Caldo e umido va bene quando sei in compagnia di una signora ma è molto meno piacevole nella giungla diceva l’indimenticabile Robin Williams in Good Morning Vietnam. Tutti sappiamo che il caldo secco è molto più sopportabile di quello che si accompagna con un’alta percentuale di umidità.
Studi recenti sul cambiamento climatico avevano previsto, per la fine del secolo, episodi sempre più frequenti di caldo umido estremo. Ne avevo scritto qui riportando uno studio di due anni e mezzo fa.
Ora arriva notizia dall’Earth institute dell’università della Columbia di una ricerca che afferma che sta già succedendo, episodi di caldo killer si sono verificati in Asia, Africa, Australia, Sud e Nord America (USA inclusi).
Ma che intendiamo con caldo killer?
La ricerca uscita su Science Advances parla di combinazione potenzialmente fatale di caldo ed umidità.
Quindi killer va preso in senso letterale, parliamo di ondate di caldo umido così intense da devastare le economie locali e addirittura nei casi più estremi di superare i livelli che mettono in pericolo la sopravvivenza umana.
Finora questi picchi hanno riguardato aree geograficamente molto limitate e hanno avuto durata di poche ore, ma si stanno intensificando e diventando più frequenti.
Colin Raymond dottorando alla Columbia e autore principale dello studio dice che stiamo assistendo all’inizio di ciò che era stata previsto per diversi decenni da ora e che più le emissioni aumenteranno (e con loro il riscaldamento globale) e più frequenti diventeranno gli episodi e crescerà la dimensione delle aree colpite.
Eventi estremi raddoppiati
Analizzando dati dal 1979 a un paio di anni fa si scopre che gli eventi di caldo e umidità estremi sono raddoppiati. Finora la maggior parte dei casi di caldo killer hanno riguardato India, Bangladesh e Pakistan; Australia nordoccidentale; località costiere del mar Rosso e località messicane del Golfo della California. Un totale di ben 14 tra gli eventi più intensi si sono abbattuti sulle città di Dhahran/Damman in Arabia Saudita; Doha in Qatar e Ras Al Khaimah negli Emirati Arabi Uniti. Aree già ad estremo rischio di eventi di caldo killer la cui popolazione totale supera i tre milioni di abitanti.
Negli USA pur non raggiungendo i livelli dei paesi arabi gli episodi di caldo umido estremo sono stati dozzine e hanno riguardato località in vari stati del sud est lungo la costa del Golfo del Messico. Non è strano che molti eventi si siano avuti lungo tratti di mare chiusi come i golfi, il caldo estremo su un tratto di mare confinato provoca un’abbondante evaporazione che fornisce l’umidità di cui sopra.
Perché nessuno si era accorto di questi eventi? Perché normalmente i climatologi guardano ai dati medi per i loro modelli, prendono in esame temperature medie su aree geografiche estese, Raymond e colleghi si sono invece gettati nel mare di dati, rilevazioni con cadenza oraria di ben 7877 stazioni meteorologiche, alla ricerca di picchi.
Ma di che temperature parliamo?
Esiste un modo per misurare la temperatura chiamato temperatura di bulbo umido, si prende avvolgendo con un panno bagnato il bulbo di un termometro a mercurio e facendoci correre dell’aria , si ottiene così una temperatura più bassa di quella misurata a secco e la misura può anche essere usata per inferire l’umidità dell’aria. Secondo gli scienziati anche persone in buona salute ed abituate al caldo nella maggior parte dei casi non possono svolgere normali attività all’aria aperta con una temperatura di bulbo umido pari o superiore a 32°. Molte persone crolleranno ben prima, in realtà dai 30° in su siamo già in zona pericolo.
Anni fa si pensava che eventi sopra i 30 fossero rarissimi, ora sappiamo che dal 1979 ce ne sono stati un migliaio con una forte crescita recente, 33 era considerato un valore praticamente solo teorico ma il 31 luglio 2015 nella città di Bandar Mahshahr in Iran si sono toccati i 35°. Sembra non ci siano state vittime perché l’aria condizionata negli edifici e/o nelle auto è molto diffusa, la gente viste le condizioni eccezionali semplicemente evitò di uscire durante il picco e si rifugiò in casa o in auto col condizionatore acceso, ma se questi eventi diventeranno più lunghi e frequenti le persone che faranno? Saranno costrette a stare in casa? Mi pare che in questi giorni stiamo avendo un’idea di cosa succede all’economia quando la gente è costretta a stare in casa per ragioni di salute..
Roberto Todini