L’abbondante pioggia a Palermo ha sconvolto la comunità locale, così come quella regionale e nazionale che ha appreso le notizie tramite video e foto amatoriali.
Ciò di cui ci si ricorderà, in un giorno che doveva essere di festa per la patrona di Palermo, Santa Rosalia, sono la paura, le persone che nuotano nei fiumi di fango e le macchine devastate. E poi lo sconvolgimento dopo la notizia di due vittime, che per fortuna il giorno dopo è stata smentita.
In meno di due ore si è riversata sulla città tanta pioggia pari a quella che cade in un anno. La comunità scientifica è concorde su come la crisi climatica diminuisca quelli che tecnicamente vengono definiti “tempi di ritorno”, ossia i tempi con cui questo genere di eventi tenderà a ripresentarsi. Mentre, nel mondo accademico, il prof. Noto ha chiarito che non si tratta di un semplice problema di adattamento e che anche la miglior opera fognaria progettata in ambito urbano sarebbe collassata e non avrebbe retto una tale quantità d’acqua che si è riversata sulle strade in cosí poco tempo.
L’emergenza climatica e il clima impazzito, non sono, però, lo sappiamo benissimo, la sola causa.
Negli ultimi decenni in particolare, e forse anche secoli, le azioni dell’uomo non hanno neanche tenuto in considerazione le semplici leggi fisiche della natura.
‘Il Sacco di Palermo’, decenni di malaffare, cementificazione selvaggia, speculazione edilizia e mancata o disastrosa pianificazione urbana, in particolare tra gli anni ’60 e ‘90, aggravano, così, la gestione del dissesto idreogeologico e della crisi climatica che da anni è un problema già in atto per il territorio nazionale e siciliano in particolare, e non di certo una vaga “minaccia” futura.
Le voci che hanno avuto risonanza durante e dopo l’evento, purtroppo, sono quelle dello sciacallaggio politico che colpevolmente “distrae” dalle vere cause, cavalcando per altro, come sempre, inutili parallelismi e pericolosa xenofobia.
Le voci più autorevoli, invece, quelle che suonano i campanelli d’allarme da decenni, stanno ancora una volta passando ignorate.
Metereologi e scienziati hanno collegato i fatti alla crisi climatica (IconaMeteo ha riportato accumuli di pioggia per 134 millimetri, quando mediamente nell’intero mese di luglio su Palermo ne cadono appena 3!).
Anche il Sindaco Leoluca Orlando, sulla scorta delle parole dell’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, si è espresso dichiarando de facto l’emergenza a cui il sistema di sviluppo ci ha portati, anche se non certo con quella risolutezza e urgenza che ci auspichiamo.
Questo “annus horribilis”, in cui poche gocce di pioggia sono cadute in un intero inverno e il caldo anomalo ha disseccato la terra, e in cui in poche ore l’intera quantità d’acqua che avrebbe dovuto dissetare la terra in un anno si è abbattuta sulla città, devastandola, è, per altro, solo l’ultimo di una serie di anni difficilissimi per l’agricoltura, che in Sicilia oltretutto rimane una grossa fetta dell’attività economica e produttiva. La Coldiretti lancia allarmi da anni e ha dichiarato, proprio a inizio anno, che i cambiamenti climatici hanno causato danni per 14 miliardi all’agricoltura italiana nell’ultimo decennio per l’alternarsi di eventi estremi, dai prolungati periodi di siccità alle violente ondate di maltempo che hanno devastato coltivazioni, strutture e infrastrutture.
Non stiamo costruendo né città né territori resilienti e nemmeno contrastando la crisi climatica per evitare i danni peggiori. Questo genere di eventi sono e saranno sempre più frequenti e continuare a vivere come se ciò non fosse reale e causato da noi, risulta immorale e irresponsabile.
Gli scenari si fanno sempre più cupi e vanno dai +1,5 ai +5°C di riscaldamento medio globale entro fine secolo, in base a quante emissioni continueremo ad emettere. Ciò determinerà a che livelli i ghiacciai fonderanno, i mari si innalzeranno, la terrà si desertificherà, e di quanto aumenterà la frequenza e l’intensità con cui questi eventi atmosferici estremi colpiranno le nostre comunità. A ciò è collegata la nostra stessa sussitenza: fallimento dei raccolti, rischio per la nostra sicurezza idrica e alimentare, sfollamenti di massa e conflitti mettono a rischio la vita sulla tera come la conosciamo.
Il problema è reale, è qui, ed è ora. Ci stiamo andando a schiantare di fronte ad un muro ma coloro che conducono la vettura non sembrano preoccupati di frenare o cercare di attutire il colpo. In questi casi, i passeggeri non hanno il diritto ma il sacrosanto dovere di alzarsi e cambiare rotta.
La Sicilia non manca di eroici esempi da parte di persone comuni che hanno lottato anche contro ciò che sembrava insormontabile. Non solo all’interno delle istituzioni, come Falcone e Borsellino, ma anche dalla società civile, come Danilo Dolci attraverso la nonviolenza, Libera o Addio Pizzo.
Anche a tali esempi si ispira Extinction Rebellion, il movimento internazionale nonviolento di disobbedienza civile, presente anche a Palermo, che esorta tutte e tutti a sollevarsi e a chiedere ai governi che si agisca ora contro la devastazione del pianeta e per ribaltare il sistema estrattivista e tossico che ci ha portato a questo.
Perché questo è il momento che definirà per sempre il nostro futuro e quello delle nuove generazioni.
“Ci appelliamo a qualsiasi individuo dotato di ragione, coscienza etica, preoccupazioni morali o credenze spirituali per sollevarci pacificamente insieme a noi. Richiamandoci ai valori fondanti della nostra società, e guardando alla verità indicata da prove scientifiche schiaccianti, dichiariamo che è nostro dovere agire in nome della sicurezza e del benessere dei nostri figli, delle nostre comunità e del futuro stesso del pianeta.
Secondo coscienza e ragione, dichiariamo di ribellarci al nostro governo e alle istituzioni corrotte e inette che minacciano il nostro futuro.
Chiediamo con fermezza di essere ascoltati, di trovare soluzioni ragionate alla crisi ecologica e di creare un’assemblea nazionale di cittadini che si faccia carico di avviare il processo necessario a fermare l’avanzata del cataclisma in corso.
Ci rifiutiamo di lasciare in eredità alle generazioni future con la nostra inazione un pianeta morente.
Agiamo in pace, con un amore profondo per queste terre.”
Agiamo in nome della vita.”