La schizofrenia o sindrome da integrazione-disregolazione colpisce circa l’1% della popolazione generale
La schizofrenia è una neuropatologia cronica e invalidante caratterizzata da psicosi, allucinazioni uditive e deliri, emotività ridotta, difficoltà di parola e linguaggio, riduzione dello sviluppo motorio, di attenzione, di memoria, di socializzazione e delle prestazioni cognitive. I sintomi in genere si manifestano gradualmente, iniziano in giovane età adulta e in molti casi non si risolvono mai. Le cause sono sconosciute, ma è chiara la presenza di una forte componente genetica e ambientale. Sono stati identificati più geni che predispongono alla schizofrenia, tra cui CHRNA7, DAOA, COMT, DTNBP1, NRG1, DISC1, GRM3 e PRODH.
La diagnosi di basa sulla valutazione globale dei sintomi acquisendo informazioni dal paziente stesso o da familiari, amici, insegnanti e colleghi. Il trattamento include l’uso di farmaci antipsicotici, spesso in combinazione con interventi psicoterapeutici.
Per la prima volta in decenni, la ricerca scientifica potrebbe aver trovato un nuovo modo per curare la psicosi e gli altri sintomi della schizofrenia.
I risultati di uno studio clinico, condotto dal gruppo di ricerca di Anthony Loebel e Kenneth Koblan supportato da Sunovion Pharmaceutical Inc. e pubblicato in The New England Journal of Medicine, suggeriscono che il trattamento con un farmaco antipsicotico sperimentale, chiamato SEP-363856, potrebbe risolvere una gamma più ampia di sintomi associati a schizofrenia con meno effetti collaterali rispetto ai farmaci attualmente disponibili.
SEP-363856 è un agonista dei recettori traccia amminici 1 (TAAR1) e del recettore della serotonina 5-HR1A. Questo meccanismo d’azione è unico tra gli antipsicotici disponibili.
Gli attuali farmaci antipsicotici bloccano la via della dopamina
Le basi biologiche della schizofrenia rimangono un enigma, ma i ricercatori hanno collegato la psicosi e le allucinazioni dei pazienti a un eccesso di dopamina. Per inibire la via di signaling della dopamina, gli antipsicotici esistenti agiscono legandosi ai recettori della dopaminergici D2 sui neuroni.
Questi farmaci aiutano a controllare i cosiddetti “sintomi positivi” della schizofrenia, quali allucinazioni, deliri e pensiero disorganizzato. Non fanno molto per minimizzare i “sintomi negativi”, tra cui la mancanza di motivazione, di sensibilità emotiva, di entusiasmo e l’isolamento sociale.
I farmaci antipsicotici attuali a volte peggiorano i sintomi negativi. Inoltre, interferire con la via di segnalazione della dopamina può portare a effetti collaterali come tremori e altri movimenti involontari. Una seconda generazione di farmaci D2-targeting ha ridotto alcune di queste problematiche, causandone altre come aumento di peso e problemi metabolici.
Lo studio su SEP-363856
Il team di Loebel e Koblan ha testato gli effetti di SEP-363856 su 245 adulti affetti da forma acuta di schizofrenia. I pazienti, di età compresa tra i 18 e i 40 anni, sono stati divisi casualmente in due gruppi: uno destinato al trattamento con il farmaco sperimentale e l’altro al placebo.
I medici hanno valutato i sintomi dei pazienti sia all’inizio che alla fine del trattamento ricorrendo alla Positive and Negative Syndrome Scale (PANSS). È una scala utilizzata per misurare la gravità dei sintomi associati a schizofrenia. Si basa su punteggi che vanno da 30 a 210. Il punteggio più alto indica sintomi più gravi.
All’inizio dello studio i partecipanti hanno ottenuto un punteggio medio di circa 100. Dopo quattro settimane, è sceso di 17,2 punti nel gruppo che ha assunto il farmaco, e di 9,7 nel gruppo che ha assunto il placebo. In entrambi i gruppi gli effetti collaterali manifestati dai pazienti erano bassi. Sebbene gli effetti a lungo termine del SEP-363856 sul metabolismo non siano ancora chiari, non è stato evidenziato un aumento di peso in nessun paziente.
Da questi risultati emerge che questo farmaco sperimentale riduce effettivamente i sintomi psicotici gravi nei pazienti con schizofrenia. È, quindi, un potenziale candidato per il trattamento di questa patologia.
Comunque, ricercatori ribadiscono che sono necessari altri studi più lunghi e completi per valutare ulteriori benefici ed effetti collaterali di SEP-363856 e la sua efficacia rispetto ai trattamenti farmacologici esistenti.
A settembre 2019, Sunovion Pharmaceutical Inc. ha progettato un studio più ampio di fase III che include più di 1000 persone, con lo scopo di dimostrare l’efficacia del farmaco e ottenere l’approvazione normativa. Kenneth Koblan però ha dichiarato di non poter stimare quando saranno disponibili i risultati, citando l’emergenza COVID-19.
Lisa Frisco