Il silenzio fa rumore quando è l’anima a parlare: “non siamo fantasmi, siamo esseri umani”.
Un senegalese magazziniere alla Bartolini, rientrato a Genova dal suo Paese e messo in isolamento domiciliare per scongiurare il Covid-19,è deceduto in casa probabilmente per cause naturali. Una morte silenziosa la sua: la scomparsa era stata denunciata ai carabinieri, ma è caduta nel vuoto.
L’accaduto: una morte silenziosa
Ehadji Diallo era tornato dal Senegal dove era stato a trovare i suoi cari e, rientrato in Italia e superato il periodo di quarantena, doveva riprendere il lavoro il giorno 9 luglio. Quella mattina è partito da casa come ogni singolo giorno, ma Ehadji da Bartolini non è mai arrivato. A lanciare l’appello è stato Mamadou Bousso della Comunità senegalese.
Da 12 giorni non abbiamo sue notizie
diceva Bousso, preoccupato. Per settimane il fratello, la moglie, gli amici e i colleghi di lavoro hanno cercato Ehadji disperati, arrivando a denunciarne la scomparsa ai Carabinieri.
Tuttavia, a nulla sono valse le ricerche e le richieste d’aiuto dei suoi cari: Ehadji è morto in casa da solo, probabilmente per cause naturali. È stato portato in obitorio e nessuno, per circa un mese, ha avvisato i parenti o gli amici/colleghi.
La denuncia, ancora una volta, è passata in sordina, tra i tanti fogli sulle scrivanie di una Questura.
La protesta
Il silenzio è il rumore più forte, forse il più forte dei rumori. Dopo la sconcertante notizia di questa morte silenziosa, la comunità senegalese del capoluogo ligure manifesta pacificamente davanti alla Commenda di Pré, nel centro storico di Genova, e mostra le foto del connazionale. Mostrano un essere umano, un corpo tangibile; non un fantasma nascosto dietro pile di scatoloni. Una vittima di un sistema fallace, protagonista di questa storia incredibile e drammatica. Gridano in coro
Non siamo fantasmi. Siamo esseri umani: come voi.
I Commenti: non strumentalizzate questa morte silenziosa
Ma che dici lo hanno fatto pure con gli italiani durante l’emergenza Covid, i malati non si sapeva dove fossero stati smistati. Non strumentalizzate tutto, abbiamo troppe disgrazie e problemi già
si legge tra i commenti sulla pagina Facebook del La Repubblica, oppure
Aveva documenti o era clandestino? Di norma se uno sparisce prima si fanno ricerche negli ospedali e poi la denuncia alle forze dell’ordine! È stato fatto?
Sono davvero questi i nostri primi pensieri di fronte ad una così dolorosa e angosciosa vicenda? Che cosa vuol dire “l’hanno fatto anche con gli italiani”? Da quando l’aberrante slogan #primagliitaliani si applica anche ai morti? Da quando, di fronte a un morto, per prima cosa ci si chiede “aveva documenti o era clandestino”?
Qui non si tratta di strumentalizzare. È indubbio, infatti, che alla solidarietà iniziale dei primi mesi di pandemia, ben rappresentata dal tutti in casa a sfornare torte, pizze e dolci di vario tipo, con il lenzuolo #Andràtuttobene! appeso alla finestra, si sostituiscono a poco a poco spiriti d’altro segno: dal rispetto delle regole (cui naturalmente “noi” sappiamo attenerci mentre gli “altri” le trasgrediscono) alla distribuzione delle colpe (governo, regione, gli immigrati, gli alieni…). Tali commenti sono frutto di narrazione così polarizzata che solo un Paese terrorizzato dalla complessità delle cose com’è il nostro può produrre.
Un morto è qualcosa di più di un mero corpo pallido e freddo; una persona morta è un essere umano in tutta la sua complessità: è una famiglia che aspetta notizie, un fratello, un amico, un figlio, un padre, un compagno di vita…
Morire ai tempi del Covid-19 è dura, lo sappiamo. Ma attenzione: spirare da soli in casa non è meno doloroso che in una camera d’ospedale. E, dall’altra parte, non avere notizie della persona cara è ancora più straziante. Come scrive Giulio Cavalli, noi siamo quelli che abbiamo deciso che possa decadere anche il diritto al lutto.
Una cosa è certa: davanti all’ultimo passo siamo tutti uguali. Proprio come recita la più celebre poesia di Totò, ‘A livella. Di fronte alla morte non c’è gerarchia, o povero o ricco, chiunque tu sia.
La nostra voce si unisce al coro dei manifestanti di Genova per il dolore di questa morte silenziosa: Non siamo fantasmi, siamo esseri umani.
Giulia Chiapperini