Gli aspirapolvere robot sono ormai molto comuni, la notizia che arriva dall’Università del Maryland è quindi destinata a far discutere.
Secondo lo studio presentato al SenSys 2020, la 18a conferenza annuale della Association for Computing Machinery che si è svolta dal 16 al 19 novembre in forma virtuale, invece che a Yokohama come previsto, a causa della pandemia di COVID-19, è possibile hackerare un comune aspirapolvere robot in maniera da renderlo capace di ascoltare.
In passato erano già state espresse preoccupazioni sulla potenziale minaccia alla privacy e perfino alla sicurezza delle persone a proposito delle mappe della casa create da questi robot che spesso sono conservate nel cloud.
Rendere pubblica la dimensione della casa di per sé suggerisce informazioni sul reddito e sullo stile di vita.
Ma quanto scoperto dal team guidato dall’assistente professore Nirupam Roy dell’Università del Maryland in collaborazione con il professor Jun Han dell’Università di Singapore va ben oltre.
Il sistema di navigazione basato su una tecnologia chiamata LIDAR (light detection and ranging cioè un sistema a guida laser) di un aspirapolvere robot può essere hackerato per captare i suoni e inviarli a un computer tramite il wifi di cui questi congegni sono dotati.
Voi direte: ma ascoltare come se non hanno un microfono? La scienza che sta alla base è conosciuta e sfruttata addirittura dagli anni 40, i microfoni laser si usano da allora nello spionaggio. Il principio è che le onde sonore che colpiscono oggetti provocano in essi delle minuscole vibrazioni che il laser è in grado di registrare.
Tutto facile allora? No affatto, il microfono laser funziona solo se la superficie in questione è un oggetto perfettamente liscio come uno specchio.
I ricercatori hanno però dimostrato che il loro programma basato su vari algoritmi di deep learning pur operando coi dati frammentari del LIDAR che scannerizza oggetti irregolari riesce a ricostruire i suoni. Non solo, come prima cosa i ricercatori hanno dimostrato che il loro hacking non interferisce col sistema di navigazione dell’aspirapolvere robot che mentre viene usato per spiare è perfettamente in grado di svolgere il suo compito originario. L’esperimento si è svolto ponendo vari oggetti attorno a una fonte sonora, in un caso una voce umana che leggeva numeri nell’altro programmi televisivi, il risultato è stato un’accuratezza del 90% sia nel captare correttamente i numeri che nell’individuare il programma da un minuto di registrazione.
I robot aspirapolvere non sono l’unico possibile bersaglio di questa falla nella sicurezza della tecnologia LIDAR, ad esempio anche il sistema di riconoscimento facciale degli smartphone potrebbe essere hackerato allo stesso modo.
Una minaccia alla sicurezza di cui i costruttori dovranno tenere conto.
Roberto Todini