Sul sito dell’Università di Reading è uscita la notizia della pubblicazione di uno studio su Physical Review Letters che offre importanti nuovi elementi a chi si occupa di ingegneria climatica.
L’ingegneria climatica è quella scienza che studia l’applicazione di tecniche di intervento umano sul clima, quella di cui parlano spesso i complottisti. Questi ultimi essendo ignoranti la chiamano impropriamente geoingegneria che invece è tutta un’altra cosa (l’applicazione delle conoscenze relative alle scienze geologiche all’ingegneria) del resto se non fossero ignoranti non sarebbero complottisti.
Uno dei campi principali dell’ingegneria climatica è il tentativo di regolare il ciclo delle piogge. Intervenire dove c’è siccità ma anche dove l’abbondanza delle piogge provoca frequenti inondazioni.
Gli scienziati di Reading hanno scoperto che la radioattività influenza la piovosità, in realtà sarebbe più corretto dire che la carica elettrica la influenza ma ci arriviamo tra poco..
Come e quando: cioè come sono giunti a questa conclusione e quando sarebbe successo?
Purtroppo c’è stato un momento nello scorso secolo in cui di test nucleari nell’atmosfera se ne sono fatti parecchi, nella prima fase della guerra fredda quando la corsa agli armamenti nucleari procedeva sfrenata.
Lo studio guidato dal professor Giles Harrison ha esaminato i dati relativi alla stazione meteo di Lerwick nelle Isole Shetland e di Kew (vicino Londra) e li ha incrociati con i dati sulla radioattività nell’aria causata dai test nucleari. La radioattività rilasciata nell’atmosfera da un’esplosione nucleare non rimane locale ma si diffonde globalmente seguendo le correnti atmosferiche. In effetti è stato proprio grazie a questa radioattività che i climatologi hanno imparato tanto sui pattern atmosferici, certo che liberare radioattività nell’aria per studiare la circolazione atmosferica sarebbe stato impensabile, ma visto che l’hanno fatto i militari per i loro scopi ne venne un piccolo bene in termini di conoscenza. La ricerca di Harrison e del suo team si è basata a Lerwick perché lassù altre forme di inquinamento umano sono praticamente assenti. Il risultato è stato che nei giorni in cui c’era più radioattività nell’aria le nubi erano decisamente più spesse e c’era il 24% di pioggia in più.
Come funziona
Il meccanismo non è misterioso, la radioattività influenza la piovosità perché ionizza l’aria, cioè la carica elettricamente, sono molti anni che si pensava che l’elettricità nell’aria potesse influenzare la dimensione delle gocce d’acqua nelle nubi e come si aggregano, ma verificarlo nell’atmosfera è molto difficile. I dati sulla radioattività che sappiamo aumentare la carica elettrica nell’aria hanno dato un’occasione unica agli scienziati per studiare retrospettivamente questo.
Che potrebbe significare questo per l’ingegneria climatica? C’è una branca che sta proprio studiando la possibilità di influenzare le nubi solo tramite la carica elettrica, senza l’ausilio di sostanze chimiche.
Roberto Todini