E’ finito di nuovo in gabbia Orso M49, il pericoloso plantigrado delle Alpi. La sua storia è ormai l’epopea che narra di quella parte della natura selvaggia che ancora trova la forza di lottare per conservare un posto nel proprio mondo, ormai sempre più ristretto.
L’uomo avanza sempre più oltre i confini di una foresta ridotta all’osso. La libertà sembra sia diventata un privilegio esclusivamente umano (e anche di pochi purtroppo). E lo spazio vitale diventa retaggio del continuo sopruso a scapito del mondo faunistico e vegetale. Fa nulla se anche tra gli stessi uomini si fa guerra, perché neanche così riusciamo a saziare la nostra sete di potere e prevaricazione. Abbiamo perciò bisogno di mostrare la nostra supremazia anche nell’ambito del mondo animale, nonostante ne facciamo parte.
La storia di Orso M49 è impregnata di colpi di scena. Una storia non priva di risvolti da cui scaturiscono profonde riflessioni riguardo il rapporto tra uomo e natura
M49 ha distrutto reti elettriche da 7mila volt, trovando la fuga per ben tre volte in 14 mesi. Si è strappato di dosso il radiocollare. E’ riuscito a intraprendere 44 incursioni. Infine è stato braccato e catturato nuovamente lunedì mattina all’alba, sulle pendici di Cima d’Asta. L’esca consisteva in cereali e miele, il tutto posizionato all’interno di una trappola a tubo. Dice sorridendo, con tronfia soddisfazione, il capo della Forestale Giovanni Giovannini:
“Non s’è rivelato molto intelligente, è caduto per la terza volta nella stessa imboscata… Un lupo non sarebbe mai entrato in quel tubo”
Dunque, imprigionato e anche deriso, Orso M49 viene deportato nel “campo di concentramento” di 8mila metri quadri, nell’area faunistica di Casteller. Lì verrà imprigionato insieme ad altri due suoi simili, anch’essi pericolosi fuorilegge. Che fine farà in seguito? Nessuno lo sa, potrebbe essere “venduto” ai boschi romeni o anche rimanere rinchiuso a vita. L’ergastolo è una probabile opzione.
Eppure questa bestia ha una tenacia da vendere, una voglia di libertà degna del più nobile tra gli animali… Che non è l’uomo, bensì l’orso.
L’Orso difatti è il vero Re della foresta. Un re decaduto e spodestato dal leone
Nel medioevo, a causa dei contrasti tra Chiesa e riti pagani, il leone sostituì l’orso diventando il simbolo di regalità, stemma di onore e valore, inciso sugli stendardi delle antiche casate. L’orso invece finì sbeffeggiato dentro un circo, tra i pagliacci, costretto a danzare sui carboni ardenti, col gonnellino e il cappelletto buffo. Non era più dunque l’imponente rappresentazione della forza e del potere, bensì un essere demoniaco, sporco e infimo. Così l’ex re della foresta fu ridotto all’immagine del tonto animalone ladro di cestini da pic-nic. Un buffo orso Yoghi totalmente innocuo.
Eppure la pericolosità di un animale selvaggio è constatata, nessuno nega che Orso M49 sia temibile per l’uomo, così è ormai partita l’inevitabile caccia ai plantigradi trentini
Il 27 agosto scorso il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti (Lega) ha firmato l’ordinanza che dispone la cattura e il conseguente trasferimento permanente, presso il recinto del Casteller, degli esemplari di orso bruno avvistati presso i centri abitati di Andalo e Dimaro Folgarida. Il Corpo Forestale trentino è dunque autorizzato a procedere, dato che – come sosiene la Provincia – il comportamento confidente manifestato dagli orsi che si sono addentrati nei due paesi costituisce “un grave e immediato rischio per la pubblica sicurezza e per l’incolumità delle persone che vivono o trascorrono le ferie in quelle zone.” A nulla sono serviti i ricorsi al Tar delle associazioni animaliste, tanto che Orso M49 è finito di nuovo dietro le sbarre.
Tutto ciò però potrebbe essere facilmente risolto dettando regole “sociali” atte a preservare ognuno i propri spazi: uomo e animale. Rispettare dunque la natura senza per forza doverla sottomettere. Un ottimo esempio ce lo dà l’Abruzzo
Il sindaco di Villalago, paese turistico del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ha emanato un’ordinanza che vieta l’avvicinamento agli orsi, anche ai soli fini fotografici:
È istituito il divieto di transito assoluto, sia veicolare che pedonale lungo la pista forestale che collega l’abitato di Villalago con le località Macchia di Rose ad esclusione di residenti e delle ditte specificatamente autorizzate per ragioni di lavoro; è istituito il divieto di circolazione e transito assoluto, sia veicolare che pedonale ad eccezione dei mezzi autorizzati per ragioni di lavoro lungo la strada Panoramica alta quarto avanti; è istituito il divieto di circolazione e transito pedonale e carrabile lungo la strada denominata Sciore Renzo ad eccezione dei residenti e dimoranti di Villalago (panoramica bassa). Inoltre è istituito il divieto di avvicinamento anche ai soli fini fotografici su tutta la strada comunale, in via Renzo Sciore, (panoramica bassa) anche ai residenti, come pure non è consentito avvicinarsi agli orsi a piedi, in auto o con qualunque mezzo a una distanza inferiore ai 300 metri.
L’ordinanza è stata emessa in seguito all’episodio di alcune persone che si erano avvicinate a un’orsa e ai suoi quattro cuccioli scesi in paese per cercare cibo. In tal modo il Sindaco si impegna a salvaguardare la cittadinanza, così come gli animali che sono fortemente minacciati dalla presenza umana.
Siamo tutti attratti dal mondo selvatico, ci piace osservare gli animali nel proprio habitat , vorremmo perfino entrare in contatto con essi, forse perché così vicini al nostro arcaico impulso animale
Tuttavia queste sono azioni sbagliate e dannose che mettono a rischio l’incolumità delle persone (data, soprattutto, l’imprevedibilità dell’animale) e degli animali stessi, che abituandosi alla presenza antropica tendendo ad avvicinarsi agli esseri umani, venendo in seguito catturati o anche abbattuti poiché considerati pericolosi.
Il problema in sé è insito proprio nell’avvicinamento tra noi e questi animali. Ma perché un orso ha la necessità di addentrarsi nei centri abitati? E perché dovrebbe attaccarci?
Non è che stiamo antipatici all’orso, per contro esso stesso non si prenderebbe mai la briga di interagire con noi. Se non provocato all’animale non interessa affatto “sterminare” la razza umana. L’animale selvatico si avvicina ai centri abitati per un solo scopo: il cibo. E’ dunque plausibile che esso sia particolarmente attratto da un pascolo, o dai rifiuti urbani.
Ma la domanda principale che dobbiamo porci è: perché vengono a cerare il cibo da noi? C’entrerà forse la caccia? Sarà forse che non hanno più molto di che cibarsi nel loro habitat? Sarà forse che l’avanzamento dell’antropocene crei un disequilibrio tale da mettere a rischio la propria incolumità, purché di non morire di fame. E ciò vale per entrambe le fazioni: uomo e bestia.
Intanto Orso M 49 è un fuorilegge, un ex fuggiasco, con tanto di taglia tra il capocollo. Ma Ora, di nuovo catturato, abbandonerà il suo delirio di libertà? Rinuncerà stremato soccombendo al “Dio-Uomo”?
C’è chi fa il tifo per lui e chi – come i trentini – temono la sua ferocia. Così se ne vanno tutti “a Trento trotterellando” con a seguito la bestia immonda, fuori controllo umano, col cappio al collo. La natura smuove le fronde, cerca l’animale che ascolta, da dietro le sbarre, il richiamo incessante. Ma è ormai lontano, chiuso dietro il lucchetto dell’antropocene. Per M49 non c’è più scampo. Come pure per il nostro lato animale, quello legato alla natura, ormai perso nel progresso, dentro il consumismo e le false sicurezze di protezione.
Perché non è Orso M49 il mostro, bensì noi: uomini contro uomini.
Noi: esseri più feroci dell’orso… Che lui, ex Re della foresta, è ormai sottomesso alle nostre più terrorizzanti abiezioni. Siamo noi i sovrani ora… Ma di cosa?
Riflettiamo, abbiamo un lungo inverno per farlo. Infatti, a breve, l’orso andrà in letargo e noi tutti speriamo che la prossima primavera si risvegli nella sua casa, tra i boschi, di nuovo libero. E l’uomo si desti dal torpore dell’insofferenza, più consapevole del fatto che la libertà non è sua esclusiva concessione e il rispetto deve essere reciproco.
Sabrina Casani