Macedonia: Skopje infiammata dalle proteste dei cittadini contro la decisione del Presidente Gjorge Ivanov di concedere l’amnistia a 56 politici incriminati.
Dopo la dissoluzione dell’ex-Jugoslavia, la Macedonia ha intrapreso un percorso di democratizzazione e sviluppo con l’appoggio europeo, avendo davanti la prospettiva di una futura annessione alle’UE.
Tale iter sembra essere stato interrotto, o comunque deviato, dall’arrivo al potere di Nikola Gruevski che ormai si ritrova alla guida del governo macedone da un decennio.
Gruevski, capo di un partito ultranazionalista (il Vmro), ha instaurato una sorta di dittatura velata tramite cui ottenere il potere politico con qualsiasi mezzo e, allo stesso modo, mantenerlo integro, prendere il controllo della stampa, della polizia e dell’apparato giudiziario, creare un nuovo quartier generale del partito.
Secondo le indagini e le intercettazioni, nel 2012, la corruzione del governo era tale da arrivare a truccare le elezioni.
Queste stesse indagini hanno portato, la scorsa estate, alla dimissione di Gruevski dal suo incarico di Primo ministro e alla creazione di un governo di coalizione provvisorio con l’obbiettivo di determinare nuove elezioni e avviare un processo investigativo volto a far chiarezza sulla questione delle intercettazioni.
In pochi mesi la maggior parte dei ministri del Vmro, tra cui lo stesso Gruevski, e molti funzionari si sono ritrovati ad essere incriminati con l’accusa di aver commesso gravi reati.
Considerato il reale pericolo di una perdita di potere del governo e della disintegrazione dell’autorità di Gruevski, il Presidente Ivanon è stato persuaso a lasciar cadere le accuse e a concedere la grazia ai 56 politici coinvolti.
Questa decisione è stata la fiamma che ha fatto esplodere le proteste contro il governo che ha colorato di mille sfumature la piazza della capitale.
Qualcuno l’ha definita la “rivoluzione colorata“: i manifestanti hanno lanciato palloncini carichi di vernice contro gli stessi edifici eretti dal governo di Gruevski, essi hanno avuto un costo non indifferente per un piccolo Paese come la Macedonia che non dispone di ingenti risorse finanziarie.
Le proteste hanno indotto il Presidente macedone a revocare il provvedimento dell’amnistia, ma la situazione è ancora incerta e carica di tensione.
Contro i manifestanti sembra si sia creata una contro-protesta attivata dallo stesso governo, che non ha esitato ad allungare bustarelle, e da coloro che temono la perdita del loro lavoro e dei loro privilegi ottenuti anch’essi in modo assai discutibile.