Colpevole o no, Schwazer non potrà partecipare alle Olimpiadi di Rio 2016
Neanche due mesi fa Alex Schwazer è tornato a far parlare di sé, trascinando l’Italia alla vittoria del mondiale a squadre di marcia (Schwazer: il talento basta per perdonare?). Dopo quattro anni di squalifica e di oblio mediatico il campione altoatesino aveva saputo sfruttare al meglio la sua seconda opportunità in vista dell’appuntamento più importante: quello delle Olimpiadi di Rio del 2016.
Peccato che il 21 giugno la notizia di una sua seconda positività ad un test antidoping compiuto il primo di gennaio ha rimesso in bilico la credibilità del marciatore azzurro.
Solo che questa volta non ci sono state scuse pubbliche e pianti in diretta tv, ma solo tanta rabbia e incredulità. Schwazer, infatti, si è dichiarato fin da subito innocente e ha ipotizzato una manomissione della provetta incriminata, sporgendo una denuncia verso ignoti. Le ragioni per credergli ci sono tutte in quanto le dinamiche con cui è venuta fuori questa presunta positività sono davvero sospette: a cinque mesi da una prima negatività è stata, infatti, richiesta, senza una motivazione effettiva, una seconda e più approfondita analisi. Il risultato è così emerso in prossimità delle convocazioni olimpiche, impedendo all’atleta di avere il tempo di difendersi e costringendolo quasi sicuramente a rinunciare alla competizione a cinque cerchi.
È di ieri la conferma della sospensione da parte della IAAF (International Association of Athletic Federations), in seguito alla conferma di positività emersa dalla contro-analisi del campione B di urina prelevato più di sei mesi fa. Rio diventa così praticamente irraggiungibile per Schwazer, che però dichiara che farà di tutto per dimostrare la propria innocenza in tempi utile per la convocazione alle Olimpiadi.
Un’impresa a dir poco impossibile ma in cui un po’ tutti speriamo, non solo perché l’azzurro sarebbe uno dei pochi candidati concreti per una medaglia olimpica nell’atletica italiana, ma perché ci piace credere nella presunta innocenza e nella redenzione reale di questo campione.
Tra le due ipotesi sconvolgenti che si pongono come uniche conclusioni di questa spiacevole vicenda, quella che sembra più assurda è che Schwazer abbia deciso di tornare al doping con la quasi certezza di essere scoperto e col rischio ormai quantomai concreto di una squalifica a vita.
L’ipotesi di una truffa ai suoi danni, se verificata, sarebbe un episodio di straordinaria gravità e, in ogni caso, più credibile e con più giustificazioni di quella precedente.
La verità, probabilmente, verrà fuori solo col tempo. Nessuno di noi sa se il futuro di Schwazer sarà quello della vittima o del carnefice recidivo. L’unica certezza in questo momento è che l’Italia ha perso, per le Olimpiadi e forse per sempre, uno dei suoi più grandi campioni. E questa non è di certo una buona notizia.