Il Conte di Cagliostro era e rimane una figura controversa. Lo era in vita, quando nelle sue erratiche avventure si guadagnò gli appellativi di medico, mago e taumaturgo, insieme a quelli meno simpatici di truffatore e ciarlatano. E lo è ancora, vista la difficoltà nello stabilire con certezza certi aspetti riguardanti la sua vita. Come, ad esempio, la sua relazione con la moglie Luciana, o il suo coinvolgimento nella Rivoluzione Francese.
Giuseppe Balsamo, alias Alessandro Cagliostro, o semplicemente Conte di Cagliostro, nasce a Palermo, nel Secolo dei Lumi. Irrequieto e terribilmente curioso, si troverà a viaggiare per numerosi paesi – Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera, Russia, Polonia ecc. – dove diventerà celebre per le sue strabilianti arti curative e predittive. La sua vita sarà un susseguirsi di avventure. La sua storia un intreccio di magia e mistero.
Taumaturgia
Il giovane Balsamo apprende i rudimenti della sua arte da bambino, quando lo zio a cui era stato affidato dopo la morte del padre, per disfarsi di lui, lo manda al Seminario di San Rocco. Qui, sotto la custodia dei frati speziali, acquisisce le prime nozioni di medicina e di botanica e inizia a familiarizzare con polveri, unguenti e erbe. Non si sa con certezza se fuggì o fu espulso dal collegio. In ogni caso, il giovane Balsamo si sistemerà per un breve periodo nello studio di un pittore, dove apprenderà l’utile arte di copiare. Un’abilità di cui farà ampio sfoggio nella sua vita, falsificando titoli nobiliari, documenti ufficiali, biglietti per il teatro, testamenti…
Ma ciò che lo rese famoso, in vita, non fu tanto la sua maestria di falsario, quanto le sue gesta da taumaturgo.
Si racconta infatti che grazie ai suoi unguenti speciali e alle sue segretissime pozioni sia riuscito a guarire dei malati terminali, dichiarati tali dai medici che li avevano in cura. Riuscì anche a rendere fertile una donna (la quale, insieme al marito, diventerà una sua fedelissima ammiratrice) e, addirittura, a resuscitare un bambino. Le sue gesta, che comprendono anche trasformazioni alchemiche, rituali e pratiche di negromanzia, rimangono sul confine tra l’assurdo e l’impossibile; considerando che molte delle sue “cure miracolose” erano in realtà dei semplici placebo. Ma ciò non toglie che resero celebre l’avventuriero siciliano in buona parte del mondo occidentale. Il Conte di Cagliostro, all’apice della sua “carriera”, era infatti una vera e propria star. Perlomeno fino a quando la sua fama di ciarlatano non ebbe la meglio su quella del misterioso e affascinante taumaturgo.
Massoneria
Non è possibile comprendere a pieno una figura enigmatica e controversa come quella di Giuseppe Balsamo senza fare riferimento, o comunque prendere in considerazione, il ruolo che ebbe la massoneria nella sua vita. Tutto ebbe inizio a Messina. Qui ebbe la fortuna di incontrare l’enigmatico Altotas, il quale, come ricorderà Cagliostro nel suo memoriale, era sì un uomo di scienza, ma anche un grande conoscitore dell’esoterismo. La ricerca storica, che si è data molto da fare per ricostruire la vita di Balsamo, suggerisce che il dotto Altotas risulta essere in verità nientemeno che il prozio di Balsamo, tale Giuseppe Cagliostro, nobile messinese appartenente all’ordine dei Cavalieri di Malta.
E fu proprio il prozio ad introdurre Balsamo nella ristretta cerchia dei Cavalieri di Malta. Uno degli eventi più importanti nella vita del Conte di Cagliostro che, proprio in tale occasione, assumerà un altro nome, quello di Alessandro Cagliostro, in onore del prozio. L’adesione all’ordine maltese assumerà per il giovane Balsamo il significato di una vera e propria rinascita, tanto che, come affermerà egli stesso nel già citato memoriale, la sua vita ebbe inizio a 23 anni, a Malta. Ciò nonostante ci vorranno dieci anni prima che Cagliostro si faccia chiamare effettivamente con questo nome. Nel frattempo ne adotterà diversi: Conte di Fenix, Conte Harat, marchese Pellegrini, marchese D’Anna, marchese Balsam, principe di Santa Croce ecc. ecc.
Il Rito Egiziano
È durante il suo secondo soggiorno londinese che Balsamo diventerà Cagliostro. In quello stesso periodo, nel 1777, entra a far parte nella loggia massonica “L’Espérance“. Mentre l’anno successivo, nei Paesi Bassi, Cagliostro e la moglie entreranno a far parte di un’altra loggia, “L’Indissolubile”. Fu così che, anno dopo anno, andava crescendo in Balsamo il desiderio di dar vita ad una propria loggia, in grado di riunire tutte le altre confraternite all’interno di un solo tetto. Tale ordine prese il nome di Rito Egiziano e Balsamo combatté tutta la vita per vedersi riconoscere ufficialmente tale rito. Arrivando addirittura a richiedere un’udienza col papa, il quale ovviamente declinò l’invito. Ma l’insistenza di Balsamo, la sua grande volontà di diventare una sorta di Re dei massoni, lo portò a compire il passo più lungo della gamba, addentrandosi di sua spontanea iniziativa nelle fauci del leone.
Il Processo, la Prigionia e la Morte
Nella primavera del 1789, in piena Rivoluzione francese, Balsamo giunge nella Città Eterna. Subito cerca come al solito di farsi amico dei nobili e del clero, insieme a tutti gli altri appartenenti alle varie logge massoniche. Ma il papa, che riteneva ci fosse la mano dei massoni dietro le rivolte in Francia, lo percepisce come un pericoloso agitatore politico, e appena ne ha l’occasione lo fa arrestare. Le accuse sono pesantissime: esercizio dell’attività di massone, di magia, di bestemmie contro Dio, i santi, i culti della religione cattolica, di lenocinio, di falso, di truffa, di calunnia e di pubblicazione di scritti sediziosi. Una serie di accuse che, se provate, comporterebbero la pena di morte.
Il tentativo di difendere Cagliostro facendolo passare per un semplice ciarlatano, al fine di delegittimare le sue dichiarazioni, non va a buon fine. Il 7 aprile del 1791 il Sant’Uffizio condanna infatti Giuseppe Balsamo alla prigionia a vita. Una pena che l’avventuriero siciliano sconterà nella peggiore cella della fortezza di San Leo: il Pozzetto. Un buco di dieci metri quadri senza porte, la cui unica entrata è situata sul tetto. Qui Cagliostro trascorrerà gli ultimi anni della sua vita, in condizioni disumane e subendo le peggiori sevizie da parte dei suoi carcerieri. Giuseppe Balsamo, il Conte di Cagliostro, morirà il 26 agosto del 1795. Il suo corpo esanime verrà sepolto nella nuda terra, senza bare o cerimonie, in quanto eretico.
Ma la leggenda non finisce qui…
Quando nel 1797 le truppe polacche, alleate dei francesi, conquistarono la Rocca di San Leo, liberarono i prigionieri e scoprirono anche il cadavere, al quale diedero una più decorosa sepoltura. Un uomo del posto, che da bambino assistette alla sepoltura da parte dei mercenari, affermò che questi ultimi conservarono il cranio e lo usarono come coppa per bere alcolici. Ma non è tutto. Infatti, per la maggior parte della gente -che ignorava la fine del Balsamo ed era rimasta impressionata dalle sue gesta- l’impossibilità di trovarne il cadavere stava a significare che il Conte di Cagliostro era riuscito a fuggire, e aveva ripreso la sua vita errabonda colma di fascino e mistero.
Vincenzo Rapisardi