Ancora guai giudiziari per Irene Pivetti. L’ex presidente della Camera dei Deputati è indagata dalla Procura di Milano, insieme ad altre cinque persone. Per tutti, l’accusa è quella di riciclaggio.
Questa mattina la Guardia di Finanza ha perquisito l’abitazione milanese della Pivetti e la sede di due società. Tra queste, la Only Logistics Italia, già al centro della vicenda legata alle mascherine non a norma importate dalla Cina.
IMPORT-EXPORT SOSPETTO
Gli agenti del Nucleo di polizia economico finanziaria avrebbero prelevato alcuni documenti cartacei nonché materiale informatico. L’obiettivo è quello di approfondire alcune operazioni di import-export, anche in questo caso con la Cina compiute da società riconducibili all’ex esponente leghista, per capire se effettivamente siano state commesse delle irregolarità.
A quanto si apprende, l’indagine, coordinata dal pubblico ministero di Milano Giovanni Tarzia, sarebbe stata avviata almeno un anno fa, con lo scopo di accertare una presunta evasione fiscale da qualche milione di euro. Non risulta al momento alcun legame diretto tra le due vicende giudiziarie che coinvolgono la ex esponente leghista.
ACCUSATA DI FRODE
Proprio in riferimento al caso mascherine, nei giorni scorsi la procura di Roma ha inviato, per competenza territoriale, a quella del capoluogo lombardo, l’indagine avviata, già a fine aprile, nei confronti della stessa Only Logistics Italia, una delle varie società amministrate dalla Pivetti. In questo caso, l’accusa è di frode in pubbliche forniture.
La Only Logistics aveva ottenuto un appalto da 15 milioni di euro per importare in Italia, dalla Cina, almeno 30 milioni di mascherine, da distribuire nel periodo dell’emergenza coronavirus. Quando però sono arrivate nel nostro paese, la Guardia di Finanza le ha sequestrate poiché erano prive della certificazione prevista a norma di legge.
A fine aprile i magistrati romani avevano acquisito, nella sede della Protezione Civile, numerosi documenti, in particolare i contratti di fornitura stipulati con la società. Su questa vicenda stanno indagando anche le procure di Savona e Siracusa, oltre alla Corte dei Conti.
DINO CARDARELLI