L’arte non si mangia e non è un bene primario. Perciò è giusto sparare a zero su Tiziano Ferro e la ripresa dei concerti che tanto desidera.
Questo almeno secondo una buona parte del web, che ha reagito male alla richiesta che il cantante ha fatto domenica sera, collegato a Che Tempo Che Fa dalla sua casa di Los Angeles. Fazio ha chiesto al cantante che cosa ne sarà del suo tour previsto per l’estate. Da qui sono nate le tanto criticate dichiarazioni che riguardano Tiziano Ferro e la ripresa dei concerti.
Ti ringrazio per questa domanda, perché è una cosa che dovremmo affrontare. Attualmente i miei concerti sono ancora in piedi, perché oltre il 3 maggio non ci sono state restrizioni. Io parlo per me, per la mia categoria, perché è l’unica che conosco e per tutti coloro che in migliaia hanno già comprato i biglietti. Noi abbiamo bisogno di sapere se si possono fare concerti, abbiamo bisogno di risposte, ad oggi tecnicamente non sappiamo nulla, e lo dico per i fan che chiedono a me, ma non solo a me, a Vasco, a Cremonini, cosa sarà dei loro biglietti. Lo dobbiamo anche a chi lavora ai concerti per il palco, i tecnici, tutti quanti. Quindi io chiedo al governo delle risposte, ne abbiamo bisogno anche noi.
Così ha risposto Tiziano alla domanda del conduttore, nominando, quindi, due categorie fondamentali: i fan che hanno già acquistato i biglietti e, soprattutto, i lavoratori dello spettacolo. Già, perché se l’arte non si mangia, per qualcuno è il mezzo per mangiare.
Molti pensano che il mondo dello spettacolo sia un turbinio di soldi, feste, ricchi premi e cotillon. In realtà ciò che si vede sul palco, in televisione o al cinema, non è che la punta di un iceberg.
Dietro le quinte ci sono tecnici, fonici, truccatori, parrucchieri, costumisti, autori, manager e tanti, tantissimi altri lavoratori. Lavoratori che, nella maggior parte dei casi, operano a ritmi sfiancanti e lontano da casa. Lavoratori che spesso hanno una famiglia da mantenere, proprio come gli operai delle fabbriche o i gestori delle attività commerciali. Per quale motivo sarebbe vergognoso chiedere risposte chiare sul se e quando queste persone potranno tornare al lavoro?
In queste settimane il mondo della musica ha fatto vedere di cosa è capace, abbiamo raccolto quasi 8 milioni con Musica Che Unisce. Anche noi adesso ci meritiamo un minimo di attenzione e di riconoscimento, come tutti gli ambienti lavorativi. Abbiamo sempre fatto tanto e lo faremo ancora per le situazioni di crisi, non solo a livello di intrattenimento ma anche economico. Abbiamo donato personalmente e abbiamo raccolto, si viene da noi musicisti per una richiesta d’aiuto e noi lo facciamo sempre volentieri, ma in questo momento abbiamo bisogno di una risposta. Non per me, ma per chi ancora sta acquistando dei biglietti. Abbiamo diritto di sapere se si possono o no fare i concerti, noi siamo bloccati. Questo per tutelare il pubblico e i lavoratori più fragili.
Così ha poi continuato Tiziano Ferro. Pur se le rivendicazioni, spesso, non hanno il sapore dell’eleganza, un fondo di verità c’è. Da un lato ci sono le (spesso molto generose) donazioni degli artisti di tutto il mondo per affrontare l’emergenza Coronavirus. Dall’altro lato c’è la miriade di serie tv, film, concerti privati, dirette e spettacoli di ogni genere che stanno riempiendo, seppur virtualmente, le vuote giornate di quarantena. Se vi sembra poco provate a immaginare come sarebbe senza.
Mariarosaria Clemente