Ambasciatore ONU e viaggiatore, Andrea Caschetto ha visitato gli orfanotrofi del mondo. Unico obiettivo: conoscere i sorrisi dei bambini.
I sorrisi sono pezzi di cuore che attraversano le ombre costruendo luci tra il buio; i sorrisi sono l’unico modo che abbiamo per essere davvero noi stessi. I sorrisi… Di quale intensità è la potenza di un sorriso? Non si tratta di numeri, e nemmeno di pensieri. Questa volta i sorrisi sono sentimenti e ricordi, sono restare costantemente alla ricerca di sé stessi e trasformarsi ogni giorno in una persona nuova. Oggi, perciò, vi raccontiamo la storia di un ragazzo. Un ragazzo che sorride. Il suo nome è Andrea Caschetto.
Trent’anni, originario di Ragusa. Il mondo di Andrea è un mondo che cambia ogni giorno, fatto di sempre nuovi occhi, e di sorrisi che parlano in lingue diverse, e di strette di mano con diversi colori. Il mondo di Andrea è il mondo che tutti vorremmo conoscere, il mondo degli abbracci dati con il cuore.
Dopo un tumore al cervello che l’ha colpito quando era ancora un ragazzino, Andrea viaggia, viaggia sempre, con il sogno di scoprire orizzonti sempre nuovi e cieli sempre più vicini, ed occhi, e sorrisi, e vite diverse le une dalle altre ma che si uniscono in un unico luogo, avente come sinonimo il cuore. Il suo primo viaggio è nel 2006 in Lituania, con un progetto specifico avviato dal Liceo che frequenta, in cui trova bambini costretti a vivere situazioni difficili. Da allora, Andrea diventa instancabile e inizia perciò a realizzare viaggi su viaggi, tra cui quello a Pitermatysbug, un paese del Centro Africa, in cui inaugura un centro pediatrico, aperto da una piccola ONLUS ragusana; e ancora…Emirati Arabi, SriLanka, India, Nepal, Tailandia, Cambogia, Vietnam, Brasile, Paraguay, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, New York, e altri.
Visitando gli orfanotrofi di tutto il mondo, Andrea Caschetto si occupa di attività ludiche e pedagogiche, che ha potuto apprendere grazie a un Master e attraverso varie esperienze di volontariato. Un viaggio anche interiore, il suo, che l’ha portato a ricevere il premio dall’ONU per l’impegno sociale; ma sono ancora tanti i progetti che spera di realizzare.
Nel 2016, Andrea firma un contratto con la casa editrice Giunti per il libro “Dove nasce l’Arcobaleno” e, nel 2017, pubblica “Come se io fossi te: “Sono qui per imparare. E per trasformare la paura in meraviglia”.
Adesso, a lui la parola!
Abbiamo letto di te in molti giornali e nei libri che hai scritto, e ti conosciamo per quello che ci hai raccontato. Ma chi è Andrea? Come ti definiresti?
Al di là dei libri e delle interviste, mi definirei un piccolo principe, con la voglia di non crescere mai. Ciò non significa che non desidero maturare, ma che ho uno spirito giocherellone che mi rende un po’ bambino.
Un momento difficile che hai vissuto è stato la tua malattia. Cosa consiglieresti alle persone che si trovano in una situazione simile alla tua?
Consiglio a queste persone di pensare anche molto ai parenti. Proprio per loro, cercare di andare avanti con grinta e tenacia e dimostrandosi forti dinnanzi ai familiari. Così facendo, i parenti non saranno molto abbattuti e non si sentiranno responsabili di quello che sta accadendo. Quindi il mio consiglio è questo: farsi forti per rendere felici gli altri. Un altro consiglio importante è quello di credere in sé stessi, perché l’autostima e la fiducia sono secondo me l’arma migliore, l’unico motivo per superare ogni limite. Se ho attraversato anche la medicina, è stato grazie a questa felicità che mi ha sempre accompagnato.
I bambini sono stati la tua forza e il tuo sorriso. Quale ruolo hanno avuto nella tua vita e cosa sono i bambini per te?
I bambini per me sono ossigeno. Senza di loro, mi sentirei morire. Per me non è difficile giocare con loro. Ho deciso di fare questo progetto per poterlo ricordare per sempre e raccontarlo magari un giorno, quando sarò nonno, ai miei nipoti.
Cosa è per te invece il viaggio e perché è diventato così importante per te?
Il viaggio è una cosa che faccio quasi in maniera egoistica, perché personalmente mi piace molto. Adoro conoscere nuove culture e nuove persone. Il viaggio è il senso forte della mia vita. Durante il lockdown, infatti, ho provato una terribile sofferenza per non aver potuto compiere alcun viaggio.
C’è una parte di te rimasta bambino? Se si, quale?
Tantissime parti sono rimaste bambini in me. Una tra queste è la voglia di stupirmi con poco. Ad esempio, quando vado in un posto nuovo, riesco sempre ad essere felice per quello che sto guardando, come fa un bambino.
Pensi che si possa combattere l’indifferenza della gente dinnanzi alle situazioni drammatiche che accadono ogni giorno?
Io credo che le persone capiscono se vivono queste situazioni. Ovviamente non posso augurare che la gente veda la guerra, o la fame, o la povertà. Tutto deve però partire dai bambini, dall’educazione a scuola, dalla cultura. Per combattere l’indifferenza, occorre lavorare su questo e investire dunque nelle generazioni future.
Quali sono i tuoi futuri progetti?
Al momento mi piacerebbe lavorare in qualche programma televisivo per bambini, e cimentarmi per loro nell’insegnamento. Un altro mio progetto è partire per l’Afghanistan per realizzare delle attività all’interno degli ospedali: un viaggio che avrei dovuto fare qualche mese fa ma che è stato annullato per via del lockdown.
Secondo te si può avere una vita felice? E qual è il segreto di questa felicità che tanto desideriamo?
Il segreto della felicità è prendere la vita come fanno i bambini e quindi sorprendersi per le piccole cose. Io mi meraviglio con nulla e per ogni minima cosa che mi accade. Questo è il segreto: lavorare con il proprio cervello per essere felici in tutto ciò che gli altri vedono come nulla.
Andrea è questo, e nelle sue parole lo rivediamo bambino mentre, mano nella mano, e con i suoi piedi che fanno ombre, vuole condurci in posti ignoti ma sempre e misteriosamente meravigliosi. A proposito dei piedi Andrea Caschetto, nel suo primo libro “Dove nasce l’arcobaleno“, dice:
“I piedi sono mistici, ricordano i pellegrini che attraversavano i continenti per trovare il loro Dio. Io adopero i piedi per raggiungere i bambini, ed è nei loro occhi che lo vedo, il mio Dio. L’ho cercato a lungo e finalmente l’ho trovato”.
Così adesso l’abbiamo trovato anche noi.
Stefania Meneghella