Addestrare e armare i docenti per contrastare le stragi nelle scuole: questa la strana proposta avanzata da Trump nel 2018. Non tutti sanno però che non si trattava di una semplice provocazione: il fenomeno degli insegnanti armati negli USA esiste da anni, e riscuote sempre più successo.
“Una scuola senza armi è come un invito agli assalitori. È come dire: vieni e prendici”. Queste le parole pronunciate da Donald Trump nel febbraio del 2018, all’indomani del massacro avvenuto a Parkland, in Florida. In risposta all’ennesima strage scolastica, il presidente americano sollecitava l’introduzione di insegnanti armati nelle scuole. Una proposta che aveva suscitato un certo clamore al di fuori degli Stati Uniti; soprattutto in Europa, dove il fenomeno delle sparatorie negli istituti è pressoché inesistente, nonostante l’assenza di educatori con il dito sul grilletto.
Eppure la proposta di Trump non era una semplice provocazione. Negli USA infatti il fenomeno degli insegnanti armati è una realtà da almeno dieci anni, con o senza l’intervento dell’ormai ex presidente. Le scuole possono aderire a veri e propri corsi di addestramento, che coinvolgono su base volontaria tutti i membri del personale, compresi i dipendenti amministrativi, i presidi e persino gli autisti dell’autobus scolastico.
Secondo le stime, la maggior parte delle adesioni arriverebbe tuttavia proprio dagli insegnanti. In questo scenario da moderno Far West, i docenti diventano responsabili non solo dell’educazione, ma anche della sopravvivenza dei propri studenti.
Quasi 500 le scuole “armate” negli Stati Uniti
La prima proposta ufficiale di armare gli insegnanti risale addirittura al 1999, anno del massacro alla Columbine High School, diventato un po’ il simbolo della violenza stragista nelle scuole americane. Il progetto si realizzerà nel 2008, all’interno del distretto scolastico di Harrod, in Texas, in reazione all’ennesimo attentato, avvenuto questa volta al Virginia Polytechnic Institute.
Ad oggi sono 19 gli Stati americani ad aver approvato leggi e promosso programmi per armare gli insegnanti. In ben 24 Stati l’amministrazione scolastica ha il potere di autorizzare il personale che ritiene idoneo a portare con sé una pistola. Secondo un’indagine di Vice, nel 2019 il numero di scuole aderenti ai programmi di addestramento è più che raddoppiato, passando da 215 a quasi 500 in appena un anno. È probabile che il sostegno pubblico di Trump all’iniziativa abbia favorito questo trend.
La sicurezza scolastica dopo Trump
Dobbiamo aspettarci un’inversione di tendenza sotto la presidenza di Biden? Molto difficile: la decisione rientra nell’area di competenza dei singoli Stati, al di fuori perciò del raggio d’azione del nuovo presidente – che pur si è detto contrario al fenomeno. Inoltre molti degli Stati che attualmente aderiscono all’addestramento dei docenti (tra cui Florida, Texas, Missouri, Ohio e Utah) hanno riconfermato la propria preferenza per Trump alle recenti elezioni; difficile quindi pensare a un cambio di direzione repentino sul tema della sicurezza nelle scuole.
Solo pochi giorni fa il Senato dell’Ohio ha annullato una sentenza che impediva l’accesso di insegnanti armati nelle scuole in assenza di un addestramento ufficiale da parte dell’Ohio Peace Officers Training Academy (OPOTA), l’ente responsabile della formazione di agenti e personale di sicurezza. Il senatore repubblicano Bill Coley, promotore dell’iniziativa, ha affermato che è un diritto delle scuole stabilire il livello di addestramento sufficiente per autorizzare il personale a presentarsi armato sul posto di lavoro. “Se sei un insegnante di storia, ma precedentemente facevi parte delle forze speciali, non sarebbe una cattiva idea se il distretto scolastico ti permettesse di portare con te un’arma da fuoco”, ha sostenuto il senatore.
I corsi di addestramento
Alle scuole viene così lasciato un buon margine di libertà nella gestione del personale in tema di sicurezza. I nomi degli insegnanti armati sono spesso tenuti segreti dagli istituti. Secondo le stime, si parlerebbe di migliaia di persone.
Le modalità dell’addestramento sfiorano spesso i limiti del grottesco, almeno ai nostri ingenui occhi di europei. Nel 2018 la BBC assistette a un corso organizzato in Ohio: appena tre giorni di formazione, e poi tutti in classe armati. Per ottenere la promozione, bastava partecipare a una serie di simulazioni, e centrare il bersaglio un certo numero di volte. I giornalisti raccontarono di professori promossi anche dopo aver accidentalmente colpito, nel panico della simulazione, bersagli che rappresentavano gli studenti che avrebbero dovuto proteggere.
Non tutti i partecipanti sembravano a proprio agio nel ruolo di pistoleri. E se avessero sparato a un ragazzo armato, per poi scoprire che la pistola era un giocattolo? Nessun problema, stando alle parole dell’ufficiale che teneva il corso: la legge in quel caso li avrebbe tutelati, “come succede con i poliziotti”. Ma rimane il dubbio che le preoccupazioni dei docenti non fossero di natura legale.
Il report realizzato da Jen Kinney sottolinea invece l’efferatezza con cui gli ufficiali conducono l’addestramento. Prima di fare pratica al bersaglio è necessario costruire una certa forma mentis, spiega la giornalista. Gli agenti illustrano così agli educatori quanto possa essere difficile uccidere, soprattutto quando si tratta di ragazzi giovani. Allo stesso tempo, spiegano che agire con la forza è necessario, che bisogna essere pronti a commettere atti violenti. Durante l’allenamento, gli insegnanti sparano per uccidere.
Alcuni di questi corsi sono approntati direttamente da gruppi legati alle lobby delle armi statunitensi. Ne è un esempio la Buckeye Firearms Association, già responsabile dell’addestramento di oltre 3.000 insegnanti provenienti da 18 Stati diversi. La maggior parte delle ore di formazione sono dedicate alla pratica di tiro, lasciando così in secondo piano aspetti importantissimi come le tecniche di de-escalation o le misure di primo soccorso.
Insegnanti armati: garanzia di maggiore sicurezza?
Nonostante la “corsa alle armi” avviata dal personale scolastico americano, il fenomeno delle stragi nelle scuole non ha registrato diminuzioni. Con una singolare eccezione: nel 2020, per la prima volta in diciotto anni, il mese di marzo non ha visto sparatorie nelle aule scolastiche americane. Merito paradossale della pandemia e del lockdown, che anche negli Stati Uniti ha lasciato a casa milioni di studenti.
Il futuro tuttavia si preannuncia incerto. Il picco di vendita di armi da fuoco raggiunto negli USA durante l’emergenza sanitaria potrebbe infatti dare presto i suoi inevitabili frutti, provocando nei prossimi mesi nuovi scontri e nuove vittime, anche in ambito scolastico.
La scelta di armare i docenti, oltre ad aprire diversi interrogativi di natura etica, risulta in fin dei conti del tutto inefficace: uno stratagemma per generare un falso senso di sicurezza nei cittadini, senza darsi la pena di risolvere i nodi reali del problema. All’indomani della strage di Parkland, mentre Trump proponeva di trasformare i professori in cecchini, 800.000 studenti americani marciavano pacificamente su Washington, chiedendo a gran voce leggi più severe sulla vendita delle armi. Dimostrando una consapevolezza maggiore di molti dei loro insegnanti, preoccupati solo di fare centro al poligono.
Elena Brizio