Le ostriche salvano i mari: così sembra da qualche anno a New York, dove le acque che la circondano si stanno ripopolando di ostriche non ad uso alimentare. Il plauso va per l’associazione Billion Oyster Project, che sta coinvolgendo sia le scuole della città che i ristoratori in questa operazione fantastica di rinnovamento ambientale.
Billion Oyster Project è il nome che descrive il piano d’azione del progetto inerente. Mettere a dimora un miliardo di ostriche nelle acque che circondano New York, per tentare la rigenerazione dell’ecosistema delle aree costiere limitrofe alla città. Le ostriche salvano dunque i nostri mari? Perché proprio le ostriche? Per ripristinare il passato, prima di ogni cosa.
Le ostriche dell’Hudson
Quando all’inizio del Seicento Henry Hudson risalì per la primissima volta il fiume che successivamente avrebbe avuto il suo nome, la barriera di ostriche che vivevano sull’estuario dell’Hudson si estendeva per circa 90mila ettari. Prima dell’inquinamento provocato dalla rivoluzione industriale, le ostriche di New York erano fonte di nutrimento per i coloni. Oltre che indispensabile barriera naturale per proteggere le coste dall’erosione e dai fenomeni atmosferici più violenti. Nella prima metà del Novecento, la coltivazione dei molluschi a fini alimentari nelle acque della città fu vietata a causa del progressivo inquinamento dei fondali. L’interesse per il mantenimento delle colonie scemò. Così anche il ruolo protettivo esercitato dai molluschi è scomparso.
Billion Oyster Project
Nel 2012, però, contando i danni del devastante uragano Sally – capace di distruggere intere aree costiere, da Coney Island a Staten Island, e di mettere a rischio anche le attività di acquacoltura riprese dopo le bonifiche fatte negli ultimi quarant’anni (il Clean Water Act è datato 1972) – il Billion Oyster project prendeva forma grazie all’intuizione dell’omonima associazione, con a capo Pete Malinowski. Entro il 2035 si vorrebbe raggiungere raggiungere l’obiettivo. Il ripopolamento è iniziato nell’area del New York Harbour nel 2014, e finora ha messo a dimora 28 milioni di ostriche. I benefici portati dal pregiatissimo mollusco sono tantissimi.
Le ostriche salvano i mari inquinati
Le ostriche, oltre a essere dotate di un elevato potere nutrizionale e a non richiedere nutrimento da parte degli uomini, filtrando ognuna fino a 190 litri di acqua al giorno, riescono ad avere un potente effetto depurante sui nitrati. Favoriscono le fioriture algali alla base delle “zone morte”, e molto altro come metalli, tossine e batteri. Come accade nel Coney Island Creek, oggi inquinato quanto il New York Harbor cinquanta anni fa. Rigenerano i mari come le barriere coralline. Contribuiscono al ripopolamento delle acque. Nelle acque che si trovano attorno la città, nonostante ci siano i porti più trafficati del mondo, sono tornati i cavallucci marini. Molte altre specie sono la testimonianza del rinnovato stato di salute delle coste. La creazione di una barriera sempre più resistente eviterà il rischio di erosioni e devastazioni provocate dai cataclismi climatici.
Insieme per un obiettivo comune: salvare i mari con le ostriche
Il progetto ha poi una componente sociale non indifferente. Sono stati coinvolti nell’operazione i ragazzi di oltre 80 scuole di New York. Questa è una strategia ottima per far loro conoscere i rischi e le necessità ambientali, in modo divertente ed educativo. Fondamentale, poi, è stato il contributo delle imprese di ristorazione. I ristoranti della città hanno dato le conchiglie delle ostriche che costituirebbero scarto alimentare. Nei gusci vuoti, l’associazione alleva le larve prima di passarle in mare. Ciò avviene con il supporto della New York Harbour School, centro di formazione sulle scienze marine di Governors Island, tra Brooklyn e Manhattan. Il progetto ha già fatto da apripista: Sulle coste inglesi, infatti, l’Essex Native Oyster Restoration Initiative ha trovato forma definitiva nel 2018, con gli stessi obiettivi.