In Italia, c’è poca attenzione verso i musei di storia naturale, che rischiano così di chiudere per sempre. Eppure, la biodiversità di oggi si salva soprattutto tutelando il passato.
“Le biblioteche della vita”
Chi di noi da bambino, almeno una volta, non è rimasto affascinato da un gigantesco scheletro di Tyrannosaurus rex? Un’opera d’arte, un flashback che ci ricorda subito l’infanzia e il colossal “Jurassic Park”. Fin dagli albori, i musei di storia naturale hanno catturato l’attenzione di esploratori e collezionisti in cerca di rarità e risposte. Infatti, le collezioni scientifiche raccontano il passato secondo coordinate spazio-temporali, che trasformano la storia naturale in un viaggio nel tempo. Oltre i confini delle terre conosciute, si scopre un mondo atavico e meraviglioso. Nascosti tra gli scaffali, generazioni di ricercatori hanno osservato meticolosamente ogni genere di oggetto. Oggi, qualcuno prova a difendere dall’incuria e dall’indifferenza questo patrimonio. Ma la ricerca arranca nei corridoi di musei sempre più vuoti e poco tutelati.
Le camere delle meraviglie
Nati nel secondo Ottocento come istituzioni pubbliche, i musei di storia naturale sono l’evoluzione delle Wunderkammer, le settecentesche stanze delle meraviglie. Presenti nelle principali residenze imperiali, raccoglievano oggetti di ogni genere, ricreando la bellezza della natura. Complice poi l’influenza della cultura illuminista, suscitarono talmente tanta curiosità da spingere i proprietari ad aprirle al pubblico. Così, nel 1838, nacque a Milano il primo museo di storia naturale e in breve tempo tutti gli altri. Quando viaggiare era ancora il privilegio di pochi, ma il sogno di molti, le collezioni scientifiche hanno acquisito un valore inestimabile. Hanno suscitato i sogni dei bambini, le curiosità dei visitatori e le domande della scienza: un tempio di saggezza e una finestra sul passato. Il minimo comune multiplo fra divulgazione e documentazione per conservare l’ambiente.
Il nuovo che oscura il vecchio
Da tempo nei musei di storia naturale si percepisce un preoccupante disinteresse da parte delle autorità di competenza. Infatti, l’attenzione è ormai rivolta soprattutto verso i laboratori molecolari, relegando ai musei la sola attività divulgativa. Di conseguenza, il futuro di molte collezioni scientifiche in Italia è incerto: mancano fondi e personale specializzato. Ci sono numerose collezioni ottocentesche e novecentesche nel nostro paese, ma rischiano la vendita oltre confine. Si, perché mentre noi “non sappiamo cosa farci”, il mondo le desidera. Se non si interviene subito, il trasferimento potrebbe rimanere l’unica soluzione.
La multidisciplinarietà delle collezioni scientifiche
Le collezioni scientifiche, strumento di ricerca principe della biologia evolutiva, hanno una funzione multidisciplinare, contribuendo a indagini di natura genetica, chimica ed epidemiologica. Di grande utilità per la classificazione delle specie su base morfologica, oggi anche la biologia molecolare si serve delle collezioni museali. Infatti, le tecniche di estrazione del DNA antico permettono di ricostruire le linee evolutive. Dal visibile all’invisibile, l’affascinante sinergia di due scienze così diverse eppure complementari.
Il sogno di un “Museo globale”
Ad oggi, la mole di dati è grande quanto la necessità di renderli facilmente accessibili a tutti. Per questo, in futuro, diventerà sicuramente determinante la costruzione di banche dati come la Global Biodiversity Information Facility (GBIF) e il LIFEWATCH, che integrano i dati raccolti nei diversi musei del mondo. L’idea è creare un “Museo globale”, una comunità digitale di collezioni a disposizione dei ricercatori senza imporre un limite spaziale: la distanza. Tuttavia, la realizzazione di una rete così complessa necessita di competenza e di finanziamenti. Le nuove tecnologie possono infrangere le barriere spazio-temporali, ma la ricerca ha bisogno di personale qualificato e di materiale.
Scienza vs etica
Nonostante l’indubbio valore scientifico, le collezioni scientifiche soffrono. Oggi, il pregiudizio delle correnti animaliste diffonde messaggi molto pericolosi. Infatti, è pensiero diffuso che la raccolta di campioni favorisca l’estinzione delle specie: un’accusa priva di fondamento. La raccolta di campioni è regolamentata da norme molto severe, che tutelano la biodiversità. Le collezioni non sono una minaccia, ma una ricchezza.
Il futuro è consapevolezza
I musei di storia naturale raccontano un passato che sarebbe ingiusto dimenticare. Nati come privilegio per pochi, sono oggi alla portata di tutti, eppure non valorizzati. Ingiustamente paragonati alle città della scienza, dove la tecnologia ruba facilmente attenzione, trasmettono conoscenza con disarmante semplicità. Anima viva delle scienze naturali, lottano ogni giorno contro l’indifferenza delle istituzioni. Non basta più, bisogna sensibilizzare le persone. Il manifestare interesse sarebbe l’arma più efficace, perché una comunità consapevole può fare la differenza.
La vittoria è partecipazione
È curioso. Le piazze si riempiono di manifestanti contro il cambiamento climatico, ma nessuno sa dove tutto è iniziato: nei musei di storia naturale. Forse oggi la natura sarà anche a portata di un click, ma la sua bellezza ha essenzialmente bisogno di partecipazione. Quella vera. Quella che i social raccontano, ma le persone dimostrano.
Carolina Salomoni