Con il termine child grooming si fa riferimento alla tecnica utilizzata dai potenziali predatori al fine di indurre i minori a partecipare alle attività sessuali.
Il termine grooming deriva da “to groom”, ossia prendersi cura di una persona, predisporla a livello fisico e psicologico al conseguimento di un determinato scopo. La Dott.ssa Anna Salter è stata la prima ad impiegare tale terminologia in ambito scientifico relativamente ai comportamenti di manipolazione psicologica adottati per mantenere i soggetti minorenni in una situazione di abuso e di sfruttamento. Il fenomeno del child grooming è purtroppo in crescita, ed è per questo importante conoscerlo.
Si tratta, dunque, di un processo volto a “imprigionare” un minore nella rete di un pedofilo.
Inevitabilmente, il dilagare della tecnologia ha reso possibile anche il diffondersi della criminalità online. Non a caso il reato dell’adescamento dei minori, disciplinato dall’art. 609 undecies del Codice penale, è diffuso specialmente nei Paesi informatizzati. Dietro uno schermo i pedofili si sentono protetti e credono di poter fare tutto, compreso adescare i minori.
Inoltre, il fenomeno del child grooming è facilitato anche dall’esistenza del lato oscuro di Internet, il c.d. Deep Web, dove terroristi, pedofili, trafficanti di droga, governi e quant’altro, si muovono liberamente. In altre parole, dove tutto diventa possibile.
Il child grooming può concretizzarsi sia nel contesto familiare sia in quello extra-familiare, a seconda che il minore conosca o meno l’adescatore.
Le vittime del grooming sono principalmente minori, in special modo si tratta di giovani con scarsa autostima e senza una solida famiglia dietro le spalle. Spesso sono soggetti fragili che in passato hanno subito maltrattamenti e che riconoscono in Internet l’unico luogo in cui trovare quell’affetto mai avuto nel mondo reale.
è evidente come dietro a tale agghiacciante fenomeno si celi molta solitudine e tanta indifferenza e distrazione da parte delle famiglie. I bambini/adolescenti sono troppo spesso lasciati soli, davanti a un cellulare o a un PC, in balia di quello che la rete offre.
Basta fare un profilo falso e il gioco è fatto. Il pedofilo online, in tal modo, riesce a conquistare la fiducia del minore che sta dall’altra parte dello schermo. Questi atteggiamenti possono sfociare in pedopornografia, sextortion e sexting.
Il fenomeno del child grooming è in costante crescita. L’attenzione, a tal riguardo, si è direzionata, negli ultimi tempi, sull’App Tik Tok, indirizzata al pubblico dei giovanissimi.
“Negli Stati Uniti, la Commissione Federale per il Commercio ha multatoTikTok per quasi 6 milioni di dollari a causa della violazione della privacy degli utenti minorenni […] TikTok in passato ha raccolto i dati, compresi quelli sensibili, dei suoi utenti minorenni“.
Tik Tok, a seguito del’ingente multa per violazione delle leggi statunitensi in materia di privacy, ha provveduto a mutare taluni aspetti inerenti alla raccolta e alla diffusione delle informazioni degli utenti minorenni.
“Abbiamo deciso di dirigerli e relazionarli solo verso ambiti appropriati alla loro età, apportando limitazioni sia sui contenuti che sulle loro interazioni”.
Nonostante ciò, il problema del child grooming è ben lontano dall’individuare una concreta soluzione. Anzi, durante il lockdown si è assistito ad una impennata dei casi di adescamento.
“Mai come in pandemia abbiamo mappato un numero così elevato di abusi e adescamenti sui social e nelle chat” ha rivelato Don Fortunato Di Noto, sacerdote e fondatore di Meter, l’Associazione nota per la sua lotta contro la pedofilia e la tutela dell’infanzia in Italia e nel mondo”.
Non è semplice individuare una soluzione. O meglio, non è agevole trovare una soluzione ‘tecnica’.
Bisognerebbe, come primo passo, educare le famiglie ad interessarsi alle problematiche dei loro figli. Spesso, infatti, dietro alcuni comportamenti dei giovani si celano enormi vuoti, e se non sono i genitori ad accorgersene, ecco allora che la fragilità dei più piccoli si trasforma in qualcosa di allettante per i pedofili.
Annarita Picardi