La Cina lancia le corsie preferenziali per allentare le restrizioni imposte a fine marzo 2020 sugli ingressi di stranieri nel Paese. Tali restrizioni sono valide anche per coloro in possesso di visto regolare e permesso di soggiorno.
Questa misura preventiva è stata ritenuta necessaria dalle autorità di Pechino per il timore di un ritorno di contagi visto il propagarsi della pandemia di coronavirus in tutto il resto del mondo. Però, con il passare del tempo e la necessità di far ripartire l’economia globale, la Cina ha ricevuto pressioni su più fronti per la rimozione di tali restrizioni. La Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina ha indirizzato una lettera a Ministro degli Esteri Wang Yi, chiedendo un ripensamento sulle restrizioni degli ingressi agli stranieri per permettere il rientro a casa di tutti coloro che lavorano e vivono in Cina.
La giustificazione della richiesta di rimozione delle restrizioni sui viaggi non è solamente di natura economica. Un allentamento delle restrizioni rappresenterebbe anche uno strumento per lanciare un forte messaggio di condanna contro gli eventi di xenofobia che si sono verificati nel paese. La stampa internazionale ha acceso i riflettori sul caso di Guangzhou, dove la comunità africana ha dichiarato di aver subito discriminazioni da parte delle autorità locali, vedendosi costretti a sottoporsi a test medici e venendo rifiutati da alberghi.
Corsie preferenziali di accesso: il caso della Corea del Sud
La Cina lancia le corsie preferenziali di accesso iniziando da alcuni paesi asiatici. Le trattative hanno raggiunto ottimi risultati nel caso della Corea del Sud.
China and South Korea are launching a “fast-track” immigration channel to facilitate two-way business travel, the first such bilateral arrangement since Beijing started reaching out to other countries on the possibility of easing #Covid19 border controls. https://t.co/sRt4vyL69z
— Chun Han Wong 王春翰 (@ByChunHan) April 29, 2020
Secondo questo sistema, i lavoratori coreani dovranno ricevere una lettera di invito da un’azienda in Cina. Successivamente dovranno sottoporsi a controlli sanitari per 14 giorni ed effettuare il test per il coronavirus entro 72 dalla partenza per la Cina. Una volta a destinazione, dovranno rimanere in quarantena per 2 giorni e sottoporsi nuovamente a un test medico. Alla fine di questo processo, i lavoratori potranno iniziare il proprio viaggio entro 10 regioni cinesi, inclusa Shanghai. I lavoratori cinesi che hanno intenzione di viaggiare in Corea del Sud si dovranno sottoporre a un processo simile.
Si tratta quindi di un accordo bilaterale teso a far ripartire le economie nazionali. Il sistema, però, non si estende a tutte le categorie di lavoratori. Infatti, solamente alcune particolari categorie che possono portare benefici all’economia cinese potranno aproffittare di questa via preferenziale. In particolare, i lavoratori impiegati nei settori degli affari, della logistica, della produzione industriale e dei servizi tecnici.
E il resto del mondo?
La Cina, nel frattempo, ha contattato altri paesi per iniziare simili rapporti a seguito della diminuzione di casi di persone colpite dal coronavirus in alcune parti del mondo. I governi di Singapore e dell’Austria sono stati interessati da simili dialoghi da parte delle autorità di Pechino.
La Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina ha annunciato che presto Pechino lancerà queste vie preferenziali di accesso anche per viaggiatori stranieri con urgenze particolari. A tal proposito, però, non ci sono ancora stati contatti tra i rappresentanti dei vari paesi. È difficile, per ora, pensare a uno scenario di riapertura totale dei confini nazionali; soprattutto è improbabile pensare che la Cina permetta l’ingresso di cittadini stranieri provenienti dai quei paesi in cui il rischio di contagio è ancora elevato.
Noemi Rebecca Capelli