Lo spreco alimentare resta uno tra i principali fattori responsabili dello squilibrio tra Nord e Sud del mondo. Fame e obesità sono due facce della stessa medaglia, e il divario potrebbe aumentare nei prossimi anni.
Il 29 Settembre l’ONU ha indetto la Giornata Mondiale dello spreco alimentare, riportando i dati impressionanti registrati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Secondo l’IPCC lo spreco alimentare ha un ruolo fondamentale nel cambiamento climatico: lo spreco alimentare equivale alla produzione di ben 4,4 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Dallo studio effettuato è emersa anche la provenienza dello spreco, che al contrario di quanto molti si aspetterebbero non è imputabile ai produttori ma ai consumatori.
Lo spreco alimentare e la perdita alimentare nel rapporto dell’Ipcc
L’Ipcc ha chiarificato cosa s’intende per perdita alimentare e per spreco alimentare. Il primo termine riguarda la perdita di cibo ancora fruibile dall’uomo che interessa la catena di produzione. È relativa al mancato rispetto dei tempi di raccolta, a uno stoccaggio inadeguato, al confezionamento dei prodotti e al vincolo della soddisfazione degli standard legati a forma e colore degli alimenti. La seconda riguarda lo spreco di cibo ancora fresco imputabile ai comportamenti del consumatore. Ecco i dati shock del rapporto:
lo spreco ascrivibile al settore produttivo è del 30%, contro l’80% ascrivibile al settore del consumo. Nelle cucine di casa si concentra la fetta più ampia di alimenti gettati ancor prima di finire a tavola. Ciò è causato da una moltitudine di errori che avvengono sin dalla prima fase di approvvigionamento.
Le cause dello spreco domestico
All’origine dello spreco si trova la mancanza di razionalità organizzativa in fase d’acquisto. Cibi doppioni, spesso conservati in frigo in modo disordinato. Cibi gettati indistintamente, senza prestare attenzione alle etichette. Le diciture “da consumarsi entro e “da consumarsi preferibilmente entro” hanno un significato diverso. Gli alimenti che portano la seconda dicitura possono infatti resistere fino a qualche giorno dopo la data di scadenza. Lo spreco dei consumatori è causato anche da un’errata pianificazione delle porzioni e della conservazione domestica. Con lo spreco alimentare si perdono ogni anno 1,6 miliardi di tonnellate di cibo, per un valore di circa 1200 miliardi di dollari. Tutti valori che vanno ridimensionati, per la salute umana ma soprattutto del nostro pianeta.
Elena Marullo