Il 2020 ha purtroppo conosciuto un evento drammatico ma al tempo stesso capace di segnare indelebilmente la storia di tutti noi. Da questa semplice quanto ineluttabile affermazione nasce il nuovo libro di Mariangela Pira intitolato Anno Zero d.C. (sottotitolo: I nostri soldi, i mercati, il lavoro, i nuovi equilibri internazionali dopo il coronavirus), edito da Chiarelettere. Mariangela Pira è giornalista e conduttrice di SkyTG24. Ha anche una sua rubrica a tema economico su LinkedIn, dal nome “#3fattori”.
Questo anno per lei rappresenta un possibile punto di svolta: per l’Italia, per l’Europa ma anche per il mondo intero.
Il libro si presenta come una disamina economica «nell’era d.C.» ovvero dopo il Covid19, servendosi di un registro tecnico-specialistico, rimanendo sempre molto accessibile a tutti. Si noterà, durante la lettura, che i capitoli sono strutturati in modo simile. Il libro ruota tutto attorno ad alcune complessissime domande:
Come siamo cambiati dopo che il Covid-19 ha investito le nostre vite? Come sta reagendo il mondo del lavoro? Che misure assumono gli Stati per rispondere alle esigenze delle aziende?
Anno Zero: Il Cambiamento nel d.C.
Una delle parole più presenti all’interno del libro Anno Zero è senza dubbio “cambiamento“. La particolarità che rende questo libro molto interessante è l’acume della giornalista nell’offrire spunti per un possibile cambiamento. Infatti è molto facile osservare i fallimenti e le difficoltà che stanno insorgendo per via del virus (come fanno tutti): molto difficile, invece, è estrapolare dal dramma la possibilità per una nuova ripartenza.
L’arrivo del Covid19 ha portato ad una accelerazione di alcuni processi inevitabili, un esempio fra tutti lo smart working: in Italia si è passati da 500 mila lavoratori a 8 milioni durante il lockdown. La riorganizzazione telematica del lavoro è uno dei temi “caldi”, molte aziende stanno infatti indirizzando il loro personale a lavorare in smart working da casa. Una tendenza che vede molti scettici, tra cui una forte tendenza al cosiddetto luddismo.
I luddisti erano quelli che nel Settecento rompevano le macchine tessili perché temevano l’avanzamento tecnologico. Quando arriva la tecnologia, pensiamo ci
rubi il lavoro e i dati e diventiamo schizofrenici.
Un futuro per l’Italia
Nell’ultima parte del libro Mariangela Pira intervista degli esperti per indagare quale sia il problema dell’Italia, quale sia la sua malattia. Come dice egregiamente la giornalista: molti penseranno che il problema maggiore sia il debito pubblico e invece gli esperti dicono altro. Ad esempio Lorenzo Codogno, visiting professor alla London School of Economics, sostiene che il problema sia la mancanza di riforme:
È necessaria una grande stagione di riforme (…) per cambiare non solo la struttura dell’economia, ma anche gli incentivi individuali.
Per far ciò «occorre più coraggio nella classe dirigente», di modo che ci si possa rialzare e si possa ripartire, se pur diversamente da prima. Per tornare all’esempio dello smart working, ciò che si chiede ora sono «regole contrattuali chiare e un’infrastruttura tecnologica all’altezza».
Fiducia da ricostruire
Tra il lockdown e il distanziamento sociale la fiducia che solitamente l’uomo nutre per le altre persone ne esce sconfitta e lacerata. Anche tra i diversi stati, nei mercati internazionali, nella comunità europea la parola fondamentale è stata fiducia. Dal punto di vista individuale abbiamo a che fare con libertà personali che ci sono state sottratte. Si tratterà, come dice espressamente l’autrice, di attendere una «nuova normalità» che ci ricostruiremo pian piano.
Jacopo Senni