Ad oggi moltissimi i volontari per vaccino Covid-19 per fermare al più presto l’Epidemia. Nel mondo i primi candidati, nel Lazio sperimentazioni su 40 persone.
Nel corso di questi 50 giorni, l’epidemia ha messo tutti alla prova, una certezza che non si può controbattere. Per la paura del contagio, per la semplice angoscia di una realtà che ci si poteva solo immaginare e perfino chi combatte le limitazioni imposte per la salute di tutti. È così che il covid-19 ha creato diverse personalità: l’ipocondriaco, con più chiamate al giorno al medico di base; l’ansioso, che non uscirà per i prossimi anni o il ribelle, che non si fa costringere da nessuno a rimanere in casa, neanche dalle autorità. Ma la figura più peculiare (e sicuramente la più positiva) di questa situazione è l’altruista, colui che, conoscendo la situazione, decide di aiutare chi ha mezzi limitati. Da questo pensiero nasce la figura del volontario, individuo onnipresente nelle situazioni d’emergenza e una chiave ben oliata del nostro mondo a cui probabilmente si deve molto.
Di volontari ne possiamo nominare moltissimi: dai più noti (volontari nelle forze dell’ordine, protezione civile, medici in pensione, oss, ricercatori) ai volontari giornalieri e più comuni, come chi aiuta i propri vicini anziani, o chi si vuole offrire per la causa, con grande coraggio. In questo caso stiamo parlando dei volontari per vaccino Covid-19, persone di grande sostegno per la risoluzione dell’epidemia. Questo perché, sperimentazioni molto più precise e varie, potrebbero aiutare a definire un contrasto per il coronavirus, per evitare che il problema persista e che volga presto al termine. Il volontariato per i vaccini, inoltre, è grandemente diffuso anche in America, (dove le sperimentazioni scientifiche sono anche retribuite), ma con la situazione attuale, offrirsi per la causa, non ha più prezzo ed ha un’unica ricompensa d’animo.
Volontari per sperimentazione: i primi ricercatori
Numeri esorbitanti di volontari per la sperimentazione, compongono già le prime cifre. E mentre si cercano i giusti soggetti, c’è chi, a scopo scientifico, non ha bisogno di pensarci due volte per provarlo su sé stesso. Nel Regno Unito, ad Oxford, presso il Jenner Insitute, dipartimento di virologia della prestigiosa università, si sta lavorando per lo sviluppo del vaccino. Proprio quello che, se dovesse funzionare porterebbe a combattere il virus e a evitarlo. Ed è proprio nell’Istituto che, l’oncologo Edward O’Neill si è sottoposto alla prima fase clinica di sperimentazione umana del vaccino. Dopodiché è stata la volta della prima italiana Elisa Granato, scienziata in zoologia e microbiologia, ad aver testato il prototipo.
A tre giorni dal test, fa sapere di stare bene su Twitter. “Sto benissimo”, poi aggiunge un “fin qui” di prudenza. La sua spiegazione è stata chiara e concisa: il vaccino non contiene proprio il Covid-19, c’è solo una piccola parte del genoma, inserito in un virus differente e non nocivo. In questo modo si evita che possa propagarsi, “ma può potenzialmente (e c’è da augurarselo) attivare il sistema immunitario e proteggerci così dal Covid-19”, ha spiegato. Inoltre ha aggiunto: “Non verrò infettata di proposito col Covid-19. Lo studio punta alla produzione di anticorpi, al di là degli eventuali effetti collaterali (come leggeri stati influenzali). E alla copertura immunitaria nel mondo reale nei prossimi mesi”.
Volontari italiani: arrivano le prime candidature spontanee
Nel frattempo, anche il nostro Paese non le manda a dire. È proprio dal Lazio e dall’Istituto Spallanzani di Roma l’annuncio di come entro fine mese saranno scelti un numero di volontari per testare la forza del vaccino.
Come spiegato dall’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’amato: “Entro maggio saranno selezionati i primi volontari per la sperimentazione del nuovo vaccino per il COVID-19. E Roma e l’Istituto Spallanzani sono in prima linea in questo progetto di ricerca. È una sfida molto ambiziosa, ma siamo pronti. Siamo l’unica Regione ad aver investito sulla sperimentazione per il vaccino”.
In quanti si sono proposti? Si sono registrate moltissime candidature in poco tempo per la sperimentazione di fine maggio con 40 test già effettuati, A livello regionale è sicuramente un dato non indifferente, ma a livello nazionale gli italiani si muovono per altre vie. Alcune aziende farmaceutiche ricevono giornalmente proposte di autocandidatura per i vaccini e a solo scopo umanitario. Anche in questo caso le proposte non sono calate, anzi: lo conferma anche Matteo Liguori, managing director di IrbmSpA, di Pomezia che, con la sua divisione vaccini Advent Srl, collabora proprio con il su citato Jenner Institute.
Giovani e anziani a proporsi per il vaccino
Come Matteo Liguori ha spiegato ad Adkronos, le missive sono di singoli che offrono la loro disponibilità a partecipare alla sperimentazione clinica per il vaccino contro Covid-19. Le lettere, come spiega, sono altamente altruiste, con il solo scopo di aiutare il prossimo.
“Come quella di un 75enne che si è messo a disposizione perché, secondo lui, ormai ha fatto la sua vita. O quella di un giovane 20enne che ha sottolineato di essere in piene forze per affrontare una sperimentazione. Lettere davvero molto umane: nessuno vuole accaparrarsi il possibile vaccino, ma semplicemente vuole fare un gesto per tutta la comunità.
D’altro canto la popolazione italiana sta davvero facendo di tutto per sconfiggere questa epidemia. Dal rimanere a casa, al raccogliere fondi”, fino al proporsi come cavie umane per testare su di loro un possibile vaccino.
Insomma, per un progetto che in realtà richiede 4 anni, c’è una corsa contro il tempo. Si stanno annullando tutte le procedure a lungo termine per trovare un vaccino entro 4 mesi. E sarà anche grazie a volontari dal cuore d’oro e dal grande coraggio che, probabilmente, ci si potrà preparare ad una vaccinazione di massa per settembre 2020. Per una conclusione efficace in chiave umanitaria.
Anna Porcari