è la posizione diffusa. Altri invece ritengono che ben più pesante e umiliante sarebbe riconoscere l’avversario come talmente tanto inferiore da non impegnarsi a fondo, smettere di lottare e combattere per manifesta inferiorità. “Bisogna onorare la partita” è l’altra faccia della medaglia.
Non fare di tutta l’erba un fascio
Trattando l’argomento, in tanti hanno tirato in ballo precedenti illustri, da Bayern Monaco – Barcellona 8 a 2 alla celeberrima debacle mondiale del Brasile contro la Germania agli scorsi Mondiali. E forse proprio questo è l’errore. Mettere sullo stesso piano circostanze che hanno poco in comune. Se per calciatori professionisti pagati fior fior di milioni per fare quel lavoro andare avanti e non fermarsi può essere un dovere di professionalità, e un trattare l’avversario da pari rispettando la competizioni, a 8-9 anni l’impatto psicologico di una simile sconfitta è certamente diverso e anche il punto di vista cambia inevitabilmente. A quell’età, il calcio deve essere passione e divertimento, e soprattutto amicizia e valori. C’è tutta una vita per imparare il concetto di orgoglio, o di competizione. Pietà, rispetto dei sentimenti, considerazione, rispetto…a quell’età vincere non è tutto quello che conta, anche al prezzo di qualche Champions League in meno.
Beatrice Canzedda
Sono un Rugbysta
smettere di segnare è considerare l’avversario non degno di rispetto !
ma il mondo del calcio non può capirlo !