La novità di Disney+: un messaggio che appare all’inizio di ogni film ti avvisa se sono presenti scene a sfondo razzista. Assurdità o politically correct?
In pieno lockdown il mondo ha assistito al boom delle piattaforme streaming e on demand. Tra esse, ciò che è diventato un vero fenomeno è Disney+, il servizio su abbonamento del colosso che da anni fa sognare grandi e piccini con i suoi classici, arrivando addirittura a superare Netflix. Nel contempo, una serie di eventi di una certa rilevanza hanno dato vita anche ad un altro fenomeno: il politically correct a sfavore del razzismo. Ma cosa c’entra il nuovo servizio Disney con questo concetto?
Tutti ormai siamo a conoscenza dell’esplosione dei messaggi nascosti (ammesso che siano tali) nei classici del padre di Topolino come Dumbo, Il Re Leone, Gli Arisogatti, Lilly e Il Vagabondo, e molti altri. In molti di questi capolavori certe scene, frasi o concetti sono stati interpretati come razzisti, discriminatori o offensivi nei confronti delle minoranze. Quindi, soprattutto dopo la propaganda negativa portata avanti dal Black Lives Matter, Disney+ ha preso una decisione: introdurrà molti dei suoi classici con un messaggio in cui avvisa che ciò a cui state per assistere potrebbe offendere certe culture o etnie.
Cosa recita il messaggio?
I classici immortali come Dumbo, Lilli e il Vagabondo, Gli Aristogatti da oggi saranno etichettati dalla stessa casa madre come stereotipati e razzisti. Infatti, all’inizio di ognuno di essi si legge un messaggio della durata di 10 secondi.
Questo programma include rappresentazioni negative e/o trattamenti errati di persone o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono oggi. Invece di rimuovere questo contenuto, vogliamo ammetterne l’impatto dannoso, trarne insegnamento e stimolare il dialogo per creare insieme un futuro più inclusivo.
Disney si impegna a creare storie con temi ispiratori e aspirazionali che riflettano la ricca diversità dell’esperienza umana in tutto il mondo.
Ma perché si dovrebbe parlare addirittura di eliminare i contenuti? Lo scopo del politically correct è quello di sensibilizzare o sopprimere? E soprattutto, questi classici contengono davvero stereotipi razziali o si tratta solo di coincidenze?
Ecco i cartoni al centro del mirino di Disney+
Tra i capolavori più discussi risalta il film d’animazione Dumbo (1941). Molti avrebbero interpretato la scelta dei corvi neri dall’accento “tipico” dei neri d’America così come se lo immaginano i bianchi, quindi stereotipato e parodistico.
All’appello non manca Lilly e Il Vagabondo (1955), dove i due gattini Si e Am sembrerebbero esser disegnati come anti-latini.
Al centro delle polemiche anche Gli Arisogatti (1970), dove la rappresentazione del gatto Shun Gon sembra essere una parodia razzista degli asiatici.
Si può parlare di politically correct o stiamo assistendo a un’ulteriore caricatura?
Per rispondere a questa domanda bisognerebbe riflettere sul contesto storico in cui sono nati i cartoni su cui oggi Disney+ opera un nuovo tipo di censura. Ma soprattutto sul messaggio che vuole davvero trasmettere ogni pellicola della major. Ai tempi dell’elefantino volante il razzismo era cosa assai diffusa, ma anche assai condannata, seppur le difficoltà erano maggiori proprio per via dell’assenza dei movimenti come il Black Lives Matter. Ma ciò non comporta necessariamente la ricerca di escamotage razzisti ad opera di Disney, la quale ha anche dimostrato la sua contrarietà agli stereotipi e ai preconcetti (basti pensare a “Il Brutto Anatroccolo“) già 2 anni prima di Dumbo. Inoltre, si può considerare un film “a sfondo razzista” in base all’interpretazione di una sola scena o di un personaggio secondario? Eppure la vincente piattaforma di Disney+, pur di salvare le pellicole dalla censura, ha dovuto scegliere questo compromesso.
Silvia Zingale