Il 5 Maggio 1821 a Sant’Elena morì uno dei generali e strateghi più brillanti di sempre: Napoleone Bonaparte.
Leggiamo quest’ode di Alessandro Manzoni, scritta di getto nel luglio dello stesso anno, in diverse fasi della nostra vita. Il poeta e scrittore milanese incontrò per la prima volta il generale francese da ragazzo al teatro alla Scala. Rimase colpito e affascinato dallo sguardo magnetico, risoluto e penetrante di Napoleone, artefice di trapasso da un’epoca storica a un’altra in ambito militare. Appena scoprì la dipartita dell’Imperatore sulla Gazzetta di Milano, il poeta lombardo scrisse un piccolo componimento sul lato umano di Bonaparte. Dopo aver ultimato l’opera, la consegnò alla censura austriaca, che tuttavia non ne consentì la pubblicazione. Nonostante gli impedimenti, l’ode di Alessandro Manzoni in breve tempo si diffuse in tutta Europa, grazie alla versione latina di Pietro Soletti.
Il 5 Maggio e la censura austriaca
La Milano manzoniana di inizio Ottocento era sotto il dominio austriaco e il controllo delle pubblicazioni, severo e meticoloso, impediva la diffusione di opere non consentite. Il governo austriaco definì il testo del Manzoni troppo adulatorio, splendido e generoso nei confronti del generale Bonaparte, giurato e temuto nemico militare degli austriaci. Il Manzoni preparò due esemplari del 5 Maggio; infatti il censore Ferdinando Bellisomi trattenne uno dei due esemplari, mentre l’altro veicolò rapidamente. La censura rifiutò a Manzoni il permesso della stampa; ma fin dal domani l’ode condannata circolava per Milano, era nelle mani di tutti per opera della polizia medesima, senza che l’autore corresse rischio di un processo criminale. Numerosi letterati e scrittori del tempo apprezzarono l’ode, tra cui lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe che la pubblicò su una rivista tedesca due anni dopo la stusura.
Il 5 Maggio e la versione latina
Nel 1823 il letterato Pietro Soletti di Oderzo, scrisse una versione del 5 Maggio in esametri latini. Da un breve epistolario intercorso tra i due letterati, Manzoni ringrazia l’Oderzo di aver tradotto l’ode in lingua latina. Nel giro di un biennio, l’ode su Napoleone si diffuse in tutta Europa: a Lugano venne pubblicata in latino, in Piemonte in lingua originale e in Germania, tradotta da Goethe. La censura di un testo in ogni epoca è sempre stata oggetto di processi e severe pene; numerosi autori subirono morti violente sotto la pressa dei governi centrali, autarchici e totalitari, o videro la propria opera bruciare sotto i loro occhi. Il 5 Maggio veicolò per Milano e poi in tutta Europa abbattendo le regole imposte dalla censura asburgica: si voleva davvero bloccare secondo voi?
Luca Patrucco