Il 20 agosto 2020 si è creduto che la vita di Alexej Navalny fosse sospesa lungo un filo. Quello che ci rivela il tempo, però, è che l’oppositore di Putin potrebbe trovarsi sospeso su un gasdotto: il Nord Stream 2.
A rispondere alle richieste di aiuto della moglie, Yulia Navalnaya, arrivate sulle scrivanie dei due principali leader europei, Emmanuel Macron ed Angela Merkel, è stata proprio la leader tedesca.
Dopotutto la Germania, ben capace di autorevolezza, è il paese che più di tutti punta sul progetto europeo, assumendosene di volta in volta le responsabilità.
Il Nord Stream 2, però, fa parte di quel puzzle più grande che s’intende quando si parla di guerra energetica.
Il progetto Nord Stream e l’egemonia russa del gas
Angela Merkel non è solo un leader europeo. Deve in primis rendere conto al popolo tedesco. Il gasdotto Nord Stream 2 è nato, anzitutto, come progetto per la Germania e la sua popolazione; un accordo importante fra Russia e Germania, già rallentato pesantemente dalle sanzioni americane. Buona parte della stessa UE era contraria già nel 2017, ne abbiamo parlato qui: “Contro la Russia, la Ue decide un nuovo gasdotto. Da Israele”
Il Nord Stream 2 è un gasdotto che attraversa il Baltico, portando il gas russo in Europa: arrivando proprio in Germania, a Greifswald. Si stima che potrebbe trasportare in Europa 55 miliardi di metri cubi di gas.
Non è il primo gasdotto di questo tipo: il primo Nord Stream è stato inaugurato nel 2011, con caratteristiche simili al controverso Nord Stream 2, anche questo all’epoca non esente da critiche; ma la guerra energetica ad oggi è ancora più aspra.
Basti pensare che l’8 gennaio 2020 Erdogan e Putin hanno dato vita al TurkStream, un gasdotto che trasporterà gas in Bulgaria e Turchia sotto il Mar Nero -e ben presto servirà anche Serbia e Ungheria. I paesi che ne usufruiscono non sono un caso, ruotando tutti sotto l’influenza territoriale russa.
Il TurkStream non fa che agevolare, inoltre, la forte influenza turca nel Mediterraneo, a discapito di paesi come la Grecia – e ciò si riflette anche sul piano, per esempio, migratorio, in cui la Turchia non smette di fare “la voce grossa”.
L’opinione dei leader
Il progetto Nord Stream non ha, però, neanche il favore di tutti i leader europei.
Una delle opinioni più dure è quella della premier danese Mette Frederiksen.
“Sono sempre stata contraria al progetto del Nord Stream 2. […] Alla situazione attuale, personalmente, non c’è motivo per renderci dipendenti dal gas russo. Sarebbe un bene se il nostro vicino del Sud riaprisse la discussione dopo ciò che è successo”.
Forti opposizioni sul Nord Stream 2 sono arrivate anche da Ucraina e Polonia, il cui presidente Duda si è rivolto a Donald Trump nel corso di una conferenza stampa congiunta.
“Nessuna nazione dovrebbe dipendere da un solo fornitore straniero di energia”, ha detto il presidente statunitense.
Questo spiega le sanzioni al Nord Stream 2 da parte degli USA.
La Germania: bilanciere europeo
La Germania si inserisce in un gioco pericoloso: mette a rischio il Nord Stream 2, ovvero quello che potrebbe essere un grande progetto per l’Europa e la Germania, così bisognose di gas importato, per mantenere il suo ruolo di autorità all’interno dell’Unione Europea – che, sul caso Navalny, non ha fatto abbastanza.
E ci sono opposizioni in Germania che contestano l’impegno della cancelliera, vista come troppo accondiscendente.
Il mettere a rischio un progetto così importante – che potrebbe dare una maggiore fiducia e un’immagine estera positiva alla Russia – è già una mossa azzardata, per quanto intelligente.
La Germania si sta comportando da leader europeo mentre il resto dell’Unione non agisce nel concreto. E non ci sarebbe altro paese europeo in grado di fare lo stesso; probabilmente Yulia Navalnaya lo sapeva bene, quando ha chiesto aiuto alla Germania.
Angela Merkel fa da bilanciere fra Russia e USA, cercando di mantenere l’indipendenza dell’Unione Europea – nonostante sia così dipendente dal gas estero, e così facilmente influenzabile.
Giulia Terralavoro.