Abbandonati in mare centinaia di rifugiati su zattere di fortuna, dall’inizio della pandemia Covid-19. È la soluzione greca. Lo denuncia il New York Times.
Dal 2015, Paesi europei come la Grecia e l’Italia hanno fatto affidamento principalmente su Paesi terzi, come i governi turco e libico, per impedire la migrazione via mare. In particolare, da quando è diventato primo ministro il conservatore Kyriakos Mitsotakis, la Grecia aveva già adottato politiche migratorie molto dure. Ma quello che sta succedendo negli ultimi mesi sembra essere la trama di un film di fantascienza.
La soluzione greca: migranti abbandonati in mezzo al mare
Il governo greco negli ultimi mesi avrebbe segretamente espulso più di 1.000 rifugiati trasportando molti di loro fino al bordo delle acque territoriali greche e poi abbandonandoli in mezzo al mare, su gommoni di salvataggio gonfiabili e sovraccarichi: vere e proprie imbarcazioni di fortuna. Queste espulsioni, illegali secondo le norme del diritto internazionale, sarebbero state almeno 31 da marzo ad oggi e hanno riguardato almeno 1.072 richiedenti asilo.
Il New York Times nell’inchiesta “Taking Hard Line, Greece Turns Back Migrants by Abandoning Them at Sea” (Prendendo una linea dura, la Grecia respinge i migranti abbandonandoli in mare), ha ricostruito le ultime espulsioni via mare tramite le prove raccolte da tre organizzazioni indipendenti e due ricercatori universitari, oltre che dai racconti della Guardia costiera turca. Ha inoltre parlato con alcuni migranti sopravvissuti e ha confermato le testimonianze con diverse foto e video.
L’inchiesta
Negli ultimi mesi molti migranti – già in territorio greco, e costretti a rimanere per settimane in centri di accoglienza sovraffollati e inadeguati – sarebbero stati messi su imbarcazioni di fortuna e abbandonati alla deriva tra le acque greche e quelle turche; altri sarebbero stati lasciati andare alla deriva dopo che funzionari greci col volto coperto avrebbero disattivato i motori delle imbarcazioni usate dagli stessi migranti per arrivare in territorio greco. Altri ancora sarebbero stati abbandonati a Ciplak, un’isola disabitata in acque territoriali turche.
“E ‘stato molto disumano”,
ha detto Najma al-Khatib, un’insegnante siriana di 50 anni, tra i testimoni che hanno raccontato quella terribile notte.
Il 26 luglio, funzionari greci hanno detto ad al-Khatib e ad altri detenuti del centro che sarebbero stati portati in un campo profughi di un’altra isola, per poi essere trasferiti ad Atene. Quello che li aspettava era decisamente peggio.
Approfittando del buio, agenti greci col volto coperto hanno preso lei e altre 22 persone – tra cui due bambini – da un centro di detenzione sull’isola di Rodi e li hanno abbandonati su una “zattera” di salvataggio senza timone e senza motore. La Guardia costiera turca li ha soccorsi alle 4.30 della mattina successiva. 12 ore in mare, tra le onde increspate, imbarcando acqua da tutti i lati.
“Ho lasciato la Siria per paura dei bombardamenti, ma quando è successo questo, ho pensato che avrei voluto essere morta sotto una bomba”,
ha raccontato Najma al-Khatib al Times, a proposito della soluzione greca.
Il governo greco nega, ovviamente
Il governo greco ha negato ogni illegalità. “Le autorità greche non si impegnano in attività clandestine”, ha detto un portavoce del governo, Stelios Petsas. “La Grecia ha una comprovata esperienza quando si tratta di osservare il diritto internazionale, le convenzioni e i protocolli. Ciò include il trattamento di rifugiati e migranti “.
Abbandonare i migranti in mare: tra confini e diritti fondamentali
Prima della formalizzazione delle accuse in merito alla soluzione greca, per anni, la Grecia ha intercettato ed abbandonato migranti, in modo sporadico e raro, di solito prima che riuscissero a sbarcare sul suolo greco. Durante la pandemia però, questo comportamento è stato molto più sistematico.
“Questi respingimenti sono totalmente illegali in tutti i loro aspetti, nel diritto internazionale e nel diritto europeo. È un disastro umanitario e dei diritti umani. I Greci hanno colto l’attimo. Il coronavirus ha fornito una finestra di opportunità per chiudere i confini nazionali a chiunque volessero”.
Prof. François Crépeau, esperto di diritto internazionale ed ex rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani dei migranti.
La potenza lirica di Orazio viene qui ribaltata: il successo della locuzione Carpe diem è distorto, in una prospettiva egoista e disumana. “Cogliere l’attimo”, sulle coste greche, non è valorizzare e vivere a pieno ciò che la vita ci offre, senza sprecare e perdere alcuna possibilità e occasione. In quest’occasione la Grecia approfitta della pandemia, come causa di forza maggiore, come pretesto e, banalmente, come scusa, per mandare alla deriva persone disperate. Ed ecco che nella culla della nostra civiltà si consuma una vera e propria barbarie. L’ennesima portata avanti mentre gli altri Stati figli del progresso voltano la faccia.
Giulia Chiapperini