Ad Oristano e a Palmas Arborea, in Sardegna, le foto dell’artista sarda Egle Picozzi e di un suo collega che rappresentano l’amore omosessuale, sono state rimosse e bruciate.
Le fotografie che raffiguravano l’amore di due coppie omosessuali, una maschile e un’altra femminile, scattate in un salotto e in una camera da letto di un palazzo padronale dell’800 e sistemate sui lampioni, sugli alberi, sulle strade di Oristano, sono state fatte sparire da anonimi.
A pochi chilometri di distanza, a Palmas Arborea, le foto di un altro fotografo sardo, Gianluca Vassallo, raffiguranti “49 baci omosessuali in memoria delle 49 vittime della strage omofoba di Orlando”, sono state strappate e poi bruciate nella piazza principale del paese.
Le foto di Gianluca Vassallo erano già state esposte in città come Roma, Firenze e Milano; e la stessa Egle Picozzi aveva ricevuto un prestigioso premio a Parigi, per le sue foto raffiguranti la malattia della Sclerosi Multipla, di cui l’artista ne è affetta, invitando a riflettere su un altro tema caldo del nostro tempo, ossia quello della malattia.
E’ successo di nuovo, a distanza di poche settimane dalla strage di Orlando che ha visto la morte di decine di persone per mano di una mente omofoba, ci troviamo di fronte ad un’altra discriminazione, il bersaglio? Sempre lo stesso: l’omosessualità.
Ma come è possibile che ancora, o meglio non ancora ma perché, debba esistere una categoria in cui far rientrare delle persone, degli esseri umani, perché di esseri umani si tratta, punto.
Le categorie sociali sono sempre state per me una sorta di incasellamento in un sistema artefatto, non naturale e se parliamo di orientamento sessuale, trovo questo sistema non solo artefatto ma inconsistente per una serie di ragioni:
_ sulla faccia della terra esistono più di 3 miliardi di persone, ognuna con una storia di vita vissuta differente, varia come è giusto che sia;
_ogni persona ha degli stimoli, degli impulsi, dei sentimenti, delle ragion d’essere che sono indipendenti dalla nostra ragione ma che appartengono naturalmente alla condizione umana;
_ogni persona è un “animale sociale”, come ci insegna l’antropologia, ed è per questo naturalmente incline a cercare il contatto con l’altro, il suo simile;
_ogni persona quando decide di avvicinarsi ad un’altra lo fa per una serie di ragioni come l’affinità mentale, sessuale o sentimentale.
Stop. Da sempre, il diverso fa paura, o meglio ciò che questo sistema sociale vuol far apparire come diverso agli occhi delle persone, fa paura. La paura di non comprendere, di non capire, fa sentire impotenti, inferiori, fa crollare le certezze e fa barcollare il sistema di pensiero entro il quale ci si muove da tutta una vita.
L’omofobia è la diretta conseguenza della paura, della repressione, della perdita di certezze. Quello che però non viene considerato è che il bersaglio di questa paura è un altro simile, un altro animale sociale, un’altra persona, imperfetta anch’essa, perché tutti siamo imperfetti, passatemi il termine, omosessuali e non.
L’omosessualità come categoria non dovrebbe esistere per niente, in quanto si sta parlando di persone, che vengono attaccate, derise, uccise, per cosa? Per essere persone, punto. Perché noi quando mangiamo, beviamo, ridiamo, leggiamo, corriamo, viaggiamo, facciamo l’amore, litighiamo, soffriamo, siamo persone e lo facciamo tutti in un modo nostro, che non è diverso, ma umano.
Non ho mai capito come si possa annientare una persona per il fatto stesso di essere tale, una persona vivente. Il diritto alla vita su questa terra appartiene a me come all’altro che mi sta accanto.
L’uomo e la donna sono persone in primis, e vanno rispettate. Ogni azione volta ad annientare un proprio simile è un atto di annientamento di se stessi, senza possibilità di riscatto.
Le fotografie di un’amore, sono fotografie di un amore tra due persone, casto, semplice, affettuoso, pulito. Andare a divertirsi una sera in un locale, è andare in un locale dove le persone s’incontrano, socializzano, stringono legami duraturi o effimeri, non significa morire per mano di una pistola, o sentirsi umiliati perché delle foto raffigurano un amore che non può esistere, perché è vietato, perché è “sporco”. Ma chi è lo sporco? Cosa è lo sporco? Non siamo tutti un po’ sporchi in questo mondo?
Ecco che, quella paura, quel senso di fastidio represso esce fuori in tutta la sua forza e brutalità, perché ci mette nelle condizioni di fare i conti con lo sporco che è in tutti noi, con l’ imperfezione che ci caratterizza e con cui dobbiamo fare i conti, ogni giorno nella nostra vita. Così risulta facile, scagliarsi verso l’altro, scaricare la frustrazione personale su di un’altra persona, addirittura annientandola.
Il caso di Orlando e quello delle foto di Oristano e Palmas Arborea, sono solo due dei casi, uno eclatante a livello mediatico, l’altro con una risonanza mediatica più provinciale, dei tanti che accadono ogni giorno in questo mondo fatto di discriminazioni. Ogni giorno, una persona si sveglia e sa che deve difendersi dalla vita che c’è fuori, con tutte le sue forze, anche quando queste le vengono tolte, e soffre per ogni passo che compie e che gli viene ostacolato. Un’ostacolo troppo grande per essere superato, l’ostacolo di vivere semplicemente la propria vita, come la propria indole e il proprio cuore gli detta di fare, in maniera semplice, in maniera naturale, in maniera umana.