Il diritto allo studio è considerato una delle più grandi conquiste dell’umanità. Tuttavia tale diritto non è garantito in tutto il mondo, il che genera gravi discrepanze tra Paesi ricchi e poveri, ma anche intollerabili discriminazioni.
Cosa dicono i dati?
Secondo i report Unesco e Unicef, 617 milioni tra bambini e adolescenti non raggiungono un’istruzione base. Il che significa che non sanno leggere, scrivere o far di conto, come si diceva un tempo.
Se poi consideriamo solo i bambini di età compresa tra i sei e gli undici anni, si scopre che la cifra si assesta sui 387 milioni. Ciò significa, fatte le dovute proporzioni, che circa per la metà dei bambini al mondo non è garantito alcun diritto allo studio.
A pagarne le spese sono soprattutto le bambine
I maggiori tassi di analfabetismo (75% del totale) si riscontrano nell’Asia e Africa meridionali. Ed è in questi Paesi che la discriminazione si fa sentire con più forza. Se c’è da scegliere tra istruire un maschio o una femmina, quasi sempre si opta per il primo. Il motivo è un cocktail di pregiudizi difficilmente scardinabili e retaggio di una subcultura patriarcale: l’idea che una bambina sia meno adatta allo studio; che possa essere meglio impiegata per stare dietro alle faccende casalinghe; che l’istruzione non serve per diventare moglie o madre.
Le discriminazioni stanno anche sotto i nostri occhi
In Italia, ha dichiarato il presidente dell’Unicef, “meno del 20% delle risorse pubbliche per l’istruzione sono destinate ai bambini delle famiglie più povere e più del 20% ai bambini delle famiglie più ricche”.
Secondo l’ultimo rapporto Unicef, che ha preso in esame i dati di Paesi sia ad alto che a basso reddito, il diritto allo studio è una chimera per chi è povero. E, se è femmina, anche peggio. Se è femmina e disabile, apriti cielo. Di fatto, una ragazza su tre, tra le fasce più povere della popolazione, non è mai andata a scuola.
Il Coronavirus ha aggravato la situazione
La prolungata chiusura delle scuole rischia, secondo i dati Unesco, di “perdere per strada” moltissimi bambini e adolescenti. Una volta che si interrompe un percorso scolastico, infatti, è molto più difficile che esso venga ripreso. Questo vale soprattutto dove regnano povertà e mancanza di istruzione: in Mali, Niger e Sudan, oltre 4 milioni di ragazze hanno già abbandonato la scuola. E i danni economici provocati dal Coronavirus rischiano di rendere il loro abbandono definitivo. Ma anche nei Paesi più ricchi il problema è in agguato, e non solo per le fasce più povere della popolazione: il nostro sistema scolastico di rado riesce a creare un vero e proprio amore per la cultura. Così lo studio è vissuto come un peso, non come un’opportunità irrinunciabile.
Perché il diritto allo studio è fondamentale?
Senza istruzione, è difficile, se non addirittura impossibile, conoscere i propri diritti. A volte si finisce per non sapere affatto di averne. E questo favorisce la discriminazione, il perpetuarsi di situazioni di sfruttamento e anche di violenze mai denunciate.
Come ebbe a dire Confucio, «L’ignoranza è la notte della mente, ma una notte senza luna né stelle».
Claudia Maschio