Mascherine chirurgiche o iSphere? L’idea di Plastique Fantastique
Gli italiani, come il resto del mondo, tutto potevano immaginare tranne che tra gli accessori primavera/estate 2020 ci sarebbero state le mascherine chirurgiche. Ne esistono di diverse tipologie e ne sono state realizzate in tutte le fogge: iSphere sarebbe la variante tedesca. Il nuovo dispositivo di protezione proposto da un gruppo artistico berlinese, come fa ben intendere il nome, consisterebbe in una sfera di plastica.
Al fine di evitare contagi, non si raccomanda altro che indossare le mascherine. Inizialmente si è parlato solo di mascherine chirurgiche, FFP2 o FFP3. Ma, a causa della corsa all’acquisto, sarti e artigiani iniziano a produrre mascherine in tessuto, lavabili, e, perchè no, anche trendy e colorate. Successivamente tocca alle industrie tessili e alle case di moda: inaspettatamente nasce il business delle mascherine griffate. Da questi presupposti parte la provocazione del movimento artistico collettivo Plastique Fantastique. Il movimento, con iSphere, ha immaginato un’intera popolazione travestita da astronauta.
iSphere: la nuova frontiera delle protezioni anti Coronavirus è un casco fai-da-te
iSphere dovrebbe essere l’evoluzione tecnologica delle mascherine chirurgiche. Il progetto è stato ideato da Marco Canevacci e Yena Young, fondatori del movimento collettivo artistico Plastique Fantastique, già noto in Italia per aver partecipato all’ultima Biennale di Venezia con il suo “cordone ombelicale galleggiante”. Dopo aver assistito alle più disparate forme di protezione anti Covid-19, anche Plastique Fantastique ha voluto dare il suo contributo con iSphere.
Il dispositivo, completamente open source, dovrebbe essere facilmente riproducibile a casa, con materiali reperibili nei negozi di belle arti, al costo totale di circa 20€. A fornire il know-how è direttamente la coppia di artisti: basterebbe acquistare due semisfere in PVC, unirle con colla o nastro adesivo e praticare un foro delle dimensioni adatte per poterci inserire la testa.
iSphere può davvero funzionare?
Le fattezze a dir poco fantascientifiche di iSphere attirano sicuramente l’attenzione. Ma, al di là della singolarità del progetto, potrebbero davvero essere più funzionali delle mascherine chirurgiche? I primi a testare questi fantasiosi dispositivi sono stati proprio Marco Canevacci e Yena Young, che hanno mostrato in un video come ci si muoverebbe in città con iSphere.
La sicurezza di questo casco è indubbia: all’interno di esso è impossibile venire a contatto con particelle infette. Tuttavia, qualche dubbio circa la funzionalità sorge ugualmente. Nel momento in cui Marco Canevacci appoggia la cornetta del telefono al casco, viene subito da pensare alla qualità della comunicazione telefonica: molto scarsa. Ciò obbligherebbe all’utilizzo degli auricolari. Inoltre, con l’arrivo delle alte temperature, la sfera di plastica si trasformerebbe in una serra, si riempirebbe di aria condensata e diventerebbe rovente se esposta al calore. Per bypassare il problema, gli sviluppatori avrebbero pensato di allegare ad iSphere un sistema di ventilazione e di schermatura dei raggi solari. Ma ciò renderebbe il dispositivo molto più pesante da indossare e molto più costoso in quanto sarebbe necessario l’intervento di un professionista.
Ci sarebbe un altro punto: quello dell’igiene. Non sarebbe semplice mantenere pulito un oggetto del genere, soprattutto in caso di starnuti o colpi di tosse, vista l’impossibilità di starnutire nel gomito o nel fazzoletto. Tuttavia, non bisognerebbe fermarsi alla (dubbia) funzionalità, di questo scudo facciale. Piuttosto, bisognerebbe riflettere sul suo significato culturale.
iSphere per una “nuova percezione della realtà”
Negli anni ’50 e ’60, si svilupparono molti movimenti artistici basati sull’utopia e sul surrealismo, ciò giustifica l’idea degli artisti di Plastique Fantastique. Essi affermano di essersi ispirati proprio a quei movimenti. Infatti, tra gli anni ’50 e ’60 si verificarono notevoli cambiamenti soprattutto dal punto di vista scientifico e tecnologico. Pertanto, dal punto di vista artistico, iniziarono a trovare ampio consenso nel pubblico le storie di fantascienza. Basti pensare al boom di questo genere cinematografico proprio in quegli anni. Ciò era determinato dal desiderio di credere in qualcosa di diverso che non facesse pensare alla guerra conclusasi pochi anni prima.
La stessa cosa sta accadendo ai giorni nostri. Nel caso attuale, Marco Canevacci e Yena Young si sono ispirati ai fumetti inglesi di Archigram, i quali rappresentano grandi città robotiche. È proprio il caso di dire che la storia si ripete. Come affermano gli stessi sviluppatori:
“Il coronavirus sta cambiando le nostre relazioni personali e influenzando la nostra percezione della realtà […] In questo periodo di blocco, ci chiediamo della mutazione della nostra vita sociale.”
A tal proposito, si può considerare iSphere non come un oggetto obbligatoriamente utile. Ma come un ponte tra quello che il mondo sta vivendo oggi e il desiderio di entrare presto in una nuova realtà.
Silvia Zingale