Fra le serie che più hanno segnato l’ascesa di Netflix, Orange is the new black è una delle più amate. È basata sulle memorie della scrittrice Piper Kerman, una donna di buona famiglia finita in carcere per riciclaggio di denaro sporco.
Orange racconta il percorso, le sofferenze e le più piccole gioie delle detenute conosciute da Piper nell’anno che trascorse in prigione, naturalmente romanzandole. Il percorso di ognuna di loro è unico. C’è chi si trova a dover affrontare guardie dure e spesso corrotte; c’è chi rimane schiacciato dalla gerarchia interna tra carcerate, o chi invece riesce a uscire e deve reimparare a vivere. I temi, comunque, sono molto delicati. E sono sempre bilanciati da altrettanta, straordinaria ironia, utile ad alleggerire anche la gravità di certi episodi. Passiamo da questioni come la dipendenza dalla droga e la discriminazione razziale, a una giustizia americana inesistente e i suoi membri corrotti; dalla mafia alla violenza sulle donne, dalla malattia mentale all’immigrazione ai drammi familiari più tragici. Una realtà ben diversa da quella ideale che l’America ci ha sempre venduto nei suoi film. E che, soprattutto, è riuscita ad avere un impatto sociale potentissimo.
Orange e i suoi temi sociali
Orange è stata una vera e propria denuncia sociale. Ci ha aperto gli occhi su un sistema fallace, che ‘’non impiega in modo appropriato le proprie risorse per investire sull’istruzione’’, ma le sfrutta piuttosto per i propri interessi economici e commerciali.
Ci ha mostrato come manchi – e quanto sia essenziale – un’assistenza per le detenute che non hanno commesso reati così gravi, e che meritano la possibilità di riprendere in mano la propria vita una volta uscite fuori.
Orange ci spiega anche che l’America non è solo quella che vediamo nelle varie sitcom o nei bei film di Natale. Esiste anche un’America degradata, di cui non parla quasi mai nessuno, nella periferia delle grandi città. È un’America fatta di droga, sporcizia, malattie, bambini costretti a rubare e giovani senza via d’uscita. Quella parte di società dimenticata e che fa i conti tutti i giorni con problemi tra la vita e la morte.
A volte, la situazione è così tragica che qualcuno preferisce tornare in un carcere ingiusto e sovraffollato, dove rischia lo stupro delle guardie e la violenza psicologica. Tutto, purché possa mangiare due volte al giorno.
Black lives matter
Ben prima del #blacklivesmatter 2020, Orange raccontava dell’aggressività di cui possono essere capaci alcuni poliziotti verso le donne di colore.
In questo senso, è stata indubbiamente profetica la morte del personaggio di Poussey Washington nella quarta stagione. ‘’I can’t breathe’’ sono state le parole recitate dall’attrice, il cui personaggio muore soffocata da un poliziotto. Le stesse parole di George Floyd, ben cinque anni prima di quel 25 maggio 2020 che ha riportato in luce il movimento #blacklivesmatter.
È stato proprio a partire dalla morte di quel personaggio di Orange che il cast e lo staff intero hanno cominciato a impegnarsi direttamente nel sociale, osservando l’impatto di cui era capace la serie.
I riflettori sono stati anche puntati sul problema dell’immigrazione: un problema che si trovano a dover fronteggiare molte delle detenute. Addirittura esistono nel carcere di Litchfield ‘’clan’’ specifici di donne ispaniche o afro-americane, le cui storylines assumono contorni sempre diversi ma, purtroppo, sempre difficili.
Il Poussey Wahington Fund
Nel finale di Orange is the New Black si accenna a un certo Poussey Washington Fund, un programma che aiuti le detenute anche fuori dal carcere.
Grazie alla produzione e a Netflix, la fondazione Poussey Washington Fund esiste davvero. I produttori e i creatori di Orange hanno organizzato una campagna per sostenere la riforma della giustizia penale e le organizzazioni benefiche per i diritti degli immigrati.
Di seguito, il video in cui alcune persone di questa ”America dimenticata” raccontano come Orange abbia cambiato le loro vite, e le attrici della serie introducono le iniziative sociali che sono verranno portate avanti dopo il finale di serie.
Noemi Eva Maria Filoni