Risale a circa 48 mila anni fa il dente da latte ritrovato nel vicentino. Siamo nel comune di Lumignano, presso il “Riparo del Broion”. All’interno della grotta, importante meta turistica, è stato rinvenuto un importante resto archeologico: un dente da latte. Secondo gli studiosi il dentino, un canino superiore destro, apparterrebbe a un giovane bambino Neanderthaliano, di circa 11 o 12 anni: attualmente il resto è il più recente rinvenimento appartenente a un uomo di Neanderthal. Il dente si trova all’interno di un sito ricco di manufatti utilizzati per la caccia, come strumenti in selce lavorati e altre materie prime.
La ricerca ha visto una collaborazione tra l’Università di Bologna e Ferrara, sotto la guida del ricercatore bolognese Matteo Romandini. I fertili risultati sono stati poi pubblicati sul “Journal of Human Evolution”, una rivista scientifica mensile. Matteo ha giustamente lodato la sinergia e il lavoro di squadra, qualità che hanno permesso il raggiungimento di un traguardo così importante.
Un bambino che si sposta
Come detto precedentemente, il ritrovamento del dente da latte rappresenta una scoperta molto importante. Le analisi di tipo genetico hanno rivelato una stretta somiglianza, se non parentela con altri neanderthaliani vissuti e ritrovati in Belgio. A partire da questo dente si possono quindi tessere una serie di ipotesi: è probabile, ad esempio, che il cucciolo d’uomo di Neanderthal, dopo aver perso il suo piccolo dente da latte abbia seguito le orme dei suoi genitori e si sia spostato verso Nord. Inoltre questo reperto, in relazione a quello belga, testimonierebbe una lenta scomparsa di questi esemplari in tutto il Continente, in particolare nella nostra Penisola.
La ricerca condotta dalle Università di Bologna e Ferrara ha proprio lo scopo di indagare gli spostamenti degli esemplari di uomini di Neanderthal in Italia e in Europa e i cambianti bio-culturali che hanno portato al loro stanziamento e alla loro successiva estinzione.
Jacopo Senni